Calano le offerte e in prospettiva si ridurranno anche i fondi dell’8 per mille, a causa della crisi economica legata alla pandemia. Un orizzonte che preoccupa la Chiesa di Bologna, in ansia soprattutto per il sostegno economico ai propri sacerdoti. Nel 2020 il fabbisogno per il sostentamento dei preti della Diocesi (374 sacerdoti) ammontava a 6,2 milioni di euro. Di questi, 4,2 milioni sono stati coperti con l’8 per mille (il 66,8%). La parte restante viene al 14,6% da stipendi e pensioni proprie dei preti, al 10,6% dalla remunerazione delle parrocchie, al 5% dalla gestione dei patrimoni diocesani e al 2,8% dalle offerte. A fare il punto è Giacomo Varone, responsabile per il Sovvenire della Chiesa di Bologna, ieri pomeriggio nel corso di un convegno alla presenza del cardinale arcivescovo Matteo Zuppi. Un prete, sottolinea Varone, riceve circa mille euro al mese per 12 mesi. “E un vescovo ne guadagna 1.400”, ci tiene ad aggiungere Zuppi. Che poi si concede la battuta: “A Roma da vicario guadagnavo di più”. Secondo il responsabile del Sovvenire, “purtroppo l’analisi è impietosa. Negli ultimi 30 anni le offerte più che dimezzate: nel 1992 erano 512.000 euro nel 2019 sono state 177.000 euro, con una lieve risalita nel 2020 (+12%) sfiorando i 200.000 euro. E’ un segnale di speranza”. Per gli anni a venire, però, “il gettito Irpef sarà in calo per effetto della crisi pandemica- segnala Varone- e di conseguenza anche i fondi dell’8 per mille: non dobbiamo mai darli per scontati”. Allo stesso tempo, si stima anche un trend in calo di firme per la Chiesa cattolica, con una riduzione “tra il 20 e il 30% al 2024- afferma Varone- non possiamo omettere questa preoccupazione”.
Senza l’8 per mille, dunque, garantire uno stipendio ai sacerdoti “sarebbe un problema complicato”, rimarca il responsabile del Sovvenire di Bologna. Secondo Varone, tra l’altro, “bisogna prendere consapevolezza che i preti hanno fatto la differenza anche nella pandemia. L’impegno sociale della Chiesa è un valore per tutti, credenti e non”. Per Zuppi, la situazione “è disarmante: è una grande fotografia che ci mette di fronte alla realtà”. In futuro, segnala tra l’altro il cardinale, “dovremo trovare soluzioni per curare i preti anziani e questo aumenterà anche le esigenze legate all’8 per mille”. Quello che dà questo sistema, continua Zuppi, “è un buon equilibrio. Garantisce che i preti siano davvero vicni alla gente, altrimenti c’è il rischio che diventino funzionari o che debbano andare a lavorare. Per fortuna- aggiunge il cardinale- i nostri preti non sono ancora dei funzionari e in loro prevale la gratuità e la generosità”. Di fronte a questo calo di risorse, ragiona Zuppi, “non c’è solo una spiegazione: gli scandali, ad esempio, comportano una disaffezione. Ma c’è anche la secolarizzazione e c’è anche l’idea che la Chiesa è ricca”. A Bologna, sorride Zuppi, “grazie alla Provvidenza abbiamo la Faac. Ma tutto va per la carità, altrimenti vivremmo come drogati. E così siamo anche liberi di dire che abbiamo bisogno”. Le disuguaglianze, del resto, “sono tante e sono anche aumentate- afferma l’arcivescovo- dobbiamo avere la consapevolezza che la Chiesa è questa, con tutte le difficoltà ma anche con tutta la generosità e il suo ruolo di vicinanza agli ultimi”. E aggiunge: “Le parrocchie sono un porto per i tanti naufraghi della vita. Ma tante volte la nostra comunicazione è un po’ carente. Lo sento come una ferita, di fronte a tante domande, quella sofferenza deve essere la nostra. Dobbiamo soffri’, dobbiamo crescere nella capacità di risposta”.