Alitalia. Pagliarini, quando la Lega aveva il coraggio di denunciare la gestione e le enormi perdite

1 Marzo 2021
Lettura 9 min

E’ il maggio 2019 e arrivava la segnalazione dell’Autorita’ dell’Energia, secondo la quale il decreto crescita conteneva il rischio di un aumento delle bollette di luce e gas per via del salvataggio di Alitalia.

Nel 2017 l’ultima dazione era avvenuta grazie al decreto fiscale del governo, 300 milioni per Alitalia.

Come se mai avessimo dato… E allora, scartabellando nel nostro archivio, abbiamo ritrovato un carteggio che riproponiamo per la cocente attualità, a imperitura memoria della vicenda Alitalia.

Si tratta di una disamina articolata che risale al 2004, costruita sui bilanci  e le diverse relazioni di certificazione degli ultimi 10 anni. Quindi , figuriamoci, dal 1994 al 2004. Altro che i 300 milioni del 2017. Naturalmente tutto contornato da ristrutturazioni, ricapitalizzazioni, annunciati risanamenti….

Passiamo la parola a Giancarlo Pagliarini che, nel 2004, articolò questo esaustivo intervento in aula. Da ieri ad oggi nulla è cambiato, basta leggere!

di Giancarlo Pagliarini. Signor Presidente, colleghi, voi sapete che la garanzia dello Stato viene concessa per un tempo breve, per il tempo necessario a consentire la definizione e la successiva realizzazione da parte della società di un piano industriale di ristrutturazione e di rilancio. Questo perché, oggi come oggi, come ha detto l’ingegner Cimoli in audizione, il gruppo non ha alcuna capacità di credito. Dunque, il gruppo non è in grado oggi di far fronte ai suoi impegni e dovrebbe portare i libri in tribunale. In assenza di prospettive, cioè in assenza di un piano industriale di ristrutturazione e di rilancio, questa garanzia di 400 milioni che stiamo dando assumerebbe il significato di soldi buttati dalla finestra, assumerebbe il significato di un vero e proprio danno erariale. Infatti, tra sei mesi, il gruppo sarebbe nella stessa situazione di oggi. Prima ho sentito Pasetto, purtroppo, che ha parlato di posizione pregiudiziale della Lega Nord Federazione Padana, di una posizione irresponsabile; bene, io adesso cerco di rappresentare ai colleghi di maggioranza e di opposizione, in sintesi, la situazione di Alitalia, in modo che poi ognuno possa votare in maniera responsabile e consapevole.


Comincio prendendo la relazione di certificazione sul bilancio consolidato. Dobbiamo sempre parlare del bilancio consolidato, perché Alitalia controlla altre società (si può far fare utili e perdite a chi si vuole, quindi dobbiamo guardare il consolidato). C’è scritto che il bilancio consolidato riporta significative perdite di esercizio – quindi perdite grosse – e un notevole incremento dei debiti a breve, a medio e a lungo termine (proprio una tragedia!). Le perdite sono riferite – dicono i revisori – prevalentemente al bilancio della capogruppo Alitalia Spa e, per questa società, il negativo andamento economico poi è proseguito anche nei primi mesi dell’esercizio in corso e, quindi – attenzione! – , gli amministratori, come riferito in una nota al bilancio, hanno annunciato un piano di risanamento finalizzato a un tempestivo riequilibrio della gestione.

Quindi, è necessario un tempestivo riequilibrio della gestione! Piccolo particolare, colleghi: la relazione che vi ho letto è la relazione di certificazione sul bilancio consolidato al 31 dicembre 1993 (I deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana gridano: «Olé!»)! Non è quella di quest’anno, ma quella di dieci anni fa! Dieci anni fa la situazione era drammatica e, secondo quanto riferito dai revisori, gli amministratori avevano detto di non preoccuparsi perché avevano preparato un piano di risanamento in modo da rimettere la situazione a posto in quattro e quattr’otto. Questo avveniva nel 1993. Notate che poco tempo prima lo Stato aveva preso dalle tasche degli italiani 292 milioni di euro e li aveva dati al gruppo per coprire le perdite. Allora, nonostante gli avessero dato i 292 milioni per coprire le perdite, nel 1993 la situazione era drammatica, anche se si diceva che c’era il piano di ristrutturazione. Benissimo! Era il 1993. Andiamo a vedere che cosa è successo nel 1994. Nel 1994 Alitalia ha perso «solo»192 milioni di euro (ed è una bella cifra anche questa!), ci sono ancora dei problemi e i revisori dicono, nella relazione per il 1994, che gli amministratori hanno illustrato i fondamenti su cui si basa un prospettato riassetto della capogruppo.

Quindi, nel 1993 c’era un piano di ristrutturazione, che non è andato a buon fine (probabilmente perché i sindacati lo hanno bloccato, non lo so); però non è un problema, perché nel 1994 ve ne è un altro, che, secondo quanto detto, si basa sulla necessità di una ricapitalizzazione della capogruppo, al fine di un definitivo assestamento della sua situazione. E questo era il 1994.

