Un miliardo di euro in meno. E’ quanto si stima manchi oggi all’appello del fatturato delle imprese del settore eventi e cerimonie a causa dell’emergenza covid19. Un conto che sembra destinato a salire anche alla luce dei provvedimenti adottati nei giorni scorsi dalla Presidenza del consiglio dei Ministri con l’obiettivo di contrastare la ripresa dei contagi e della pandemia in corso. “Il Dpcm che è stato emanato, per molti aspetti, ha fatto tirare un sospiro di sollievo a molte imprese che temevano un inasprimento forse anche più forte delle misure – dichiara il Presidente della CNA del Veneto Alessandro Conte – come CNA abbiamo sempre detto che tutela della salute e salvaguardia del lavoro devono andare di pari passo. Un principio che ci sembra abbia guidato anche l’azione del Governo. E’ evidente però che queste limitazioni, seppur come detto più contenute rispetto al previsto, avranno un impatto ulteriore sull’intera filiera degli eventi che in Veneto coinvolge centinaia e centinaia di attività di carattere artigiano.
Le imprese infatti dovranno, dall’oggi al domani, riprogrammare le proprie attività, il più delle volte rinunciando a una parte dei propri guadagni. Dire oggi di quanto caleranno questi guadagni è difficile, ma sappiamo già che tra disdette e rinvii una riduzione ci sarà. Alle imprese al contrario di quanto accade servono da un lato tempo per riprogrammare i propri servizi e dall’altro chiarezza anche nei testi che vengono emanati”.
Com’era prevedibile infatti sono molte le richieste di interpretazione giunte alla Cna del Veneto nella sola giornata di oggi. I casi sono diversi e gli esempi non mancano: come l’organizzatore di matrimoni che si chiede se sia possibile trasferire l’evento direttamente al ristorante dove al momento, nel rispetto delle norme, non è fissato il limite di 30 persone, oppure il caso del barista che non sa come comportarsi con i clienti che hanno prenotato per la festa di laurea oggi vietata. Incertezze che rischiano di compromettere l’attività di molte imprese artigiane molte delle quali, oltre 600 dicono i dati più recenti, a marzo di quest’anno avevano già chiuso i battenti.
Se sommiamo le imprese di abbigliamento e abiti da cerimonia, a quelle che si occupano di alloggio, location, alle attività artistiche, di bellezza, audio e video, di ristorazione e catering contiamo oltre 23mila attività per le quali da oggi e per trenta giorni sono previste delle necessarie, ma evidenti, limitazioni – dichiara il segretario della CNA del Veneto Matteo Ribon – Ecco perché, come già fatto a marzo, ci appelliamo al Governo e alla Regione affinché possano essere messi in campo degli strumenti, per esempio dei bandi, a supporto delle imprese colpite dalla crisi economica”.Ma quella dell’associazione non è solo una richiesta di tipo economico. “Ciò che ci auguriamo è che per il futuro, per affrontare al meglio una situazione che ci riguarda le decisioni vengano prese ascoltando da vicino il mondo dell’impresa da cui possono giungere importanti suggerimenti – sottolinea Ribon – La riduzione dell’orario per esempio è quasi contraddittoria rispetto all’esigenza di far rispettare il distanziamento. In questo modo infatti si riduce solo il numero di persone che possono usufruire del servizio. Meglio sarebbe lavorare sul numero dei posti perché siano distanziati e dare modo ai ristoranti di lavorare su più fasce orarie senza ridurre la clientela”.