“Donbass ora non ci basta più. Kiev doveva accettare la resa”

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 “Se l’Ucraina non sarà denazificata e demilitarizzata fino in fondo, questa Operazione militare speciale verrà ricordata come un fallimento. Bisogna solo andare avanti”. Ne è convinto Dmitry Rodionov, direttore del Centro di ricerche geopolitiche dell’Istituto dello Sviluppo innovativo, che fornisce studi e analisi al ministero della Difesa di Mosca.

“Ormai non è più in gioco l’esistenza delle due repubbliche separatiste filorusse, come le chiamate voi occidentali, ma l’esistenza stessa della Russia, come appare chiaro dall’escalation verbale di questi giorni. Questa è una operazione difensiva. Io sono tra quelli che per otto anni hanno implorato Putin di intervenire mandando le truppe in Ucraina. Ma lui riponeva ancora qualche speranza nell’Occidente.

Adesso, finalmente, siamo alla rottura totale” ha detto Rodionov in un’intervista al Corriere della Sera. “Una parte politica spinge per questa soluzione di compromesso in cambio dell’indebolimento delle sanzioni. Posso dire con qualche certezza che i vertici militari sperano invece di portare a termine il lavoro” ha aggiunto.

“Non si tratta più di impedire all’Ucraina di entrare nella Nato. Ma di creare una nuova nazione che ci protegga dalle manovre occidentali”. Su questa nuova nazione “esistono due diversi progetti” ha spiegato Rodionov. “Il primo, proposto dai politici della Crimea, riguarda la creazione di un governatorato della Tauride che comprenda la regione di Kherson, una parte della regione di Mykolaiv, fino a Zaporizhzhia. Sono territori ormai sotto il nostro controllo. Ovviamente verranno uniti alla Crimea e a Sebastopoli, che è una entità amministrativa separata. Il secondo è la nascita di un Distretto federale crimeano che ingloberebbe gli stessi territori. Oltre al Donbass in entrambi i casi, ovviamente”. 

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