Meta ha perso il 60% del suo valore. E’ crisi?

6 Ottobre 2022
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Giugno 2021: Facebook entra nel trillion dollar club. Per la prima volta, la capitalizzazione della societa’ supera i 1000 miliardi di dollari, come solo Apple, Microsoft, Amazon e Alphabet erano riuscite a fare. Oggi la compagnia, che nel frattempo ha cambiato il nome in Meta, vale poco meno di 380 miliardi. Dai massimi, toccati 13 mesi fa, ha perso piu’ del 60%. Il valore attuale non si vedeva da novembre 2019, cioe’ dai tempi della tempesta Cambridge Analytica. Mark Zuckerberg, fondatore, ceo e azionista forte, e’ uscito dalla top 20 dei piu’ ricchi del pianeta. Il suo patrimonio si aggira attorno ai 50 miliardi di dollari, dimezzato nel giro di un anno. Cosa sta succedendo? Nulla di nuovo. E forse e’ proprio questo il problema.

La galassia Zuckerberg e’ sempre cresciuta. Sempre, fino al secondo trimestre 2022. Tra aprile e giugno, per la prima volta da quando e’ una societa’ quotata, ha registrato un calo del fatturato anno su anno. Piccolo (-1%) e dovuto anche a cambi valutari sfavorevoli, ma tant’e’. Sia chiaro: Meta e’ ancora una macchina da soldi: nel secondo trimestre ha incassato 28,8 miliardi di dollari, con un margine operativo che – seppur calato in modo significativo – e’ al 29%, con un utile di 6,7 miliardi e una posizione che resta dominante in un mercato in crescita come quello della pubblicita’ online. C’e’ pero’ quel segno rosso, che peraltro potrebbe diventare piu’ intenso. “Siamo entrati in una fase di flessione economica che avra’ un grande impatto sul digital advertising”, ha affermato Zuckerberg a luglio, a margine della trimestrale. “E’ sempre difficile prevedere quanto profondo e lungo sara’ questo ciclo, ma direi che la situazione sembra peggiorare”. La societa’ ha stimato infatti di incassare nel terzo trimestre (i cui risultati saranno diffusi il 26 ottobre) tra i 26 e i 28,5 miliardi di dollari. Visto che tra luglio e settembre 2021 Facebook (non ancora Meta) aveva generato 29 miliardi di dollari, sara’ un altro periodo in calo, il secondo consecutivo. Nel migliore degli scenari, il fatturato potrebbe perdere meno del 2%; nel peggiore, piu’ del 10%. 

 Altro segnale negativo: per la prima volta dalla sua fondazione, il gruppo intende ridurre la propria forza lavoro,congelando le assunzioni e ridimensionando alcuni team. Un’inversione di marcia repentina, visto che i dipendenti al 30 giugno erano 83.553, un terzo in piu’ rispetto a un anno prima. I problemi e il calo in borsa erano gia’ iniziati negli ultimi mesi dello scorso anno. Tra pandemia, post-emergenza, stagnazione e instabilita’ geopolitica, la pubblicita’ ha frenato. E Meta, come la maggior parte delle societa’ che di pubblicita’ campano, ne ha risentito. Ma non c’e’ solo questo. Un duro colpo e’ arrivato da App Tracking Transparency, l’aggiornamento di iOS (il sistema operativo di Apple) che limita le capacita’ di produrre pubblicita’ personalizzate. Non e’ una misura che riguarda solo Facebook, ma e’ fisiologico che abbia un impatto maggiore sul leader di mercato. Come ammesso da Meta lo scorso febbraio, l’aggiornamento di Apple potrebbe costare 10 miliardi di dollari solo nel 2022. E poi c’e’ la concorrenza. C’e’ sempre stata, e’ vero. Ma in passato lo strapotere di Facebook era tale da permettere a Zuckerberg di mettere in campo una strategia semplice: compra o distruggi. Ogni volta che un possibile concorrente si e’ affacciato sul mercato, Facebook lo ha comprato prima che diventasse una minaccia reale: e’ successo con Instagram e WhatsApp. Quando non ci e’ riuscito, ha copiato alcune funzionalita’, come i contenuti temporanei: da quando le Storie sono arrivate su Facebook e Instagram, Snapchat – il social che le ha inventate e che Zuckerberg aveva provato ad acquisire quando era in fasce – e’ in crisi. 

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