“Nella vita delle donne il lavoro continua a essere un freno per la natalità, la natalità per il lavoro. Secondo una recente indagine condotta da Cisl insieme a BiblioLavoro in Lombardia su oltre 6 mila intervistate, iscritte al sindacato, il 20% ha dichiarato di rinunciare a fare figli per potersi dedicare alla carriera. La politica deve intervenire per indurre una trasformazione a questa continua condizione di sacrificio“.
Lo afferma Antonella Giachetti, presidente di Aidda, l’Associazione imprenditrici e donne dirigenti d’azienda.
“Lavoro e figli sono temi centrali che devono smettere di essere considerati un’alternativa uno dell’altro. Per il 94% delle intervistate conciliare la maternità con il percorso lavorativo è complesso. Oltre il 60% dice che gli impegni famigliari rallentano la carriera. E poi il divario salariale che persiste – aggiunge Giachetti – e la mancanza cronica di strutture di welfare capace di dare un supporto sociale: il 37,2% delle donne ascoltate nell’indagine ha dovuto rinunciare a una promozione per assistere un famigliare“.
“Occorre prendere esempio da modelli virtuosi che già esistono all’estero in alcuni Paesi europei. E soprattutto lavorare per non sprecare i fondi del Pnrr destinati ai nidi e alle strutture di assistenza – conclude la presidente di Aidda – si tratta di un’occasione storica che non possiamo permetterci di sprecare considerando la fragilità della condizione femminile sul lavoro in Italia e il problema demografico. Serve comprendere che la denatalità è una forma di sofferenza e di guerra per le donne: non tolgono la vita, ma smettono di darla”.

Denatalità? Alle donne accesso quasi impossibile al lavoro e alla carriera se ci sono anche i figli
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