Lo dico anche perché prima ho sentito il collega Pasetto dire che è colpa del centrodestra perché in quel momento andava tutto bene. Te lo anticipo: andava tutto bene perché in pochi anni gli amministratori hanno fatto entrare, prelevandoli dalle tasche degli italiani, sapete quanto? Sapete quanto abbiamo dato all’Alitalia per coprire le perdite? Abbiamo dato 3.092 milioni di euro in pochi anni (I deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana gridano: «Olé!»)! Ben 3.092 milioni di euro! Ci credo, Pasetto, che andava bene! Gli abbiamo dato quasi una legge finanziaria! Te lo credo! Però glieli abbiamo dati per coprire le perdite, questo è il problema! Dico queste cose perché, vedendo com’è andata la storia, vorrei che nel provvedimento in esame vi fosse qualcosa di più stringente riguardo a questo piano di ristrutturazione. Mi sono letto veramente tutti i bilanci per voi, onorevoli colleghi – per la destra e per la sinistra -, per cercare di fare qualcosa di serio, perché non è possibile che tutti gli anni gli amministratori di Alitalia vadano in perdita, tutti gli anni gli vengano dati i quattrini e tutti gli anni il piano industriale salti per aria perché i sindacati non lo accettano; e adesso siamo ancora qui, a dargliene altri, sulla base di un piano che nessuno ha ancora visto e che non si sa se sarà accettato dai sindacati! Voi capite che potremmo anche avere qualche problema al riguardo! Ciò per quanto riguarda il 1994.

Nel 1995, invece, Alitalia perde relativamente poco: 47 milioni di euro. I revisori contabili affermano che non c’è più la possibilità di andare avanti, perché non vi sono prospettive, ed ecco che nel bilancio si riporta – cito la relazione dei revisori – che le cose vanno male, l’indebitamento finanziario consolidato è arrivato a 3.313 miliardi di vecchie lire, ma la gestione ha perso poco, perché ha beneficiato di operazioni straordinarie. I primi mesi del nuovo esercizio vanno male, ma il bilancio è stato preparato nel presupposto della continuità aziendale, perché gli amministratori della società capogruppo avevano varato un nuovo piano di ristrutturazione e di successivo sviluppo: questo per quanto riguarda l’anno 1995 (I deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana gridano: «Olè!»).

Andiamo avanti. Cosa succede nel 1996? Nel 1996 Alitalia perde 625 milioni di euro nel bilancio consolidato (I deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana gridano:«Olè!»). Però, per coprire le perdite, ecco che la Repubblica italiana gli dà 516 milioni di euro di aumento di capitale. Avete capito? Si tratta di un problema serio, e non vorrei essere coinvolto in una fattispecie di danno erariale, perché se abbiamo l’evidenza che i piani aziendali saltano sempre per aria, poiché i sindacati li contestano, dando ad Alitalia questi soldi, senza controllare il piano aziendale e senza essere sicuri che i sindacati siano d’accordo, procuriamo un danno erariale! Ora, noi siamo parlamentari, e forse siamo coperti sotto questo punto di vista, ma quando ho fatto queste affermazioni a Cimoli, in sede di audizione, l’ho visto un pochino sconvolto, ed infatti l’ingegner Cimoli ha affermato che non toccheranno una lira fino a quando i sindacati non avranno approvato il piano aziendale. Ciò mi sembra giusto, e pertanto dovremmo inserirlo nel testo del decreto-legge: non dobbiamo concedere una lira di garanzia finché i sindacati non hanno approvato il piano, perché altrimenti abbiamo dei problemi molto grossi, signori (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)! Queste non sono ideologie perché, purtroppo, sono le carte a dirlo!


Stavo parlando del 1996, un anno in cui si è registrata una perdita enorme; tuttavia, anche per il 1996, nella relazione di certificazione c’è scritto che le cose vanno male, però il bilancio consolidato è stato predisposto applicando criteri valutativi che presuppongono la continuità aziendale, e per garantire tale presupposto gli amministratori hanno elaborato un piano di ristrutturazione e di successivo sviluppo: alè (I deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana gridano: «Alè!»)! Ciò si è ripetuto tutti gli anni, e noi siamo qui ad affermare che, dal momento che predispongono un piano, diamo loro dei soldi! Ragazzi, lo presentano tutti gli anni un piano di ristrutturazione, scusatemi! Ma qualcuno si è preso la briga di andare a leggere i bilanci consolidati e le relazioni dei revisori?
Siamo arrivati al 1997. Sembra che tale anno sia andato bene. Mi spiego meglio: nel 1997 c’è stato comunque un aumento di capitale di 516 milioni di euro (si tratta dei soliti mille miliardi di vecchie lire che si danno all’Alitalia ogni anno), però escono in utile! Qualcuno potrebbe dire: che bravi, sono uscite in utile! Tuttavia i revisori, che devono dare il quadro fedele della situazione, nella relazione specificano il motivo per cui viene fuori tale utile. Infatti, essi hanno affermato che alla formazione del risultato hanno contribuito proventi straordinari, relativi principalmente all’adeguamento del prezzo di cessione della partecipazione nella società Aeroporti di Roma, alla vendita di un’altra partecipazione nella società Galileo e a 700 prepensionamenti. Si tratta di 700 prepensionamenti che stiamo pagando ancora noi, colleghi: capite?

