Quinta settimana di fame. Dov’è lo Stato?

14 Aprile 2020
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di Riccardo Rocchesso – 60 milioni di italiani si sono fidati delle disposizioni del Governo e di tutta la politica italiana per affrontare l’emergenza. E hanno obbedito in maniera clamorosamente atipica dal nostro solito modus operandi italico.

Ma sono passate più di 5 settimane e a parte molte promesse e arresti domiciliari forzati, molti cittadini cominciano a non farcela più.
Le categorie più colpite ovviamente sono due: gli imprenditori, soprattutto quelli piccoli, ed i precari. Ma la gente continua a seguire le direttive, giustamente, per l’emergenza senza battere ciglio.

Nei nostri Paesi vicini invece la situazione è molto diversa: aiuti concreti, veloci ed efficaci, senza grossissime limitazioni di spostamenti e conseguenti meno chiusure delle aziende.
In Italia invece, con il nostro modello di prevenzione che piace tanto all’estero, in cui multiamo un runner in spiaggia con 4000 euro ma facciamo arrivare gli immigrati dal mediterraneo, siamo arrivati alla fase 2 dell’emergenza: l’inizio della povertà.

I risparmi mangiati nelle famiglie con conseguente grossa sofferenza ed il serio rischio di non arrivare a fine mese per molte persone, situazione molto diversa da quella dei nostri governanti con i loro stipendi d’oro.
E noi, presi dalla sindrome di Stoccolma, continuiamo a dargli fiducia.

Ma il popolo di pulcinella governato dall’armata brancaleone, a breve vedrà un pesantissimo default dopo questa emergenza, che potrebbe portare ad una emigrazione di massa verso l’estero e centinaia di migliaia di fallimenti nelle aziende.

Dopo la figuraccia dell’INPS, dopo i 600 euro, che ad oggi non sono ancora arrivati a nessuno e che con molta probabilità non vedremo prima di Giugno, dopo le schermaglie politiche a reti unificate di un governante sfinito, cosa dovrà fare il popolo per iniziare ad avere un po’ di rispetto dal proprio Stato?


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