Emilia Romagna. Ipotesi mascherine all’aperto per effetto smog-covid?

9 Settembre 2020
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Avevano individuato in pianura padana tra il bresciano e il cremonese una coincidenza tra l’inquinamento ambientale legato anche agli allevamenti massivi e la forte concentrazione di contagi da covid. Oggi di questo apparentamento se ne torna a parlare dopo l’audizione con i ricercatori impegnati a decifrare le correlazioni tra smog e Covid, nel Pd in Regione si fa strada l’idea che vadano assunti i provvedimenti del caso. Lo riporta l’agenzia Dire.

In Emilia-Romagna, infatti, e’ assai frequente che si verifichino piu’ di quattro sforamenti consecutivi dei limiti sulle polveri, soglia individuata dagli esperti perche’ il virus abbia una maggiora capacita’ di infettare. “Se quest’inverno si verificheranno sforamenti dei livelli di attenzione delle polveri sottili per piu’ giorni consecutivi, si rischiera’ che il contagio pandemico ‘metta il turbo’, e per evitarlo occorrera’ prendere provvedimenti straordinari perche’ le Pm10 rientrino nei limiti e intanto dare indicazione ai cittadini di indossare la mascherina anche all’aperto”, scrive sul suo blog il consigliere regionale dem Giuseppe Paruolo sintetizzando cosi’ il “suggerimento piu’ significativo” uscito dall’audizione. Una commissione “interessante nel merito ma anche importante per le implicazioni sulle decisioni che la politica e’ chiamata a prendere”, sottolinea Paruolo. Il punto e’ che “livelli alti di Pm10 contribuiscono ad aumentare la gittata spazio-temporale delle droplets contenenti il virus emesse dai soggetti contagiosi, rendendo quindi necessario intervenire per aumentare distanze e precauzioni”, scrive ancora il dem. Che poi aggiunge: “Se per alcuni di questi aspetti gli studi sono ancora in corso e necessitano di ulteriori conferme, pare invece confermata la correlazione fra i livelli delle Pm10 e la capacita’ del contagio di diffondersi”.

A questo punto, secondo Paruolo, “credo sia necessario approfondire i temi che sono emersi; adoperarsi perche’ i diversi gruppi di scienziati che abbiamo attivi sul territorio possano cooperare e confrontarsi” e “portare questa riflessione ad un livello operativo che consenta agli amministratori di assumere le decisioni migliori”. Certo, ammette poi il democratico, “possono esserci punti di vista diversi anche fra gli scienziati, ma in nessun caso questo puo’ essere un motivo per ritardare una presa di coscienza e un’assunzione di responsabilita’. I nodi e i problemi esistono e sono da sciogliere, questo e’ vero da tempo, ben prima di questa pandemia: il virus ‘semplicemente’ ci consegna l’urgenza di affrontarli con chiarezza e con coraggio”.

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