Caro direttore, ho 19 anni. Che disgusto il dibattito in Parlamento

26 Gennaio 2021
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Caro direttore, ho 19 anni e sono una studentessa universitaria iscritta alla facoltà di scienze dell’educazione.

Non sono mai stata interessata alla politica ma ho ritenuto doveroso seguire la diretta del dibattito parlamentare in cui si decidevano le sorti del governo, in questo momento particolarmente delicato, sia per la pandemia, sia per motivi economici.

Desidero trasmetterle il sentimento di disgusto che ho provato nel seguire la seduta; in particolare sono stata colpita dai comportamenti maleducati che hanno assunto numerosi parlamentari costantemente impegnati ad utilizzare il cellulare e il computer o a fare capannello gesticolando animatamente: non davano ascolto e soprattutto non portavano rispetto a chi stava intervenendo dimostrando un disprezzo assoluto per l’opinione degli altri.

La prima regola che ci insegnano a scuola, è quella di non utilizzare apparecchi elettronici durante le lezioni, se non per scopo didattico o se consentito dal docente, perché bisogna prestare attenzione a quello che il professore ci sta spiegando o a quello che dicono i nostri compagni quando vengono interrogati.

Ora mi stupisco di come, coloro che dovrebbero darci il buon esempio e che decidono del futuro di noi giovani, possano comportarsi in modo così riprovevole e diseducativo.

Ho parlato di questo con alcuni amici: anche loro condividono il mio sentimento, anzi qualcuno mi ha assicurato (!) di aver visto la stessa ministra dell’istruzione comportarsi in modo analogo.

Chiedo a lei direttore, da studentessa e futura insegnante, non si può fare niente per porre fine a questa sconfortante rappresentazione?

Paola Caterina Rossi

Cara Paola, io posso solo consigliarle di lasciare questo Paese. Se avessi la sua età, farei la valigia e cercherei di emigrare dove la meritocrazia esiste ancora, dove i politici si dimettono senza se e senza ma. E dove lo studio, il sapere, sono premiati, non puniti, umiliati, frustrati da una classe politica, giovane e meno giovane, che ha preso il sopravvento sul valore della competenza. E dove siamo bastonati da una impresa che è ferma ai criteri del padronato.

Lasci perdere, non se la prenda con quel che vede. Siamo una minoranza silenziata. In alternativa può tentare di resistere. Forse la sua generazione, che non sa cosa siano le ideologie e i muri, le convergenze parallele e i compromessi storici, con una storia più genuina, meno infettata dal virus dell’antipolitica, dell’antisistema, del populismo che genera risposte facili e delle croste del post comunismo, può avere la freschezza per imporre la competenza come criterio per agire, decidere, scegliere, fare politica. Un tempo si diceva che la politica è una forma di carità. Io ne sono convinta. Non è un mestiere, è un processo di evoluzione e crescita, studiando. Dovrebbero tremare i polsi a chi viene affidato il compito di governare anche il più piccolo Comune. Invece tutto è brama di potere e di accaparramento del profitto personale. Burinamente anche parlando.

Se vuole restare in questo Paese, per lei inizia una guerra, lunga e faticosa. Dove si diventa partigiani per la democrazia. Quella che ci fanno vedere, come lei ha ben descritto, è il raduno dei peggiori, votato drammaticamente dal peggior processo di formazione del consenso dal basso. Auguri!

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