E’ fondamentale proseguire il cammino di integrazione europea. E’ quanto ha affermato il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, nel suo intervento al convegno “Sostenibilita’ del debito e sviluppo economico”, nell’ambito della 45ma edizione del Meeting di Rimini. “Un banco di prova per la nuova legislatura europea sara’ la capacita’ di confermare il ricorso a progetti di spesa comuni e di avanzare verso un’unione piu’ completa e piu’ integrata sul piano sia finanziario sia fiscale”, ha sottolineato Panetta, che ha aggiunto: “In secondo luogo, e’ indispensabile rilanciare la crescita, non solo per garantire il benessere dei cittadini, ma anche per continuare a contare nel mondo. Il rafforzamento dell’economia europea deve avvenire su piu’ dimensioni: riequilibrando la sua dipendenza dalla domanda estera e valorizzando il mercato unico; rendendola piu’ competitiva; ponendola all’avanguardia in campo tecnologico ed energetico; mettendola in grado di provvedere alla propria sicurezza esterna”.
Nel tempo l’integrazione europea “ha portato importanti benefici ai cittadini. L’abolizione delle tariffe doganali interne ha favorito la specializzazione produttiva e le economie di scala, stimolando l’efficienza e la concorrenza e accrescendo l’occupazione e il benessere”, ha spiegato.
“Si stima che in assenza del mercato unico il reddito pro capite in Europa oggi sarebbe inferiore di un quinto”, ha avvertito il governatore, che si e’ poi soffermato sul programma NextGeneration Eu, che terminera’ nel 2026: “e’ necessario avviare una riflessione sui prossimi passi. Il disegno e la portata dei programmi futuri dipenderanno in larga parte dal successo di quelli in corso, in particolare dalla capacita’ dei singoli paesi di utilizzare proficuamente i fondi messi a disposizione dai rispettivi piani di ripresa e resilienza”.
A tal proposito, “noi abbiamo stimato che dal 2021 al 2026 il Pnrr possa produrre “un effetto di 9 punti percentuali sul Pil e anche un effetto permanente sul reddito potenziale di 4 punti percentuali”.
Le proiezioni demografiche “indicano che nei prossimi decenni si ridurra’ il numero di cittadini europei in eta’ da lavoro e aumentera’ il numero degli anziani. Questa dinamica rischia di avere effetti negativi sulla tenuta dei sistemi pensionistici, sul sistema sanitario, sulla propensione a intraprendere e a innovare, sulla sostenibilita’ dei debiti pubblici. Per contrastare questi effetti, e’ essenziale rafforzare il capitale umano e aumentare l’occupazione di giovani e donne, in particolare nei paesi – tra cui l’Italia – dove i divari di partecipazione al mercato del lavoro per genere ed eta’ sono ancora troppo ampi”, ha evidenziato Panetta, secondo cui l’ingresso di immigrati regolari “andra’ gestito in maniera coordinata all’interno dell’Unione, bilanciando le esigenze produttive con gli equilibri sociali e rafforzando l’integrazione dei cittadini stranieri nel sistema di istruzione e nel mercato del lavoro. Misure che favoriscano un afflusso di lavoratori stranieri regolari costituiscono una risposta razionale sul piano economico, indipendentemente da valutazioni di altra natura”.
Per superare le sue debolezze e tenere il passo con il progresso a livello mondiale, “l’Unione europea – ha dichiarato Panetta – dovra’ avviare riforme profonde ed effettuare investimenti ingenti nei prossimi anni. I leader europei hanno gia’ individuato i settori chiave su cui concentrare l’impegno: la doppia transizione – ambientale e digitale – e comparti strategici come l’alimentare, l’energia, la sanita’ e la difesa, nei quali e’ necessario ridurre la dipendenza dall’estero. Investimenti in questi settori saranno efficaci se realizzati a livello europeo, con fondi sia pubblici sia privati. La spesa richiesta e’ talmente ingente – dell’ordine di centinaia di miliardi all’anno per molti anni – che e’ irrealistico pensare che le sole finanze pubbliche o i singoli paesi possano sostenerla da soli. Molte delle attivita’ menzionate hanno la natura di beni pubblici sovranazionali e richiedono pertanto un approccio coordinato a livello europeo. Cio’ consentirebbe inoltre di beneficiare di economie di scala e di aumentare l’efficacia degli interventi”.
Il governatore della Banca d’Italia ha poi parlato dell’Italia: “il problema cruciale rimane la riduzione del debito pubblico in rapporto al prodotto. L’Italia e’ l’unico paese dell’area dell’euro in cui la spesa pubblica per interessi sul debito e’ pressoche’ equivalente a quella per l’istruzione. Sottolineo questo confronto perche’ e’ emblematico di come l’alto debito stia gravando sul futuro delle giovani generazioni, limitando le loro opportunita’. La strada maestra passa per una gestione prudente dei conti pubblici, affiancata da un deciso incremento della produttivita’ e della crescita. Questo circolo virtuoso aumenterebbe significativamente le probabilita’ di successo e rafforzerebbe la credibilita’ delle nostre politiche, alleggerendo il peso della spesa per interessi”.
“Io credo ci siano le condizioni perché il Pnrr abbia degli effetti positivi sull’economia italiana. Quello che è importante è che il Pnrr segni un metodo, l’idea che lo Stato intervenga nell’economia con più investimenti volti a rafforzare il potenziale di crescita e con riforme. Se questo non sarà un evento una tantum, ma il modo con cui il settore pubblico interviene sull’economia gli effetti saranno di gran lunga maggiori”. Lo ha detto il Governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta durante il suo intervento al Meeting di Rimini. “E’ un piano di dimensioni molto rilevanti – ha spiegato – 194 miliardi, parliamo di oltre 9 punti di Pil, viene finanziato per 2/3 con prestiti ma per un terzo con contributi a fondo perduto da parte dell’Europa. E’ basato in larghissima parte su investimenti in attività che contribuiscono a rafforzare la crescita del prodotto: innovazione, digitale, diversificazione delle fonti di energia. E viene attuato insieme a riforme”.
La stima, ha spiegato Panetta, “è che nel suo complesso dal 2021 al 2026 il Pnrr avrà un effetto sul Pil di 9 punti percentuali dovuti alla domanda. Ci sarà anche un effetto permanente sul reddito potenziale, che sarà più alto di circa 4 punti percentuali”. Stime, ha detto, “soggette a una elevata incertezza. Ad esempio l’impatto del Pnrr dipenderà dalla qualità delle riforme, di quanto rafforzeremo la concorrenza, di quanto gli investimenti rafforzeranno la capacità di innovazione delle imprese, ma credo che vi siano le condizioni per avere un effetto persistente e potenzialmente permanente sull’economia italiana”.
“Nei prossimi decenni si ridurrà il numero di cittadini europei in età da lavoro e aumenteranno gli anziani, con effetti negativi su sistemi pensionistici, sistema sanitario, propensione a intraprendere e innovare, sostenibilità dei debiti pubblici. E’ essenziale rafforzare il capitale umano e aumentare l’occupazione di giovani e donne, in particolare nei paesi – tra cui l’Italia – dove i divari di partecipazione al mercato del lavoro per genere ed età sono ancora troppo ampi. Anche misure che favoriscano un afflusso di lavoratori stranieri regolari costituiscono una risposta razionale sul piano economico, al di là di altre valutazioni di natura sociale o etica. L’ingresso di immigrati regolari andrà gestito all’interno dell’Unione Europea bilanciando le esigenze produttive ed equilibri sociali, assicurando un’integrazione”.