L’illusione della flat tax salviniana: le tasse vanno sempre allo Stato della spesa pubblica, non al territorio

5 Giugno 2020
Lettura 1 min

di Riccardo Pozzi* – Davvero incredibile come le parole e gli slogan diventino scivolosi quando si perdono i riferimenti politici e sociali. Matteo Salvini, da qualche anno diventato acerrimo nemico di ogni autonomismo e strenuo difensore del sacro suolo italico, ha ripescato un evergreen della sinistra italiana, quella più negazionista e tassaiola: “Pagare meno e pagare tutti”.


Il “Nostro” usa il vecchio adagio per giustificare l’introduzione di una piattissima “flat tax”, asserendo che l’allargamento della base imponibile, fatale conseguenza di una sconvenienza all’evasione fiscale, porterebbe lo Stato a incassare di più in quanto più contribuenti conferirebbero le loro giuste tasse all’erario.


Formidabile. Il povero Giuseppe Bortolussi si rivolterà nella tomba, lui che dalla CGIA di Mestre aveva scritto libri e interventi sulla celebre bugia del “pagare meno per pagare tutti”, sostenendo che se non si fosse modificata la dinamica di spesa dello Stato (da decenni inefficiente e vergognosamente sprecaiolo) , non sarebbe servito a nulla pagare di più. Come dimostrava il confronto con il sistema fiscale tedesco che, spendendo meno, forniva e fornisce servizi molto più alti di quelli italiani. L’Italia mostra infatti, nelle sue regioni più produttive, livelli di evasione fiscale paragonabili a quelli tedeschi.


In sostanza: più incassi uguale a più forestali, più finti invalidi, più inutili dipendenti ministeriali, regionali, comunali, più tasse uguale più spesa.
Senza contare lo studio del prof. Ricolfi sull’incidenza del sommerso nell’economia reale di mercato delle regioni italiane, studio che sottolineava l’enorme incidenza nelle regioni del sud (escludendo pubblica amministrazione e pensioni) del sommerso sul pil di mercato.


Sommerso praticamente impossibile da far emergere in quanto strutturale al sistema sociale e completamente indifferente a qualunque flat tax di qualsivoglia piattezza.
Ma la sorpresa più divertente (cercando di non prendersi troppo sul serio) è notare come il vecchio concetto vetero-marxist-tassa-e-spendi abbia fatto il giro dell’arco costituzionale e dalla sinistra estrema si ritrovi citato dalla neodestra postleghista di Matteo Salvini.
Come si fa ad annoiarsi nel belpaese?

Photo by StellrWeb 

Riccardo Pozzi*, lettore quotidiano lanuovapadania.it

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