Le banche socialiste e i conti correnti che non possono avere risparmi

13 Aprile 2021
Lettura 2 min

di Luigi Basso – Da alcuni mesi il tema dell’aumento della liquidità sui conti correnti dei risparmiatori ha provocato una discussione che è uscita dallo stretto recinto della stampa specializzata per approdare a quella mainstream.
Tutti i banchieri dichiarano che la cifra di 1800 miliardi (a tanto ammonterebbero i liquidi nelle banche italiane) sarebbe pericolosamente alta per la tenuta del sistema.
Il discorso è molto grave per almeno quattro motivi: due di ordine generale e due contingenti.
In primo luogo in qualunque sistema economico decente, il risparmiatore fa quello che vuole dei suoi risparmi, visto che sono, appunto, suoi.


Inoltre, chi stabilisce che la soglia di 1800 miliardi sia eccessiva? Sulla base di quali calcoli o regole economiche?
In terzo luogo, in un mondo dominato dalla politica monetaria dei tassi zero, la scelta di tenere buona parte dei propri assets sulla liquidità è perfettamente logica e razionale : si evitano i rischi legati a investimenti che, oltre alle spese di consulenza e gestione, promettono guadagni modestissimi.
In quarto luogo, infine, in un’epoca dominata dalla crisi Covid, non è che ci siano molte occasioni di programmare investimenti con i propri risparmi.


Le Banche e i soggetti che gestiscono il risparmio, in realtà, demonizzano la liquidità per un altro motivo, legato all’economia finanziaria di stampo socialista e dirigista che le Banche Centrali hanno inaugurato da più di 10 anni.
I mercati attuali sono tutto fuorché liberi (inteso nel senso liberale classico del termine) e la Finanza ha travolto l’Economia Reale: il valore delle azioni quotate nelle Borse è slegato dal sottostante valore economico delle aziende; i rendimenti dei Titoli dei Debiti Pubblici sono “piallati” e “livellati” e non sono più collegati allo stato di salute reale degli Stati.

In una economia di tipo socialista il denaro liquido non ha più alcuna funzione né utilità e per questo le banche si preparano a combattere la liquidità, spingendo con le buone o con le cattive (chiusura del conto se sopra una certa soglia) i clienti a investire i propri risparmi.
Esatto.
Avete capito bene.
Molte banche, in queste settimane, stanno inviando lettere ai loro clienti addirittura minacciando la chiusura dei conti sopra i 100.000 euro, se non verranno stipulati contratti di investimento finanziario, oppure annunciando nuove imposte “secche” sui saldi lasciati in deposito.
Ora, una banca dovrebbe essere un istituto che raccoglie il denaro dai risparmiatori, pagandogli un compenso come interesse, per fare, con quei soldi, credito ad altri soggetti: oggi, invece, le banche non vogliono proprio più troppi liquidi, minacciano sanzioni per chi lascia loro troppi denari liquidi.


Infatti, tutti sanno che il saldo del conto corrente è di proprietà della banca e non del correntista: dunque, le banche è come se dicessero “Guai a Voi! Anatema! Non dateci troppi soldi ! non li vogliamo!”.
Le banche, in altre parole, in un sistema socialista, non possono esistere e, difatti, smettono di fare le banche.
I Bitcoin, in una società tipo URSS, diventano una realtà da approfondire, come ha detto Elon Musk.

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