Sono circa 3mila i ricorsi già presentati nelle Prefetture di tutta Italia contro le multe comminate agli esercenti che, nonostante le regole, hanno aperto i propri esercizi: bar, ristoranti, locali. A LaPresse, Lorenzo Nannelli, legale della rete di ‘Io apro’, insieme con i colleghi Mauro Sandri e Linda Corrias, dice: “Abbiamo intasato le Prefetture d’Italia e siamo in attesa di risposte. Il passaggio successivo sarà rivolgerci ai giudici di pace”.
Dal 15 gennaio scorso, quando è nato ‘Io apro’, “l’iniziativa non si è mai fermata: i titolari degli esercizi hanno continuato ad aprire”. “Ci sono primi pronunciamenti come per esempio a Reggio Emilia, la stessa Cassazione e il Tar del Lazio sulla questione di parrucchieri e centri estetici – spiega – che ravvisano profili di incostituzionalità: i dpcm che si sono susseguiti sembrano dunque di dubbia costituzionalità”. “Già prima di gennaio – aggiunge – erano intervenute delle pronunce a tutela del diritto al lavoro”.
“Sfido chiunque a vivere con il 5% dello stipendio mensile da aprile 2020 ad oggi. È impossibile”. Lo dice a LaPresse Francesco Toscano, di City life cafè, un locale che resta aperto nonostante i divieti che, a gennaio scorso ha aderito a Io Apro. “Se lo Stato non ha le risorse per fare fronte alle richieste della società – afferma – allora avrebbe dovuto spendere per la sanità”.”A Milano e provincia hanno chiuso oltre 500 tra bar e ristoranti eppure nessuno protesta, hanno paura – sottolinea – Milano è da sempre motore dell’Italia, i miei colleghi lavorano al buio, come i carbonari: fanno entrare senza mettere la faccia, di nascosto. Aprite”.