di Riccardo Rocchesso – A tutto c’è una fine. Ed anche questa emergenza terminerà.
Il giorno in cui il Premier Conte darà la notizia della fine della Pandemia, probabilmente scenderemo tutti in piazza, a festeggiare, come nel 2006 e la vittoria di Berlino. Abbracciandoci e ritrovandoci uniti come popolo come non succedeva da molto tempo.
Ma una volta finiti i festeggiamenti… cosa resterà di noi e del nostro Paese? A parte l’economia, la recessione, il massacro turistico, il danno mediatico del brand Italia nel giro del mondo… come sarà l’umore del popolo italiano, soprattutto quello del centro-nord, dopo questi mesi difficili?
Ci saranno degli strascichi comportamentali?
In un momento storico in cui l’individualismo, l’ego e la diffidenza nel prossimo son diventati sempre di più baluardi della società, come ci ritroveremo dopo la nostra prima quarantena? Ci saranno alcune modificazioni ai nostri attuali (già stressati) comportamenti di vita?
La distanza che stiamo preservando di un metro tra persone, per evitare il contagio, alla fine è una perfetta metafora di come stiamo vivendo all’interno della nostra società oggi.
Siamo sempre più distanti ed indifferenti.
A volte basta un social network ed una tastiera per scatenare la nostra peggior bestia interiore.
Negli ultimi giorni avrete assistito anche voi a vere e proprie battaglie sui social tra cittadini, condite con offese di ogni tipo, ognuno doveva dire la sua, anzi, l’ego di ciascuno doveva dire la sua visione a tutti i costi.
Ma cosa c’è di strano dopotutto? Ormai ci siamo abituati.
Anche in queste situazioni, in cui dovremmo essere compatti, troviamo modo di dividerci, e di insultarci. Infatti qui è caduto a pennello il COVID19.
Ancora più distanti, confusi, spaventati e con meno voglia di uscire, con meno voglia di contatti umani, con meno voglia di scoprire quel mondo meraviglioso che c’è li fuori, e che c’è dentro ognuno di noi.
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