Il Nord non tocca palla – Riforma e Irpef e assegno unico, il Sud incassa la maggior parte dei benefici

19 Febbraio 2022
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Dalle riforme Irpef e assegno unico arriva “un effetto redistributivo maggiore per le regioni del Sud” Italia. E’ quanto emerge dalla nota ‘Assegno Unico Universale e revisione dell’Irpef: effetti distributivi sulle famiglie italiane’ pubblicata sul sito del Mef dal Dipartimento delle Finanze.”Nel 2022- ricorda la nota – entreranno in vigore due importanti riforme che interessano il sistema fiscale e il sostegno al reddito delle famiglie con figli: la riforma dell’imposta sul reddito sulle persone fisiche (Irpef) e quella dell’assegno unico e universale (AUU) per le famiglie con figli sotto i 21 anni di età”.

“Gli effetti redistributivi per area geografica delle due riforme – si legge nella nota del Dipartimento del Mef – mostrano nel complesso un miglioramento nelle disuguaglianze territoriali. Infatti, nel Sud Italia, l’indice di Gini calcolato per il reddito disponibile familiare presenta una riduzione maggiore rispetto al medesimo indicatore calcolato per le altre aree territoriali (-2,50%, contro il -1,66% del Centro e il -1,30% del Nord)”.L’effetto redistributivo delle riforme – si legge nella nota – è maggiore per le regioni del Sud, come si osserva dall’incremento dell’indice di redistribuzione globale (+12,32% al Sud, contro +9,58% al Centro e +8,19% al Nord) e dell’indice di Reynold-Smolensky (+11,25% al Sud, +7,22% al Centro, +7,03% al Nord). L’effetto redistributivo delle riforme deriva dal particolare aumento della progressività del sistema tax-benefit soprattutto al Sud ed evidenziato dall’incremento dell’indice di Kakwani (+39,57% al Sud, +18,54% al Centro, +17,24% al Nord).Nel complesso, i risultati segnalano che la revisione dell’Irpef e l’introduzione del nuovo AUU sono strumenti efficaci per ridurre la disuguaglianza dei redditi disponibili nelle aree più svantaggiate del Paese”.

 La nota offre una analisi statistica ed economica degli “effetti congiunti dei due interventi che hanno trasformato il sistema tax-benefit italiano evidenziandone il carattere redistributivo a favore dei nuclei familiari più vulnerabili e delle aree più svantaggiate del Paese”.

L’effetto redistributivo delle due riforme – si legge nella nota del Dipartimento delle Finanze del gennaio 2022 – è stato valutato “calcolando i principali indicatori di disuguaglianza. I risultati mostrano che l’effetto redistributivo complessivo è positivo: l’indice di Gini del reddito disponibile familiare diminuisce dell’1,65%, indicando una rilevante diminuzione della disuguaglianza del reddito disponibile per le famiglie italiane; l’indice di redistribuzione Reynold-Smolensky mostra un miglioramento significativo, con una variazione positiva pari all’8,41%. La riduzione dell’incidenza dell’imposta (-9,43% in termini di aliquota media effettiva) è più che compensata da un aumento significativo nella progressività della riforma (+21,60% dell’indice di progressività di Kakwani). Inoltre, l’effetto redistributivo è maggiore per le aree del Mezzogiorno rispetto a quelle del Centro-Nord, come risulta dall’incremento dell’indice di redistribuzione globale (+12,32% al Sud, contro +9,58% al Centro e +8,19% al Nord) e dell’indice di Reynold-Smolensky (+11,25% al Sud, +7,22% al Centro, +7,03% al Nord)”.

 Il sistema tax-benefit italiano – ricorda la nota del dipartimento delle finanze del Mef – è stato interessato da due importanti riforme, la revisione dell’Irpef e l’introduzione dell’assegno unico e universale per i nuclei familiari con figli minori di 21 anni. Sotto il profilo quantitativo, per le riforme sono state impiegate risorse per circa 13,8 miliardi di euro, con effetti significativi sul reddito disponibile delle famiglie. Sotto il profilo qualitativo, con le riforme migliorano sia l’equità orizzontale e verticale sia l’efficienza del sistema fiscale italiano”.Tra le caratteristiche distintive del nuovo strumento, sempre la nota del Mef ricorda che “l’AUU, Assegno unico universale, non sarà più erogato sulla base del livello del reddito familiare come avveniva per iprecedenti ANF, ma sulla base dell’ISEE, che tiene conto dei redditi e dei valori del patrimonio mobiliare e immobiliare della famiglia e li rapporta alla numerosità del nucleo familiare attraverso una specifica scala di equivalenza”.

Tra le caratteristiche distintive del nuovo strumento,- sottolinea la nota del Dipartimento del Mef – si ricorda che l’AUU non sarà più erogato sulla base del livello del reddito familiare come avveniva per i precedenti ANF, ma sulla base dell’ISEE, che tiene conto dei redditi e dei valori del patrimonio mobiliare e immobiliare della famiglia e li rapporta alla numerosità del nucleo familiare attraverso una specifica scala di equivalenza.In linea con il principio di universalità e con l’obiettivo di riconoscere i figli come un bene sociale indipendentemente dall’estrazione socio-economica dei genitori, la nuova misura dell’AUU prevede un importo minimo per ogni figlio, variabile a seconda che si tratti di un minorenne (50 euro mensili) o di un maggiorenne di età inferiore ai 21 anni (25 euro mensili), erogato indipendentemente dal livello dell’ISEE a tutti i nuclei con figli minori di 21 anni che ne faranno domanda. 

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