di Gigi Cabrino – Prosegue il dibattito sul salario minimo a 9 euro, così come proposto da buona parte delle opposizioni in parlamento.
La maggioranza di governo, per bocca del ministro del lavoro, sostiene che la contrattazione può garantire livelli salariali dignitosi senza ricorrere ad obblighi di legge .
Ma allora come mai sono così tanti i lavoratori con regolare contratto che percepiscono paghe ben al di sotto dei 9 euro orari?
Forse la risposta a questa domanda la dà Cristian Camisa, presidente degli imprenditori affiliati a Confapi.
Camisa distingue la buona contrattazione fatta da sigle realmente rappresentative dei lavoratori e delle imprese dalla moltitudine di contratti siglati da associazioni per niente rappresentative della realtà lavorativa e datoriale.
“In Italia sono troppi i contratti sottoscritti da sigle sindacali e datoriali non rappresentative che creano dumping tra le imprese e che in molti casi comportano retribuzioni basse per lavoratrici e lavoratori. Il tema, dunque, non è il salario minimo, ma la necessità di stabilire una volta per tutte e in maniera chiara e organica quali siano i contratti sottoscritti da sindacati e parti datoriali rappresentativi di lavoratori e aziende”.
“La contrattazione collettiva – spiega – è uno strumento formidabile. Tutti i contratti dell’industria che Confapi ha siglato con Cgil, Cisl e Uil sono oltre la soglia minima ipotizzata. Bisogna intervenire, quindi, nella giungla dei contratti che prevedono livelli retributivi largamente inferiori a quelli del settore di riferimento o che sono scaduti da anni e che non sono stati mai rinnovati. Occorre immediatamente una drastica diminuzione del numero dei contratti collettivi che hanno superato quota mille, facendoli sottoscrivere da chi ha reale rappresentanza. Confapi è una delle pochissime associazioni datoriali ad aver sottoscritto l’accordo sulla rappresentanza con Cgil, Cisl, Uil, Inps e Inl, uno strumento fondamentale per avere dati certificati sulla reale rappresentatività dell’Associazione. Solo in questo modo – conclude Camisa – permetteremo ai lavoratori di avere salari decorosi, evitando contestualmente alle imprese una competizione impari”.