Smart working non è bacchetta magica per risolvere nodo produttività del Paese

24 Gennaio 2021
Lettura 1 min

di Marcus Dardi – Nel Nord Europa il lavoro da remoto, o a distanza o, maliziosamente chiamato lavoro intelligente (smart-working), è una pratica in uso da almeno vent’anni.

Per gli area manager, sales account e altre figure professionali che , a nord delle Alpi, operano in autonomia, è ormai da tempo una pratica molto diffusa, collaudata, assodata e irrinunciabile.

In Italia abbiamo dovuto aspettare una disgrazia virale e pandemica per valutarne i vantaggi.

Le aziende più dinamiche e innovative hanno iniziato ad utilizzare questa pratica già da qualche anno e se nel 2019 il lavoro a distanza costituiva il 29% della forza lavoro nel 2020, per via della pandemia ha di poco superato il valore dell’80%.

Questi dati ci vengono forniti da un rapporto redatto da fonte molto autorevole, Bankitalia.

Questo report sottolinea, con un commento un po’ sarcastico che oggi, le imprese vincenti, sono quelle che offrono retribuzioni medie più alte, con manager giovani o con una mentalità più aperta, con pratiche manageriali più moderne e che, solitamente, sono multinazionali che investono in tecnologie avanzate.

Anche l’elefantiaca e ingessatissima macchina della pubblica amministrazione ha incrementato lo smart-working. Bankitalia sottolinea il fatto che nella pubblica amministrazione lo smart-working viene svolto dal personale più istruito mentre l’elevato numero di personale con scarse competenze, ne è un pesante freno.

L’occupazione femminile è quella che più beneficia del lavoro a distanza poiché permette loro di conciliare maggiormente il lavoro con la vita familiare.

Quando questa tristissima emergenza sanitaria, finalmente finirà, l’esperienza del lavoro da remoto sicuramente non finirà. Di sicuro non si resterà su una percentuale dell’80% di smart-working, ma è facilmente prevedibile che la percentuale resterà elevata.

Le aziende hanno scoperto che lo smart-working è stato utile anche per ridurre i sempre più crescenti costi di affitto, elettricità e riscaldamento dei luoghi di lavoro. Sarebbe quindi improduttivo per tutti tornare al vecchio stile.

Per migliorare la qualità del lavoro, l’occupazione e la produttività però, la strada è ancora lunga e tortuosa, ma assolutamente accessibile: basta volerlo!

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