Il Mes, il Meccanismo europeo di stabilità, è entrato in vigore nel 2012 per contrastare gli effetti economici della crisi del 2008. Viene chiamato anche Fondo salva Stati, e sostituisce il Fondo europeo di stabilità finanziaria e il Meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria. La sua funzione fondamentale è concedere, sotto precise condizioni, assistenza finanziaria ai paesi membri che pur avendo un debito pubblico sostenibile trovino temporanee difficoltà nel finanziarsi sul mercato.
L’Italia è l’unico Stato a non aver ratificato il Mes e, se non sarà firmato entro la fine del 2023, il nuovo strumento non potrà entrare in vigore nemmeno per gli altri 16 componenti. Il Meccanismo ha un capitale sottoscritto pari a 704,8 miliardi, di cui 80,5 sono stati versati. La sua capacità di prestito ammonta a 500 miliardi.
L’Italia ha sottoscritto il capitale del Mes per 125,3 miliardi, versandone oltre 14 miliardi. Il Mes è un’organizzazione intergovernativa, regolata dal diritto pubblico internazionale, con sede in Lussemburgo e nel corso degli anni ne hanno beneficiato diversi paesi come: Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda e Cipro, ricevendo complessivamente 254,5 miliardi di prestiti.
I paesi che hanno aderito al Meccanismo sono: Belgio, Germania, Estonia, Irlanda, Grecia, Spagna, Francia, Italia, Cipro, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Austria, Portogallo, Slovenia, Slovacchia e Finlandia. La proposta di riforma del Trattato istitutivo del Mes interviene sulle condizioni necessarie per la concessione di assistenza finanziaria e sui compiti svolti dal Mes in tale ambito, ”introducendo modifiche di portata complessivamente limitata”, secondo la Banca d’Italia.
BANKITALIA: NESSUN DANNO DAL MES
”La riforma non prevede né annuncia un meccanismo di ristrutturazione dei debiti sovrani, non affida al Mes compiti di sorveglianza macroeconomica”. Secondo palazzo Koch ”non è un organismo inutile e, certo, non danneggia il nostro paese; serve all’Italia tanto quanto a ciascun altro paese dell’area dell’euro”.
Inoltre ”il rifinanziamento dell’elevato debito pubblico del nostro paese può avvenire in maniera più ordinata e a costi più contenuti se le condizioni sui mercati finanziari restano distese”. La riforma, inoltre, attribuirebbe al Meccanismo una nuova funzione, quella di fornire una rete di sicurezza finanziaria (backstop) al Fondo di risoluzione unico (single resolution fund, Srf) nell’ambito del sistema di gestione delle crisi bancarie. I diritti di voto dei membri del Consiglio sono proporzionali al capitale sottoscritto dai rispettivi paesi. Germania, Francia e Italia hanno diritti di voto superiori al 15% e possono quindi porre il loro veto anche sulle decisioni prese in condizioni di urgenza.
L’EUROGRUPPO: PRENDIAMO ATTO DELLA BOCCIATURA ITALIANA
“Ho preso atto del voto odierno del Parlamento italiano in relazione alla ratifica del Trattato Mes. Pur rispettando pienamente le deliberazioni parlamentari, mi rammarico del risultato. Come ho sottolineato in molte occasioni, la finalizzazione della riforma del Trattato Mes è un elemento chiave della nostra rete di sicurezza comune nell’area dell’euro, a beneficio di tutti i Paesi membri dell’area. Tra gli altri elementi, la riforma del trattato Mes mira a istituire un backstop pubblico al Fondo di risoluzione unico destinato a rafforzare ulteriormente la resilienza e la stabilità finanziaria dell’area dell’euro nel suo complesso e di ogni singolo Stato membro dell’area dell’euro, compresa l’Italia. L’Italia rimane l’unico Paese che blocca la finalizzazione di una riforma per la quale ci siamo tutti impegnati nel 2021. Abbiamo ora raggiunto un Fondo di risoluzione unico pienamente operativo, un risultato significativo e un pilastro fondamentale dello strumentario dell’Ue per la gestione delle crisi. Rimane tuttavia deplorevole il fatto che non siamo riusciti a realizzare l’istituzione del backstop, un’importante pietra miliare per il completamento dell’Unione bancaria nell’Unione. Continuerò a impegnarmi su questo fronte con le autorità italiane nei prossimi mesi”. Lo afferma con una nota Paschal Donohoe, presidente dell’Eurogruppo.