Arriviamo così al 1998, alè! Nel 1998 vi è stato un altro aumento di capitale, questa volta di 680 milioni di euro (I deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana gridano: «Olè!»)! Lo capite che, in queste condizioni, io sarei un fenomeno? Altro che Bill Gates, se tutti gli anni qualcuno mi concede un aumento di capitale così! Bill Gates sarebbe nessuno rispetto a Pagliarini, se tutti gli anni qualcuno mi desse tutti questi quattrini: ce ne rendiamo conto?

Saltiamo il 1999 e passiamo al 2000: cosa succede in quell’anno? Nel 2000 Alitalia perde 256 milioni di euro (I deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana gridano: «Olè!»)! Però, per quanto concerne il 2000, occorre considerare anche un altro elemento. Questo per far capire come sia drammatica la situazione, non da oggi – come ha affermato il collega Pasetto -, ma da anni. Nel 2000, i revisori affermano che, nel corso del secondo semestre dell’esercizio, la società capogruppo, l’Alitalia, ha venduto 20 aeroplani MD 80 e, contestualmente, li ha presi in locazione, ottenendo così una plusvalenza di 317 miliardi, che sono stati contabilizzati bene, perché 304 sono stati differiti sul periodo dell’affitto mentre 317 di cash sono stati utilizzati subito, per pagare gli stipendi.

Mauro Agostini. Quello che fa Siniscalco!
Giancarlo Pagliarini. Non me ne parlare, che mi metto piangere!
Nel 2001 – signori, state seduti – Alitalia perde 907 milioni di euro (Dai banchi dei deputati del gruppo Lega Nord Federazione Padana si grida: Olè!) e ne ricava 258 come aumento di capitale. Che succede nel 2001? Vi è la società capogruppo che ha avviato un rilevante processo di ristrutturazione. Tale processo prevedeva anche incentivi al personale per il pensionamento anticipato. Si arriva al 2002, anno in cui vi erano persone che affermavano che i conti Alitalia andavano bene. Nel 2002 tale società aveva ricavato 93 milioni di utile.

Piccolo particolare: nel 2002, per ottenere 93 milioni di utile, nel bilancio sono stati inseriti 567 milioni di euro di proventi straordinari, dei quali 266 per l’esito del procedimento arbitrale con KLM (250 più gli interessi), 76 per la plusvalenza determinata dalla cessione delle attività del comparto Sigma alla Galileo e 43 dalla vendita alla Lamaro Srl di Roma dell’immobile adibito a centro direzionale in zona Magliana e di una parte dei terreni di proprietà dell’Alitalia a Fiumicino, in prossimità del sedime aeroportuale, sul quale gli acquirenti, ossia la Lamaro di Roma, costruirà il nuovo centro direzionale che sarà affittato all’Alitalia. Se intervengono problemi, succede un caos incredibile. Sempre nel 2002, Alitalia ottiene un’utile di 93 milioni di euro, dato da plusvalenze, ed in cassa entrano 828 milioni di euro per aumento di capitale euro (Dai banchi dei deputati del gruppo Lega Nord Federazione Padana si grida: Alè!).

Si arriva al 2003, anno in cui vi è una perdita di 520 milioni di euro. I revisori non danno il loro giudizio professionale, perché vi sono troppe incertezze, non solo finanziarie (tra l’altro, sono rimasto colpito dalla mancata svalutazione della flotta). Il problema, quindi, è veramente serio.
Vi ho riferito abbastanza dettagliatamente il quadro; quindi, per favore, non venitemi a dire che Alitalia va male per colpa di Berlusconi! Vi è un problema che viene da lontano (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana, di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell’Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro). Sia ben chiaro: nessuno di noi vuole cercare soluzioni non realistiche, ma è molto importante modificare questo testo e fissare alcuni paletti, perché abbiamo la prova provata che, quasi tutti gli anni, Alitalia effettua piani di ristrutturazione. Sappiamo anche che nessuno di essi è andato a buon fine, perché i sindacati ne hanno sempre bloccato l’attuazione.

Ora impegniamo altri 400 milioni di euro dei cittadini italiani che pagano le tasse e che credo non saranno per nulla felici. Se vogliamo farlo, facciamolo pure, ma con alcune garanzie. Una garanzia dovrebbe essere rappresentata dal fatto che si daranno i soldi solo dopo che i sindacati avranno approvato il piano di ristrutturazione e, naturalmente, dopo che il Parlamento l’ha valutato. Infatti, sono capace anch’io di fare tutti i piani di ristrutturazione, se negli stessi stabilisco che ogni biglietto da Milano a Roma costa tre miliardi e mezzo: faccio utili sulla carta, poi, però, non prendo un euro.

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Direttrice: Stefania Piazzo
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