I comuni infiltrati dalla criminalità organizzata tendono a dirottare le risorse verso settori di interesse strategico come edilizia e gestione dei rifiuti. Che le mafie ambiscano a conquistare risorse pubbliche in questi settori è noto, ma per la prima volta una ricerca quantifica dal punto di vista economico l’impatto della collusione.
Uno studio appena pubblicato su “The Journal of Law, Economics & Organization” dagli economisti Marco Di Cataldo dell’Università Ca’ Foscari Venezia e Nicola Mastrorocco del Trinity College di Dublino stima che l’infiltrazione criminale conduca a un aumento del 14% annuo nella quota di investimenti allocati su edilizia e rifiuti. Parallelamente, i ricercatori notano una riduzione nella capacità dei comuni di raccogliere le tasse sui rifiuti, quantificata in un calo del 20% rispetto alle attese nell’anno.
Per poter misurare l’impatto delle infiltrazioni criminali sull’amministrazione locale, la ricerca ha sfruttato la legge che consente lo scioglimento di amministrazioni comunali per infiltrazioni mafiose. Oltre 240 amministrazioni comunali sono state sciolte in Italia da quando è stata introdotta questa normativa. Lo studio ha preso in considerazione comuni ufficialmente sciolti per mafia tra il 1998, anno dal quale i dati sulle finanze pubbliche sono disponibili, al 2016. In particolare, lo studio ha riguardato i comuni sciolti in quel periodo tra i 1.738 presenti in Calabria, Campania, Sicilia, Puglia e Basilicata.
Esaminando le sentenze di scioglimento, i ricercatori hanno individuato diverse modalità con cui il crimine organizzato si infiltra nelle amministrazioni comunali. In modo diretto, come nel caso di Nardodipace (Calabria) dove il figlio del boss è stato vicesindaco, o più indiretto come nel caso di Cinisi (Sicilia) o Gricignano di Aversa (Campania) che videro accordi pre-elettorali con i clan. Ricorrente anche la compravendita di voti, un esempio nella sentenza che ha sciolto Seminara (Calabria). Il caso di Africo, dove l’ingerenza fu ottenuta con minacce e intimidazioni, rientra tra le tipologie meno comuni.
“Collegando la storia amministrativa, le infiltrazioni conclamate e i bilanci abbiamo dimostrato empiricamente gli effetti della collusione sulle scelte di spesa del governo locale – spiega Marco Di Cataldo, ricercatore ‘Foscolo Europe’ al Dipartimento di Economia di Ca’ Foscari – L’impatto sulle scelte di investimento non porta necessariamente a un aumento della spesa, ma a una sua ridefinizione, più difficile da identificare. Vediamo l’aumento di impegni di spesa per opere pubbliche di edilizia e gestione dei rifiuti, a discapito generalmente di servizi come trasporto pubblico e illuminazione pubblica”.
I risultati della ricerca, iniziata nel 2015, potrebbero ispirare un sistema di allerta sul pericolo di infiltrazioni. “Le forze dell’ordine e gli inquirenti sanno meglio di noi su cosa indagare – precisa Di Cataldo – ma il nostro contributo può fungere da spia, far suonare un campanello d’allarme”.
L’attività di ricerca si sta ora orientando sulle infiltrazioni nelle aziende, con un focus che si sposta quindi nell’Italia Settentrionale, anche nell’ambito di una collaborazione avviata tra ateneo, Infocamere, Unioncamere del Veneto e Comando Regionale Veneto Guardia di Finanza.
L’articolo
Organized Crime, Captured Politicians, and the Allocation of Public Resources
Marco Di Cataldo, Nicola Mastrorocco
The Journal of Law, Economics, and Organization