L’ASTENSIONE DI FORZA ITALIA PER NON APRIRE LA CRISI DELLA MAGGIORANZA
Forza Italia non voleva che il Mes andasse in Aula, alla Camera. Ma di fronte alla ”forzatura” degli alleati, Lega in testa, che si sarebbe proprio impuntata, e poi di Fratelli d’Italia, non c’è stato nulla da fare. Da qui la necessità di un chiarimento tra i leader del centrodestra: ieri Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani si sono sentiti al telefono per trovare una soluzione e scongiurare il rischio di una crisi. Ed ecco la scelta del partito azzurro di astenersi, per salvare il salvabile (ovvero, la faccia) e non creare una rottura all’interno della coalizione, difficile da sanare. ”Noi non desideravamo che il Mes approdasse in Aula, per noi ieri mattina il discorso era chiuso perché voleva votare solo la Lega. Niente parere, niente Aula, si era così risolto il problema. Poi la partita si è riaperta”, dice Paolo Barelli, fedelissimo di Tajani e capogruppo forzista alla Camera, che spiega all’Adnkronos: ”Evidentemente la Lega e Fdi hanno ritenuto -legittimamente, ci tengo a precisarlo- che la ratifica andasse in Aula”.
A quel punto, rivela, ”Tajani ha sentito Meloni e Salvini per chiarire che se il Mes fosse andato in Aula ci saremmo astenuti e così è andata, non c’è stato nessun imbarazzo da parte di Fi, né blitz”. ”Non c’è nessun problema tra alleati, nessun attrito”, giura Barelli, che rivendica il comportamento coerente del suo partito: ”Ci siamo astenuti, perché secondo noi non era una emergenza votare la ratifica, si poteva valutare più in là. E’ stata, quindi, un po’ una forzatura portarla in Aula, da parte dell’opposizione e anche dei nostri alleati…”.
ROMEO: NON SFIDUCIAMO GIORGETTI
“Giorgetti sfiduciato? Chi lo dice? Chi lo pensa e’ male informato. Giorgetti ha detto piu’ volte che sul Mes avrebbe deciso il Parlamento. Infatti il governo si e’ rimesso al Parlamento e il Parlamento si e’ espresso e Palazzo Chigi prende atto della decisione del Parlamento”. Cosi’ Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega al Senato, rispondendo ai giornalisti a margine della presentazione del libro ‘Mediterraneo conteso’ di Maurizio Molinari. “C’e’ una logica su cui si stava dialogando sul Patto di Stabilita’, ma comunque si era ribadito che il Parlamento sarebbe stato sovrano”, ha aggiunto Romeo. “Sul Patto di Stabilita’ – ha proseguito – abbiamo portato a casa alcuni risultati utili, adesso bisognera’ vedere nei fatti concreti se alle dichiarazioni di intenti seguira’ quello che noi speriamo sul tema degli investimenti, sul fatto di scomputare alcuni investimenti della difesa.”
La maggioranza si e’ spaccata sul voto sul Mes? “Anche l’opposizione e il campo largo – ha risposto l’esponente leghista – mi sembra che si sia spaccato visto che i cinque stelle hanno votato contro”. Il governo “fa certamente piu’ notizia pero’ in una logica di coerenza, che e’ importante, Forza Italia ha tenuto quella posizione, avendo storicamente trattato il tema del Mes in maniera diversa, e la Lega ha pressato molto per andare in questa direzione, ossia tutelare i nostri risparmiatori” e ha mantenuto una “posizione coerente”.
