E’ partita la guerra per le case green

15 Marzo 2023
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 “La direttiva della Commissione non è condivisibile per i vincoli perentori che impone. Ancora di meno è accettabile la posizione approvata dal Parlamento europeo, che la irrigidisce ancora di più, ponendo addirittura vincoli individuali sulle proprietà”. Lo dice, in un’intervista al Corriere della Sera, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, dopo il primo sì alle case green del Parlamento europeo. “Io stesso al Consiglio energia del 25 ottobre, sulla trattativa portata avanti dal governo Draghi – ricorda il ministro – avevo espresso parere favorevole a condizione di prevedere al 2033 e al 2040 dei punti di controllo sulla base di un percorso lineare di decarbonizzazione da raggiungere entro il 2050. È bello ammantarsi di ideali, ma in Italia abbiamo circa 31 milioni di unità. Di queste 15 milioni sono oggetto di classificazione. Anche se molte sono escluse in quanto sotto i 100 metri quadrati, vincolate o per altri motivi, le abitazioni da portare in classe F al 2030 sarebbero comunque circa 5,1 milioni e quelle da portare in classe D al 2033 ammonterebbero a 11,1 milioni”, ribadisce il ministro che poi aggiunge: “Nessuno mette in dubbio l’obiettivo al 2050 ma si deve procedere per gradi. Devono essere gli Stati nazionali a valutare il percorso da seguire rispetto al patrimonio immobiliare di ogni Paese. E va fatta una valutazione rispetto ai numeri. Se con il Superbonus, spendendo 110 miliardi, siamo riusciti a intervenire su 360 mila immobili, quanto servirebbe per intervenire entro il 2030 su quasi 15 milioni di unità immobiliari? Si tratterebbe di cifre astronomiche che non possono permettersi né lo Stato né le famiglie italiane”, sottolinea. 

“La direttiva è stata approvata in Europarlamento, sì. Ma la battaglia non è ancora finita”. Intervistato dal Tempo, Giorgio Spaziani Testa, Presidente di Confedilizia, è ancora speranzoso sulla possibilità di bloccare la normativa europea sulle “CASE GREEN“. E spiega: “gli obiettivi si possono raggiungere anche attraverso ‘spinte gentili’, evitando imposizioni, ma varando incentivi o altri strumenti simili”. In ballo c’è il rispetto dell’ambiente, dicono. “Evitiamo caricature. Non c’è nessun derby tra favorevoli e contrari all’ambiente, all’efficientamento energetico. Qui, piuttosto, si rischia un’altra mannaia sul patrimonio immobiliare degli italiani. E peraltro sulla base di obiettivi alcuni dei quali sono irrealizzabili. Quando leggiamo di emissioni zero entro il 2050 parliamo di qualcosa che non si può ottenere, per dire, nemmeno in Finlandia”. Qualora la direttiva delle “CASE GREEN” entrasse definitivamente in vigore, quanto può costare agli italiani? “Premesso che noi non ci daremo per vinti fin quando l’esito non sarà scongiurato, possiamo prendere a riferimento le cifre dell’Enea riguardanti la parte ‘ecobonus’ del ‘superbonus’. Dunque, parliamo di un investimento medio di circa 600 mila euro per i condomini. Per gli edifici unifamiliari 113-114 mila euro; per le unità immobiliari funzionalmente indipendenti 96-97 mila euro”. 

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