“Un intervento d’urgenza. Con un ristoro per le aziende, soprattutto quelle legate alla trasformazione del pomodoro che hanno solo due mesi per raccoglierlo e trasformarlo e ora rischiano di essere spazzate via dai rincari. Sarebbe indispensabile per consentire loro di traguardare questa fase. Chiediamo un provvedimento transitorio per contenere un aumento dell’inflazione scatenato da questioni geopolitiche e che rischia di essere trasmesso ai consumatori”, dice Francesco Mutti, amministratore delegato dell’omonima azienda al Corriere della Sera. “Se prima dei rincari incidevano appena sotto il 2% di quelli totali, nel 2021 sono saliti al 5%, ora sono attorno al 20%. Il problema è che si concentrano tutti in pochi mesi. E che ora rischiano di essere trasmessi ai consumatori alla vigilia di un possibile rallentamento degli acquisti”, avverte. “Tutta la raccolta si gioca tra il 20 luglio e il 20 settembre. Non possiamo ridurre la velocità, spalmare l’attività su tempi più lunghi, e le aziende come la nostra stanno ricevendo in pieno petto la curva più ripida dei rialzi del gas. Andiamo avanti lo stesso, con la consapevolezza che gli effetti saranno disastrosi. Le imprese dovranno farsi carico di extra costi che inevitabilmente si allungheranno a tutta la filiera, un’eccellenza del Paese che vale 4 miliardi di fatturato e dà lavoro a 50 mila addetti, tanti al Sud. Nel 2021 era diventata la seconda al mondo dopo quella della California e aveva battuto anche la Cina”.