Le città del Nord svoltano a domino a sinistra. Al centro -sud preferiscono la destra all’autonomismo. Il salvinismo raccoglie i frutti

6 Giugno 2023
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di Raffaele Piccoli – Le elezioni amministrative conclusesi con i ballottaggi del 28 e 29 maggio, hanno confermato un dato di per sè importante ma che sembra non sia stato osservato.  A ben guardare esiste un filo rosso continuo, partito anni addietro da Bergamo, proseguito lo scorso anno con Verona e conclusosi a queste amministrative con Brescia e Udine al primo turno e con Vicenza al ballottaggio.    Perché un filo di congiunzione?  Perché  Bergamo, è da anni  amministrata dalla sinistra, Brescia confermata, Verona dallo scorso anno ha come guida una lista civica di sinistra,  Vicenza al PD, cosi come Udine.

Molte delle principali città dell’asse più importante della Padania sono guidate da formazioni politiche lontane dai temi dell’autonomismo.  Forse che l’elettorato di Bergamo ( città simbolo della Lega)  piuttosto che di Vicenza, (per anni sede del Parlamento Padano)  sono tornati a credere ciecamente nel centralismo romano?   Darei una lettura  diversa.

L’elettorato che da anni si esprimeva votando Lega, semplicemente oggi non vota più in quanto non ha nessuno che lo rappresenti. Questo è confermato dalla scarsa affluenza (anche inferiore al 50%) che si è registrata alle recenti elezioni. Naturalmente l’assenza di molti  elettori ex leghisti ha determinato e determina un vuoto che avvantaggia la sinistra.

In parte questo fenomeno si è osservato anche alle politiche quando l’affluenza maggiore è stata contrassegnata dall’incremento di Fratelli d’Italia mentre i salviniani crollavano all’ 8,5%.

Stranamente sembra diversa la situazione  in Toscana.  Alcuni sindaci leghisti  si vedono riconfermati al secondo turno,  nel caso di Pisa ha  verosimilmente influito la qualità del lavoro del sindaco. Una cosa però è certa, il voto alla Lega in Toscana, come in altre realtà dell’Italia centrale,  appare determinato dalla volontà di votare a destra piuttosto che dal desiderio di autonomia. E questo dimostra ancora una volta il fallimento della svolta di Salvini. Perdita di consensi in Padania, marginalità al centro,  totale assenza al sud.

Troppi tradimenti, cambi di casacca, promesse non mantenute, progetti impostati e mai realizzati. Il bacino elettorale che negli anni ’90 faceva prendere il 12% alla Lega, su scala nazionale, e elargiva percentuali bulgare  in tre o quattro regioni si è dissolto?  No, è sempre presente.  Questa prateria di voti è in congelatore, non sa come e con chi esprimersi. Manca un soggetto, realmente autonomista affidabile.

La promessa di autonomia differenziata che probabilmente il parlamento romano, difficilmente concederà non convince. Addio Lega.

IL GIORNALE

Direttrice: Stefania Piazzo
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