Volontariato, scompare a Milano la “Tazzinetta Benefica”. Per i partiti la solidarietà è uno slogan elettorale

17 Dicembre 2021
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di Pierluigi Crola – Vi ricordate la Tazzinetta Benefica, associazione di volontariato nata casualmente nel 1893? Una delle più prestigiose associazioni milanesi, la più antica, seconda solo alla Croce Rossa e premiata ben 7 volte con la medaglia del Presidente della Repubblica.

“Tazzinetta Benefica” nasce il 14 giugno 1893 per aiutare le famiglie milanesi più bisognose.
Si tramanda che, in quegli anni, un gruppo di amici fosse solito ritrovarsi la sera, dopo il lavoro, in un locale chiamato “Trii Scagn” per trascorrere un po’ di tempo giocando a carte. Si dice, poi, che questi accantonassero una parte delle vincite in una tazza di coccio e che, nel 1893, abbiano deciso di utilizzare la somma di denaro raccolta per l’acquisto di panettoni da distribuire alle famiglie più povere del rione. Di qui l’appellativo “Tazzinetta” che, ormai da più di un secolo, contraddistingue questa famosa Associazione milanese.

E il suo motto era abbastanza eloquente: “Semm tròpp pòcch per tanta gent, ma el nòst coeur l’è grand per cent”. (Siamo troppo pochi per tanta gente ma il nostro cuore è grande per cento)

E questa frase la dice lunga sullo spirito solidale dei milanesi: anche se c’era troppa gente bisognosa (e si parla di 130 anni fa), si cercava di aiutare più gente possibile, poiché la generosità della popolazione locale faceva e fa ancora miracoli. Non a caso un noto proverbio dice: Milan col coeur in man“.

Già all’inizio del secolo scorso quando arrivavano nelle case di ringhiera i primi meridionali, in miseria e affamati la vicina di casa spesso diceva loro: “Hoo vanzaa on ciccinin de minestra, ne voeur un poo anca lee?”, senza badare minimamente alle condizioni sociali o al luogo di provenienza.

E i meridionali “ricambiavano” imparando la nostra lingua e dando un fondamentale contributo alla nostra identità; grandi esponenti di lingua e cultura milanesi erano e sono in buona parte di origine, tutta o in parte meridionale: Giovanni D’Anzi, Mimmo Di Miccoli, Piero e Mario Mazzarella, Giovanni Barrella, Walter Valdi, Walter Di Gemma e tanti altri.

Ma torniamo alla Tazzinetta, questa notevole associazione, simbolo di milanesità che è sempre sopravvissuta grazie a due voci: le donazioni dei singoli cittadini e le quote dei soci. Mai né Comune, né Regione né Provincia hanno elargito un solo centesimo. Unica eccezione un contributo del sindaco Moratti un anno che, per disguidi burocratici, non era stato possibile allestire la Mostra dei Presepi.

Persino la Chiesa, nella persona dell’attuale arcivescovo, nel 2019 aveva fatto una offerta alla associazione e aveva indirizzato una lettera al sindaco, chiedendo di favorire l’allestimento dei Presepi, anche se in misura ridotta. Risposta silenzio assordante.

Unica fonte ulteriore di sovvenzione, dunque, l’annuale Mostra dei Presepi provenienti da tutta Italia e allestita in Piazza del Duomo che in periodo di feste natalizie veniva visitata da molta gente, soprattutto famiglie, generando, con il ricavato dei biglietti e delle offerte, un’altra voce di entrata per i bisognosi.

Ma, a partire dalla giunta Pisapia a tutt’oggi la mostra dei Presepi è stata letteralmente cancellata dalle iniziative natalizie, favorendo l’allestimento di bancarelle ben più redditizie per l’Amministrazione pubblica.

Dulcis in fundo, anche se sarebbe più adatto dire amarus in fundo, l’anno scorso in pieno COVID, nonostante il benestare della Protezione Civile, il Comune di Milano non ha fornito nessun aiuto: mascherine, guanti, disinfettanti e termometri sono stati tutti a carico dei soci, come dimostrano le lettere in possesso del Presidente.

Proprio ieri per posta mi è arrivata la brutta notizia. Un commiato di 4 pagine del Presidente nel quale annunciava che, tristemente, proprio a lui spettava l’ingrato incarico di celebrare il “funerale” più triste per Milano: quello di una delle sue figlie più amate, La Tazzinetta Benefica appunto.

Permettetemi una chiosa personale: la mia è una critica rivolta non a determinati partiti, che, peraltro, non hanno dato, specialmente negli ultimi tempi, una mano a questa benemerita associazione che aiutava chi aveva davvero bisogno, a prescindere dal luogo di origine, dalla razza e dalla religione. Mussulmani, africani, milanesi, rom, meridionali non erano oggetto di discriminazione. Unica ovvia condizione la reale esigenza di aiuto.

E allora la mia feroce critica va alla classe politica, di qualsiasi colore e tendenza, che si è sempre riempita la bocca di solidarietà a parole, ma che, nei fatti, nei confronti di questa associazione si è sempre disinteressata. La Milano, capitale del volontariato, era, per questi signori, solo un mero slogan elettorale.

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