RENZI: CONTE E’ UNA MELONI CHE NON CE L’HA FATTA. CON SALVINI SONO LA STESSA COSA
“Giuseppe Conte è una Meloni che non ce l’ha fatta. Poi c’è Forza Italia che vince il premio ipocrisia dell’anno, Fi sono i peggiori di tutti e ne esce con le ossa rotte, erano i grandi europeisti. Ci hanno trapanato i padiglioni auricolari dicendo che sono europeisti e oggi si sono astenuti sul Mes. Se ci fosse stato Berlusconi resterebbe senza parole per quello che hanno fatto”. Così il leader di Iv Matteo Renzi a Metropolis.
“Credo che si sia fatta chiarezza, però siamo in presenza di un fatto enorme. I populisti stanno insieme, quindi Meloni, Salvini e Conte sono la stessa cosa, sono tutti e tre leader di partito che sono contro l’Europa, e vivono di sovranismo e populismo e questo crea dei problemi sia a destra che a sinistra, la divisione è trasversale. Da un lato c’è l’imbarazzo di Forza Italia, il partito che doveva essere europeista…la prossima volta che Tajani va Bruxelles anziché accoglierlo con il tappeto rosso lo accolgono con un sacco di risate. E dall’altro c’è la grande contraddizione del campo largo e Conte che ha detto che vota convintamente contro il Mes. Siamo in presenza di un fatto che è destinato a scombussolare le alleanze e i giochi politici italiani”, aggiunge Renzi, alla presentazione del libro del direttore di Repubblica Molinari.
IL PD: UN NO CHE AVRA’ CONSEGUENZE MOLTO IMPORTANTI
“L’Italia è stata sempre cuore e braccia dell’Europa, è un paese fondatore. Con il patto di stabilità ora invece ci hanno trattato come l’ultima ruota del carro”. Lo ha detto presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia conversando con i giornalisti a palazzo Madama. “Per due mesi il governo è stato in silenzio poi il ministro Giorgetti negli ultimi due Ecofin ha detto alcune cose solo per guadagnare un po’ di flessibilità e trattare uno slittamento graduale degli impegni per i prossimi anni di legislatura, mentre approva una manovra di bilancio priva di contenuti utili al Paese”, ha aggiunto Boccia. “E il no al Mes, che conferma le divisioni nella destra, è molto grave perché avrà conseguenze politiche importanti, perché ci isola ancora di più con i partner europei e ci mette ancora di più ai margini del processo di integrazione e questa è la cosa che ci fa più male”, ha concluso.
BORGHI FIERO: ORA CI RISPETTERANNO
“Forse questa è la volta buona che in Europa cominceranno a rispettarci di più. Le regole di questo Mes erano chiaramente mirate a danno dell’Italia” lo ha detto il deputato della Lega Claudio Borghi.
AZIONE: MAGGIORANZA ANTIEUROPEISTA
“Dopo il voto di oggi, e’ chiaro che c’e’ una maggioranza antieuropeista in Parlamento che non rappresenta la maggioranza europeista degli elettori. L’Italia da oggi e’ piu’ sola in Europa, senza alleati, ne’ di serie A ne’ di serie B. E’ sola, in balia della vuota retorica di Giorgia Meloni”. Lo dichiara Daniela Ruffino (Azione). “Sconfitti su tutti i fronti: dall’immigrazione, dove tutto rimane come era prima, al Patto di Stabilita’. Di nostro abbiamo aggiunto la stupida bocciatura della riforma del Meccanismo europeo di stabilita’. Speriamo che almeno Giorgia Meloni ci risparmi e risparmi agli italiani” le sue grida “di vittoria dopo ogni vertice europeo in cui preannuncia che ora l’Italia e’ piu’ ascoltata. Si’, ci ascoltano di piu’ i leader xenofobi e populisti come Santiago Abascal, o l’olandese Wilders. Non chi deve decidere sui destini nostri e dell’Europa. Gli italiani non sono stupidi come pensa Meloni. Ora e’ tutto piu’ chiaro come votare a giugno per chi crede nell’Europa”, conclude.
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