Federalismo fiscale alla lombarda – Più tasse sui frontalieri, accordo di Fontana col Ticino. E l’extragettito alla Regione e non più ai Comuni

29 Maggio 2020
Lettura 4 min

di Benedetta Baiocchi – All’apparenza sembra una lettera come tante altre ma il documento che il 30 aprile (in piena crisi Covid) il governatore Fontana sottoscrive con il presidente del Canton Ticino, inviandola al governo italiano, suona come un danno e una beffa per frontalieri e Comuni.

Di che si tratta? La questione annosa è la doppia tassazione dei frontalieri, un esercito di lombardi di confine che lavorano in Svizzera.

Il giudizio negativo sul tentato accordo lo dà il Pd e In Azione, il movimento di Carlo Calenda, considerandolo un accordo fiscale sfavorevole per Comuni e frontalieri.

Perché? Si legge che “almeno íl 50% del gettito aggiuntivo generato dalla progressiva piena imposizione in Italia dei lavoratori frontalieri, verrà conferito a Regione Lombardia, che distribuirà tali risorse ai Comunì della fascia di frontiera da destinare ad investimenti sul territorio”.

In altre parole, regime fiscale più sfavorevole per i lavoratori, e i soldi dei ristorni sono in mano alla Regione, che poi li distribuisce ai Comuni, anziché versare l’extragettito della nuova tassazione ai Comuni stessi. Puro federalismo… fiscale. Alla lombarda.

Ed ecco la lunga nota di Azione Como (il movimento di Calenda) sulla annosa vicenda.


Azione Como

Azione Como è intervenuta sulla questione frontalieri prima con un comunicato, poi con un video in cui si invitava ad un dialogo Lorenzo Quadri, esponente della Lega dei Ticinesi: per questo, alcune testate, tra cui ComoZero, hanno suggerito che noi fossimo troppo diplomatici. Bene. Cambiamo registro, ma facciamo un ultimo tentativo ponendo una domanda a Nicola Molteni, che ieri è intervenuto sulla questione: la lettera che sta circolando è falsa? Se SI, potete interrompere qui la lettura, ma se come temiamo è vera, (e abbiamo ragione di crederlo visto che ieri, l’abbiamo ricevuta così come altre forze politiche, attraverso una fonte di cui vogliamo tutelare la riservatezza), forse meglio proseguire la lettura di questo post.

Azione Como si associa alle voci di denuncia della vera e propria fregatura che si prepara per i nostri frontalieri e per i Comuni di confine, grazie all’ineffabile presidente Attilio Fontana. Un uomo che sempre più si avvicina, purtroppo, alla definizione di “calamità naturale”. Pensavamo che il pericolo fosse all’interno di una (per fortuna esigua) parte di Ticinesi xenofobi, ma dovevamo anche guardarci in casa.

Per chi non lo sapesse: i frontalieri sono lavoratori che ogni giorno vanno a lavorare in uno stato estero confinante e che la sera rientrano al loro domicilio. Nel caso della Svizzera, essi vengono tassati secondo il trattato del 1974 secondo la tassazione elvetica (dove si produce il reddito), e il 38% di questa tassa viene stornata all’Italia, che a sua volta dovrebbe dare questo importo ai comuni di frontiera per finanziare opere e progetti che mirano a migliorare la co-operazione transfrontaliera: in pratica, ogni frontaliere paga le tasse locali perché vive nel comune di confine e si può abbozzare che il ristorno copra i servizi tra cui sanità e opere infrastrutturali.

A seguito delle mutate condizioni socioeconomiche nella fascia di confine, su pressione principalmente della Svizzera, negli anni è stato avviato un tavolo per adeguare questa tassazione e per tutelare sia il mercato del lavoro (ovviare al dumping in Ticino), rendere competitive le aziende nei territori di frontiera italiani (un’azienda italiana paga molte più tasse e abbiamo assistito a fenomeni di rilocazione) e anche migliorare le comunicazioni tra le due nazioni (linee ferroviarie e stradali).

