di Giovanni d’Acquino – Vent’anni fa era iniziata la fuga, la delocalizzazione delle aziende, in particolare del Nord, verso mete fiscalmente più umane. La desertificazione industriale viene da molto lontano. L’ultima a salutare è la Campari, se ne va in Olanda. Sede legale e regime fiscale non più italiano.
Ma è la sola? Per nulla. Il sito Proiezionidiborsa sfila uno dietro l’altro i marchi che hanno preso altre strade diverse da quelle del fisco italiano.
Per citarne una, la Fiat, anzi, la Fca, già oltre confine dal 2014.
“Poi è stata la volte MediaForEurope, la nuova holding che ha unito Mediaset italiana e spagnola. Ecco altri che si sono spostati nei Paesi Bassi: Cementir, del gruppo Caltagirone, Eni, Enel, Exor, Ferrero, Prysmian, Saipem, Telecom Italia, Illy, Luxottica Group. Tutte si sono trasferite a quattro chilometri dal centro di Amsterdam, l’indirizzo è Prins Bernhardplein 200. Dove ha sede, fra le altre, Intertrust, un’ azienda specializzata nella creazione e domiciliazione di società di ogni genere”. Vi basta?
Insomma, ci si può domiciliare in Olanda(2800 le aziende che lo fanno, con 5000 miliardi, scrive il sito, di affari l’anno). Intanto il governo fissa in Italia i nuovi limiti di contante dal 1° luglio: 1999 euro. Per fermare l’evasione, dicono. Come se la fuga delle imprese non fosse una cosa seria. Ma cambiare il regime fiscale è impossibile, lo Stato costa.
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