Auto elettriche inaccessibili. L’Ue si prepara ad una economia di guerra, ovvero ridurre i consumi

20 Febbraio 2023
Lettura 2 min

di Luigi Basso – Gli oligarchi europei, attraverso il Parlamento Europeo, hanno appena fatto approvare il divieto di produzione di auto a benzina o diesel a partire dal 2035, un provvedimento che si inserisce in un profluvio di norme – dette pacchetto Fit for 55 – apparentemente finalizzate a ridurre le emissioni di CO2 in Europa del 55% entro il 2030: l’apparatcik ha assegnato a queste iniziative varie denominazioni – green economy, green deal – per convincere i destinatari delle nuove imposizioni che l’obiettivo che si ha a cuore è la protezione dell’ambiente dall’inquinamento, difesa dell’ecosistema.

Tuttavia, è sufficiente leggere attentamente i pacchetti di norme “verdi” per capire che in realtà la protezione dell’ambiente e l’ecologia c’entrano poco o con nulla con le misure varate, anzi a volte vanno nella direzione opposta.
Per esempio, il divieto di produzione di auto termiche è accompagnato da una serie di provvedimenti “ancillari” che non solo sono poco “ecologici”, ma contraddicono pure quel fine, come l’emendamento salva auto di lusso (potranno essere prodotte le macchine che sono fabbricate in numero inferiore a 1000, cioè le fuoriserie), quello che prevede la possibilità di circolare con auto termiche anche dopo il 2035 e di commerciare auto termiche usate (realizzando quello che è già stato ribattezzato l’effetto Avana, ossia la circolazione per le strade di auto molto vecchie, che riceveranno scarsa manutenzione per via della mancanza di pezzi di ricambio), quello che prevede incentivi pubblici, decrescenti nel tempo, per l’acquisto di auto elettriche.


Non sembra dunque molto ecosostenibile permettere ai ricconi di girare a benzina, lasciare circolare un parco macchine vecchissimo e ridurre gli ecoincentivi, invece di aumentarli nel tempo per rendere meno gravoso il costoso passaggio all’elettrico.


Del resto, che l’obiettivo degli oligarchi europei non sia la tutela dell’ambiente lo confermano tre dati inoppugnabili.


Innanzitutto, se lo scopo delle nuove normative fosse veramente quello di arrivare tra dodici anni a girare con auto elettriche, vedremmo fin d’oggi partire un enorme piano di investimenti statali in mezzi di trasporto pubblici elettrici, nonché in una mostruosa rete di colonnine e posti di ricarica: nulla di tutto questo è all’orizzonte.


In secondo luogo, le emissioni di CO2 delle auto europee costituiscono una percentuale ridicola di tutto l’inquinamento da CO 2 nel mondo: 0,5 miliardi di tonnellate contro un totale di 50, ovvero l’1%: in pratica si sta andando a caccia di fringuelli con i cannoni, facendo credere che si vuole svuotare il mare col secchiello.


In terzo luogo, è risaputo (si veda Planet of the Humans prodotto da Michael Moore) che la fabbricazione di dispositivi elettrici ed il loro smaltimento sono tra le più pericolose fonti di avvelenamento dell’ambiente.


Un vecchio adagio dice che se un animale sembra un’anatra, si muove come un’anatra e starnazza come un’anatra, allora probabilmente è un’anatra.


In che senso? Se una misura che gli oligarchi spingono non serve a raggiungere l’obiettivo da loro dichiarato, molto probabilmente serve ad altro.


Il sospetto è che la green economy sia solo un modo per arrivare alla “distruzione della domanda interna” di cui si è già in passato discusso, per cercare di mantenere in piedi il carrozzone degli oligarchi UE.


Qualcuno nel Nord Europa è infatti convinto che un’Europa senza materie prime, con una moneta svalutata e con tassi di inflazione alti possa stare in piedi solo distruggendo la domanda interna, instaurando cioè un’economia di guerra.


Questa oggi è probabilmente la migliore spiegazione di cosa sta succedendo.

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Direttrice: Stefania Piazzo
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