Già a Luglio dello scorso anno avevamo appreso attraverso la stampa che Canton Ticino e la Regione Lombardia lavoravano di nascosto per correggere la bozza d’intesa italo-svizzera sulla tassazione dei frontalieri, riscrivendo l’accordo del 2015 mai approvato dal Parlamento italiano.

Ora, la sorpresa: esce una lettera, firmata dal presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, e dal presidente uscente del Canton Ticino, Christian Vitta, indirizzata ai ministri dell’economia di Italia e Svizzera (nel post, potete trovare copia) è datata 30 aprile, nel pieno di una crisi sanitaria ed economica che sta piegando molti lavoratori, tra cui tantissimi frontalieri, alcuni dei quali hanno già perso purtroppo il posto di lavoro: alla faccia della trasparenza e del “prima gli italiani”.

Sembra la storia di un complotto ordito nell’ombra alle spalle dei frontalieri lombardi. Ed è così, in effetti, considerandone i contenuti: un vistoso aggravio fiscale che penalizzerebbe fortemente i lavoratori, mentre forse a Roma e di sicuro a Bellinzona entrerebbero più tasse. Durante la crisi sanitaria, evidentemente, Fontana era distratto dal tavolo sulla fiscalità dei frontalieri, aperto nonostante la materia non fosse di competenza della Regione, per poter poi calare come un avvoltoio sui fondi della tassazione aggiuntiva che verrà imposta ai frontalieri. Tra le altre cose, anche l’OCST, Organizzazione Cristiano Sociale Ticinese, ha subito preso le distanze e denunciato l’operazione, che non ha visto per nulla il coinvolgimento dei rappresentanti delle categorie interessate, come qualche faccia di bronzo ha invece dichiarato.

Pare infatti che l’esosa Regione Lombardia voglia almeno il 50% dell’extra gettito per sé, sfilandolo ai Comuni che hanno potuto in questi anni integrare i loro magri bilanci grazie ai ristorni dei residenti frontalieri. Che Fontana e la Lega, disposti a tutto per il potere, pensino ossessivamente alla “grana” lo stiamo vedendo ormai in ogni occasione: tuttavia qui si superano i limiti della fantasia più fervida e della decenza: per un piatto di lenticchie essi si prostrano all’interesse svizzero di rendere meno conveniente il mercato del lavoro ticinese per i nostri connazionali.

Dando merito ai parlamentari del Partito Democratico di aver sollevato per primi la questione, che altrimenti sarebbe rimasta nascosta ancora per chissà quanto, Azione Como non può che giudicare sconcertante il modo di procedere di chi dovrebbe tutelare gli interessi dei frontalieri, e semplicemente vergognoso il tradimento perpetrato ai loro danni.

Cosa dicono i leghisti? Nicola Molteni e Massimo Sertori dicono che grazie a loro si è usciti da uno stallo. Il prezzo? Un adeguamento che tende ad una iniqua doppia imposizione e che a loro dire prevederà un non meglio specificato meccanismo di deduzioni, ma anche un diverso trattamento tra frontalieri “in corso” e “nuovi”. Su questo punto va capito poi chi sia un nuovo frontaliere: per esempio, chi non ha mai lavorato in Svizzera oppure anche chi ci ha già lavorato, ma deve rinnovare il permesso di lavoro che dura 5 anni? Chi ha lavorato in passato in Svizzera come frontaliere, ma deve fare un permesso nuovo, è un nuovo frontaliere?

Siamo abituati ai voltagabbana, purtroppo: sapete chi disse in passato che il documento in preparazione era «devastante» e «da cancellare»? Il leghista Salvini, che però è abituato a spregiudicate operazioni col tricolore, a pontificare sul “tradimento degli interessi di una nazione”: oggi i suoi sodali scrivono una pagina vergognosa nella storia della Lombardia, ma dubitiamo fortemente che il loro leader ne prenda le distanze.

Azione è stata tacciata di essere “troppo francescana”: adesso basta. Di fronte a questa ulteriore aggressione ai diritti dei lavoratori frontalieri, chiede al Governo Italiano di bloccare sul nascere queste misure ignobili e di invitare l’attuale giunta lombarda ad occuparsi meglio di quanto le compete.

Qui sotto la lettera.

Photo by udit saptarshi

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