Ultimatum di Putin, dal primo aprile gas pagato in rubli o si chiudono i rubinetti. L’Ue: contratti prevedono anche euro

31 Marzo 2022
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Sul tema delle forniture del gas russo “l’Italia applichera’ le linee concordate a livello europeo”. Lo rimarcano fonti di Palazzo Chigi, precisando che “non c’e’ ancora una interpretazione finale del provvedimento annunciato da Putin” sul pagamento in rubli. “La Commissione europea – viene fatto osservare – sta studiando le misure e i vari aspetti interpretativi. Al momento i pagamenti si possono effettuare in euro e in rubli“. Stasera alle 21, ricordano le stesse fonti, il presidente Draghi sentira’ il Cancelliere tedesco Olaf Scholz.

La finanza moscovita ha ripreso fiato. La Borsa di Mosca guadagna oltre il 6% e il rublo scambia a 82 sul dollaro lontano dal picco di 130 di fine febbraio e sempre più vicino a quota 72, dove si trovava lo scorso novembre. A determinare questa inversione di tendenza la nuova retromarcia annunciata dal Cremlino. Infatti, il presidente Putin ha firmato il decreto che impone ai Paesi ostili (a cominciare da Italia e Germania) di pagare dal primo aprile le forniture di gas in RUBLI invece di dollari o euro. Vuol dire che non sarà più la banca centrale di Mosca a sostenere il cambio. Ci penseranno i clienti che acquistano gas e petrolio che saranno costretti ad aprire un conto corrente in una banca russa depositando moneta pregiata per ricevere la fragile valuta russa. “Offriamo alle controparti dei Paesi ostili – ha dichiarato Putin – uno schema chiaro e trasparente: per acquistare gas naturale russo, devono aprire conti in RUBLI nelle banche russe a partire da domani”. Altrimenti la conseguenza sarà molto chiara. “Diversamente – ha proseguito Putin – i contratti esistenti per la fornitura di gas saranno interrotti se gli acquirenti provenienti da Paesi ostili non adempiranno ai nuovi termini di pagamento”.

Si tratta di un ricatto che rischia di aprire giganteschi contenziosi legali in quanto i contratti in corso sono regolati con le monete occidentali. E infatti non sono mancate le reazioni dalle grandi capitali. La prima reazione a Berlino dove il cancelliere Olaf Scholz ha confermato che “i pagamenti continueranno ad avvenire come sempre, non cambierà nulla”. Berlino, ha fatto sapere il capo dell’esercutivo tedesco, continuerà a pagare il gas russo in dollari ed euro. La Germania si trova in una condizione di dipendenza dalle forniture russe addirittura maggiore dell’Italia. Registra consumi più alti sia per le maggiori dimensioni della sua economia sia perché non possiede rigassificatori e quindi riceve gli approvvigionamenti solo via terra. Poco dopo, in una conferenza stampa congiunta, hanno preso la parola il ministro dell’economia tedesco, Robert Habeck, e quello francese Bruno Le Maire. “È importante per noi dare il segnale – ha dichiarato Habeck – non ci lasceremo ricattare da Putin”. I due ministri hanno concordato azioni giornaliere di monitoraggio e coordinazione per superare l’attuale crisi e dare adeguate risposte alle contromosse di Mosca. 

“Quanto alla richiesta di pagare il gas in RUBLI – ha proseguito il ministro tedesco – tutte le voci che ho sentito sono concordi: gli attuali contratti devono essere rispettati”. Se davvero le esportazioni di gas dovessero essere pagate in moneta locale il senso delle sanzioni si spegnerebbe. Senza contare che il costo delle forniture crescerebbe in misura notevole. A favorire il rialzo del rublo contribuisce anche la politica della banca centrale russa che sta mettendo le sue enormi riserve d’oro (equivalenti a 140 miliardi di dollari) a garanzia della moneta. Una maniera indiretta per ripristinare gli accordi di Bretton Wood del 1945 che consentivano la convertibilità del dollaro. Dopo la crisi del 1971 l’ancoraggio fu rotto visto che gli Usa avevano buttato sul mercato 12 mila tonnellate d’oro per finanziare la guerra del Vietnam. Nel frattempo, la Russia starebbe cercando di vendere carichi di petrolio via nave all’India, scrive Bloomberg, a 50 dollari Questa mattina il Brent perde oltre il 5% a 101,5 dollari il barile dopo che è emersa la notizia di un piano dell’amministrazione Biden per immettere sul mercato le riserve strategiche per un milione di barili al giorno, la maggiore operazione degli ultimi 50 anni che ha come obiettivo quello di calmierare il greggio cercando di portarlo sotto la soglia dei 100 dollari al barile.

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