Alla fine con 401 voti, la maggioranza, la commissaria uscente dell’Ue, Ursula von der Leyen, è stata riconfermata. Tutto da copione. Un po’ meno l’allineamento di Fratelli d’Italia al no come Salvini, Orban e destra populista al seguito. Parla il capodelegazione Carlo Fidanza: ”Noi oggi, visto che non aveva senso astenersi – ha spiegato – abbiamo ritenuto che la conseguenza naturale fosse un voto contrario, perché dopo il Consiglio Europeo si è continuato su quella strada, ancora stamattina, con un intervento della presidente spostato ancora più a sinistra, con l’evidente volontà di assicurarsi una maggioranza con l’appoggio dei Verdi, che infatti poi glielo hanno confermato e garantito. In base a quello che abbiamo detto in campagna elettorale, difficilmente si poteva immaginare che Fratelli d’Italia si sommasse ad una maggioranza che comprende Socialisti e Verdi”.
Anche i Cinquestelle, che furono decisivi nel 2019 per la prima elezione di von der Leyen, hanno votato contro. Il capodelegazione Pasquale Tridico ha definito il discorso programmatico di von der Leyen ”il libro dei sogni”. La Lega, che sta nel gruppo dei Patrioti, ha votato contro von der Leyen. A favore il Pd, Forza Italia (Martusciello ha addirittura mostrato la scheda), probabilmente i Verdi italiani. Il discorso di von der Leyen ha avuto tre punti politicamente qualificanti. Il primo è stato il passaggio sulla visita del presidente di turno del Consiglio UE, Viktor Orban, a Mosca. La presidente è stata durissima: ”Non è stata una missione di pace – ha detto – non è stata altro che una missione di appeasement”.
E’ un esplicito riferimento alla politica condotta da Gran Bretagna e Francia negli anni Trenta, nel vano tentativo di placare Adolf Hitler con ripetute concessioni.
I Verdi sono stati determinanti per la rielezione, e von der Leyen ha espresso pubblicamente gratitudine al gruppo ecologista, dicendo che è un ”buon segno” che alla fine abbiano deciso di appoggiarla. Chi non l’ha votata, invece, è stata Fratelli d’Italia. La notizia del loro voto contrario, tuttavia, è filtrata da fonti dell’Ecr, il gruppo del quale fanno parte, non da Fdi. La decisione di votare contro era probabilmente stata già presa da qualche ora. In una delle ultime riunioni dell’Ecr prima del voto, riporta una trascrizione di cui l’Adnkronos ha preso visione, è stato osservato che con von der Leyen si è assistito ad una ”forte personalizzazione del ruolo” della presidente della Commissione, per la ”prima volta”, cosa che è ”frutto di una stortura istituzionale”, dato che la Commissione è un ”organo esecutivo”, il cui presidente viene ”indicato dai governi”, i quali ”trattano i loro commissari”.
Il copresidente dell’Ecr Nicola Procaccini ha spiegato che von der Leyen si è spostata troppo verso i Verdi e che loro non potevano appoggiarla. Procaccini, scusandosi con chi l’ha inseguito per giorni per cercare di capire come avrebbe votato Fdi, ha spiegato le ragioni della scelta, dopo il voto: ”Normalmente si mette il cappello sulle vittorie – ha detto – noi siamo quelli che fanno il contrario, nel senso che onestamente ammettono di aver votato diversamente, di aver votato contro.
“D’altra parte – ha aggiunto – noi restiamo quelli che siamo: moderati nei toni, ma estremamente fermi nei principi. Per noi votare a favore di von der Leyen avrebbe significato andare contro alcuni nostri principi”. Procaccini si è detto fiducioso che il voto contrario non avrà ripercussioni negative sul ruolo che assumerà il commissario italiano nella von der Leyen due.
Von der Leyen ha ottenuto nella plenaria da Strasburgo 401 voti, la somma di Ppe, S&D e Renew, la sua maggioranza formale, tant’è che il capodelegazione di Forza Italia Fulvio Martusciello ci ha giocato, sostenendo provocatoriamente che la maggioranza è stata ”compatta”, neutralizzando un po’ di franchi tiratori ”tra i Socialisti” con i voti dell’Ecr. I cechi dell’Ods e i belgi dell’N-Va dovrebbero averla votata. In realtà il numero dei voti è ingannevole. Molti eurodeputati dei Verdi, verosimilmente 43 (si votava a scrutinio segreto), l’hanno appoggiata: in Aula ce n’erano 52. Mancava Ignazio Marino, assente giustificato per malattia. Von der Leyen aveva bisogno di almeno 360 voti per essere eletta: a quanto si apprende a Strasburgo da fonti parlamentari, nove eurodeputati ecologisti non dovrebbero averla votata, cosa che porta il conto dei Verdi pro von der Leyen a 43. Senza questi 43 voti, sarebbe andata sotto di due voti, a quota 358. I
Verdi hanno annunciato pubblicamente il sostegno poco prima del voto. I franchi tiratori sarebbero stati come minimo 24, ma probabilmente molti di più. Già nel 2019 la presidente, allora nel mirino dell’Aula perché estratta dal cilindro da Angela Merkel ed Emmanuel Macron, passò per soli nove voti, solo grazie al M5S, ai polacchi del Pis e a Fidesz di Viktor Orban.
Canta vittoria Forza Italia. “La possibilità per l’Italia di ottenere il Commissario al Mediterraneo? Vedremo quali saranno le trattative che concluderà la presidente del Consiglio con la presidente della Commissione europea. A noi interessa avere un portafoglio importante e un vice presidente”. Così il ministro per gli Affari Esteri e la Cooperazione internazionale Antonio Tajani rispondendo ai cronisti ad Ancona a margine di una conferenza stampa di Forza Italia. “Vedremo quali saranno le offerte che farà la presidente di Commissione, quali deleghe offrirà all’Italia, – ha aggiunto Tajani – poi si troverà una soluzione. Per noi è importante contare in Europa e far sì che l’Europa possa avvalersi del peso dell’Italia e della qualità dell’Italia”.
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