IMMOBILI – Tesoretto di Stato da 300 miliardi. “Utilizzar per ridurre le tasse”

18 Giugno 2022
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 Vale quasi 300 miliardi di euro l’intera galassia del mattone di Stato, ma una buona parte è di fatto abbandonata o scarsamente utilizzata e, invece, potrebbe essere ‘messa a reddito’. Di qui l’idea di costituire, grazie alle banche, fondi immobiliari ad hoc con l’obiettivo di attrarre ingenti risorse private, per poter acquistare, poi, dalle amministrazioni pubbliche una parte consistente del patrimonio edilizio. Tale operazione, secondo una stima prudenziale, potrebbe dirottare nelle casse statali almeno 50 miliardi di euro, un tesoretto corrispondente all’incirca a due ‘leggi finanziarie’: somma che consentirebbe di raddoppiare, per un periodo di 5 anni, la dote finanziaria, pari a 10 miliardi annui, che il governo si appresta a stanziare, nell’ambito della riforma fiscale, per poter ridurre il carico tributario sui redditi fino a 35.000 euro.

La proposta della Fabi mira a rilanciare e valorizzare il patrimonio immobiliare pubblico, facendo leva, in particolare, sulle importanti risorse finanziarie private: sui conti correnti delle famiglie italiane, giacciono, senza alcun rendimento, 1.640 miliardi e una percentuale di questi risparmi potrebbe confluire in questi speciali fondi real estate. Si raggiungerebbe un duplice obiettivo: valorizzare il mattone di Stato con vantaggi per le finanze pubbliche e, allo stesso tempo, impiegare i risparmi delle famiglie, oggi infruttiferi, verso un piano di riforma che assicura benefici alla collettività e al Paese.

Nel portafoglio immobiliare della pubblica amministrazione, risultano 779.000 proprietà e quasi la metà è riconducibile ai comuni; in cinque regioni (Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna, Veneto e Toscana), è localizzato il 52% del patrimonio edilizio pubblico. Il tesoretto immobiliare dello Stato ha un valore stimato complessivo di circa 300 miliardi di euro. Più della metà dei fabbricati statali censiti è distribuito in cinque regioni italiane: Lombardia (16%), Lazio (11,7%), Emilia-Romagna (9,1%), Veneto (8,6%) e Toscana (8,3%). Queste cinque regioni pesano, insieme, per il 53,2% del portafoglio immobiliare statale e per un valore complessivo di 160 miliardi di euro. Gli importi più importanti – in termini di valore – appartengono alla Lombardia (48 miliardi di euro), seguita dal Lazio (circa 35 miliardi di euro) mentre agli ultimi posti ritroviamo il Molise (1,2 miliardi) e la Valle d’Aosta (circa 2 miliardi). Le amministrazioni locali (regioni, province, comuni) detengono la fetta più importante del tesoretto, sia in termini di numero di fabbricati (779.000) sia di valore stimato, pari a circa 290 miliardi di euro. Tra queste, ai comuni corrisponde quasi il 50% dell’intera ricchezza patrimoniale, con 719.000 fabbricati e un importo stimato di 141 miliardi: spetta dunque ai sindaci il primato della proprietà immobiliare. Seguono a ruota le aziende sanitarie locali e gli ospedali, a cui tocca il 13% del real estate statale, per un valore di 17 miliardi. Su un totale di 779.000 immobili, quelli di proprietà delle regioni pesano per solo per il 3% e la stessa percentuale è quella che spetta alle università. La fetta meno consistente di tutto il patrimonio appartiene agli Enti nazionali di previdenza che sono proprietari di circa il 3,4% del valore immobiliare nazionale e l’1,5% degli edifici (in termini di numerosità). 

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