La lettera – Lega? Forse dovevano convocare un congresso straordinario. La vera questione non è credere ma essere credibili. E inclusivi

2 Ottobre 2022
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Alla c.a. Direttore La Nuova Padania Stefania Piazzo

La vera questione non è credere ma essere credibili. Come ho evidenziato nei miei precedenti commenti, non sono in alcun modo interessato alle vicende politiche ed umane della “Lega per Salvini Premier”, ma ai “danni collaterali” prodotti nella cultura politica del Nord dalle svolte nazionaliste e tricolori di questo partito.

In questo caso, la netta la vittoria al Nord di un partito centralista e romanocentrico e la totale assenza di partiti o di movimenti che rappresentino la macroregione padana.  Leggiamo in queste ore che il “ripescato” Umberto Bossi sarebbe in procinto di promuovere un “Comitato del Nord”, una corrente all’interno dello stesso partito di Salvini.

Si legge ancora che questa iniziativa dovrebbe dare forza, sempre all’interno della Lega salviniana, a chi ritiene irrinunciabile l’obiettivo dell’autonomia. Ecco, io ritengo che un partito che ha nel suo stesso nome l’obiettivo politico, mai raggiunto, di un “Salvini Premier”, e passa, in tre anni, dal 34,3 per cento delle elezioni europee del 2019 all’8,77 delle politiche del 2022, forse, per chiarezza nei confronti dei suoi elettori, dovrebbe convocare, il giorno dopo le elezioni, un congresso straordinario per decidere la propria linea politica e, conseguentemente, un segretario in aderenza a questa linea.  Stiamo parlando di una sonora sconfitta elettorale mascherata dalla vittoria governativa.

Altrimenti, talune iniziative, come il citato comitato di Bossi, possono apparire “distoniche” e poco più che un tampone per impedire ulteriori emorragie interne. Ormai, parlare ancora di “autonomia” dopo cinque anni dai referendum del 2017, non sembra soltanto anacronistico ma direi anche inutile. Non sopporto neppure la retorica del “fatturato”, del “PIL” e delle “eccellenze del territorio”. Tematiche che non hanno impedito la clamorosa sconfitta della Lega di Salvini e la perdita di rappresentanza politica del Nord. Non sono mai state intraprese iniziative dai presidenti leghisti delle Regioni del Nord che contribuissero a formare una vera coscienza politica autonomistica.

Due esempi: convocare una assemblea di coordinamento dei presidenti delle Regioni del Nord (in definitiva, la “lega del Po” di Guido Fanti) e approvare una legge regionale per lo studio della lingua e la storia locali. Se non hai coscienza della tua identità storica e culturale non puoi chiedere nessuna “autonomia”. Rimane soltanto una debole e vaga aspirazione. In questa fase magmatica, da “reduce e nostalgico” della Padania, sono invece interessato a tutti le iniziative che si aprono finalmente all’esterno e sono rivolte a tutti i movimenti, associazioni e anche a quelli come me, i “battitori liberi”. Ma non bisogna fare l’errore del tipo “nel club esclusivo della Padania entrano solo i duri e puri certificati”.

Altrimenti rimaniamo i soliti quattro gatti. Per cambiare, occorre una massa d’urto che, per sua natura, è necessariamente eterogenea, e non la solita cerchia elitaria. Creare nuove formazioni politiche non è semplice. Intanto cominciamo dalle idee. Semplici e praticabili. Personalmente, ritengo fondamentale la questione dell’insegnamento nelle scuole della lingua e della storia “locale”. Padania Libera Sempre.

Cordiali saluti

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