Senza peli sulla lingua e usando un termine ruvido la verità è che siamo con le pezze al culo. Usciti malridotti dalla prima ondata e catapultati per insipienza e improvvisazione nella seconda. Una capacità di previsione pari allo zero, mentre c’è ancora attende la cassa integrazione di maggio. Gli sforzi del governo? Avevano detto che avevamo vinto la lotteria con i 209 miliardi del recovery fund, che arriveranno se tutto va bene, a metà del prossimo anno, con i morti già seppelliti.
E ora? Il ristoro ci sarà davvero? Vediamo che dice la Cgia di Mestre.
“Se teniamo conto anche delle misure economiche messe a punto nei giorni scorsi dal governo francese, tra i nostri principali competitor economici presi in esame in questa comparazione, solo la Spagna ha speso meno del nostro Paese. Anche in rapporto al Pil, rimaniamo penultimi, sebbene nella prima ondata di questa pandemia siamo stati il Paese più colpito d’Europa”. Così il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo. “E’ vero che avendo un debito pubblico molto elevato queste misure possiamo finanziarle solo in deficit, ma è altrettanto vero che siamo la seconda manifattura d’Europa ed essendo uno dei pilastri portanti dell’economia europea meritavamo, da parte del nostro esecutivo, molte più attenzioni, soprattutto in termini di investimenti”.
La Cgia torna a segnalare il “forte rischio” di incorrere, tra qualche mese, a una nuova stretta creditizia a danno di tanti artigiani, piccoli commercianti e partite iva. ”Sebbene i finanziamenti inferiori a 30 mila euro richiesti al Fondo di Garanzia sfiorano ormai i 19 miliardi, per moltissime piccole e micro imprese – denuncia il segretario della Cgia, Renato Mason- le difficoltà di accesso al credito bancario rimangono ancora un grave problema che, alla luce delle nuove disposizione europee, rischia addirittura di peggiora”. Mason sottolinea che “a partire dal 1° Gennaio 2021, infatti, tutti gli istituti di credito dovranno applicare le nuove regole comunitarie in materia di classificazione delle controparti inadempienti. In altre parole le banche dovranno definire come inadempienti i privati o le piccole e medie imprese che presenteranno un arretrato da oltre 90 giorni, il cui importo risulti, allo stesso tempo superiore ai 100 euro e superiore all’1 per cento del totale delle esposizioni verso il Gruppo bancario”. “Insomma, queste nuove disposizioni abbasseranno notevolmente la soglia di sconfinamento, mettendo a rischio il sostegno economico del sistema bancario a moltissime attività di piccola dimensione che da sempre sono a corto di liquidità e poco patrimonializzate” afferma ancora.