Con tutti questi aiuti… chiuso un ristorante su quattro. Non ci sono soldi per pagare gli affitti

31 Maggio 2020
Lettura 3 min

Fate un giro sul sito di Confommercio. E’ istruttivo.

Ecco il lungo report sulla morte annunciata del commercio nonostante gli aiuti annunciati.

Ripartenza molto complicata quella dei pubblici esercizi: per circa l’80% degli imprenditori intervistati lavorare con il distanziamento interpersonale e le altre misure anti covid-19 ha creato non poche difficoltà. Ecco uno dei principali risultati emersi dall’indagine condotta dal Centro Studi della Fipe – Federazione Italiana Pubblici Esercizi per capire l’andamento della prima settimana di lavoro dopo la riapertura di bar e ristoranti dello scorso 18 maggio.

Come sappiamo la maggior parte degli imprenditori ha deciso di riaprire già a partire dal 18 maggio (circa il 48%) mentre circa il 35% lo ha fatto solo qualche giorno dopo. Una minima parte, il 10,8% riaprirà il primo giugno, mentre ancora meno, il 5,6%, ha rinunciato del tutto a riaprire a causa delle condizioni imposte ritenute economicamente svantaggiose.

Purtroppo, Il bilancio di questa prima settimana di attività risulta essere nel suo complesso negativo o molto negativo per ben il 74,5% degli intervistati, con incassi ridotti di circa il 70%. Non va meglio se si guarda ai giorni a seguire: sette su dieci si dicono pessimisti anche sulla settimana in corso e non prevedono miglioramenti significativi. Unica nota lieta dal comportamento virtuoso dei clienti che non hanno fatto particolare fatica a rispettare le regole anti covid-19.

Secondo i dati l’aspetto a cui i clienti fanno più attenzione è l’igiene delle mani molto curata nell’88% dei casi. Ottime percentuali anche per quanto riguarda l’uso della mascherina (85%). Qualche difficoltà in più sulle regole di distanziamento sociale seguite in poco meno dell’80% dei casi.

A conferma delle grandi difficoltà di uno dei comparti più colpiti dall’emergenza Covid-19 gli ultimi dati Istat sull’andamento del primo trimestre 2020 che ha visto una flessione del fatturato per le imprese della ristorazione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente del 23,8%. Sui primi tre mesi ha influito pesantemente il mese di marzo e preoccupa pensare a cosa succederà nel secondo trimestre con i periodi di chiusura più lunghi, tutto aprile e parte di maggio, e con la ripartenza lenta di giugno.

“I dati emersi dall’analisi di questa prima settimana di lavoro purtroppo parlano chiaro – dichiara Aldo Cursano, Vicepresidente Vicario di Fipe – Sapevamo che sarebbe stata una ripartenza lenta e che il processo di ripresa non sarà breve, a causa dei pochi clienti e della quasi totale assenza dei flussi turistici, linfa vitale per tutto il comparto. Per questo motivo siamo sempre più convinti che la vera sfida sarà riportare le persone nei locali, anche attraverso attività promozionali e di comunicazione che invoglino i clienti a tornare a consumare, anche facendo leva sul vantaggio economico. Si dimostra tuttavia che senza nuove ed efficaci azioni di sostegno molte imprese rischiano di non farcela. Ulteriore riflessione andrebbe poi fatta sui fenomeni di mala movida al centro delle cronache di questi giorni. Da subito abbiamo parlato di ripartire in sicurezza e con responsabilità ma questo è un obiettivo che deve essere condiviso da tutti a partire dai consumatori. Resta evidente che chiedere sacrifici enormi alle imprese per assicurare il distanziamento ed assistere poi a scene del passato come se nulla fosse accaduto dimostra che qualcosa non funziona. Bisogna favorire modalità di consumo che garantiscano il rispetto del divieto di assembramenti perché il nostro unico obiettivo resta la fase 3 e non il ritorno alla fase 1”.

Fipe: “non pagheremo gli affitti, non abbiamo i soldi”

“Noi gli affitti non li pagheremo,  perché i nostri non sanno dove prendere i soldi e riempiremo i  tribunali di contenziosi”. Lo ha affermato il direttore generale Fipe Roberto Calugi,  in audizione alla Camera sul dl rilancio. “Sul versante delle locazioni commerciali e degli affitti di ramo di azienda – ha aggiunto – riteniamo improcrastinabile che il Governo metta in atto modelli di incentivazione per favorire forme di rinegoziazione, anche solo temporanea, dei canoni di locazione affinché siano riportati ad equilibrio economico consono alla realtà “post” Covid. Per questo  chiediamo di estendere quanto previsto all’ articolo216, comma 3, prevedendo l’inserimento dei pubblici esercizi all’interno della misura di riduzione al 50% dei canoni di locazione. E’ necessario incentivare un nuovo equilibrio che sia economicamente sostenibile da parte delle imprese per i prossimi difficilissimi mesi e, questo, a prescindere dalla dimensione, va fatto anche per chi opera in regime di concessione o sub concessione”.

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