Tempo pieno, un danno non un vantaggio. Meglio il doposcuola. Ma i partiti soprattutto a sinistra non capiscono

4 Settembre 2022
Lettura 3 min

di Sergio Bianchini – Tempo pieno obbligatorio: è dannosissimo per scuola, alunni, famiglie, stato.
Da più di venti anni lotto contro il tempopienismo, cioè l’dea che il tempo pieno obbligatorio risolverebbe i problemi della scuola. Al contrario esso ne sarebbe la rovina finale. E provo ancora una volta a spiegare il perché!


Il tempo pieno alle elementari consiste in 6 ore di lezione al giorno con due ore intermedie per l’intervallo mensa e il gioco. Generalmente con orario complessivo dalle 8 alle 16.


Ho diretto per sette anni una scuola elementare e per 23 anni una scuola media. L’attenzione degli alunni può durare massimo per 4 ore al giorno. Nelle due ore pomeridiane le insegnanti elementari dichiaravano costantemente quanto fosse difficile catturare l’attenzione degli alunni ed anche alle medie gli insegnanti di italiano e matematica mi pregavano di non assegnare la quinta ora perché impossibile da gestire efficacemente.

Oggi alle medie dopo la quasi generalizzazione del sabato libero si svolgono SEI ore consecutive di lezione.


Solo in Italia avviene questo. Il prolungamento delle ore di lezione è iniziato dal 1979, quando le ore di lezione erano ancora 24 settimanali alle elementari e 25 alle medie. Da allora il livello culturale degli alunni è forse aumentato? No, anzi, abbiamo dovuto assistere alla continua discesa dei livelli di preparazione.


Nel frattempo è diminuito il rigore nella gestione del personale docente che ormai ha raggiunto la totale disgregazione.
Ma l’idea del tempo pieno obbligatorio continua a vivere soprattutto nelle alte sfere della politica. Non è un bisogno reale perché anche nel nord Italia, dove le donne che lavorano sono molte, la richiesta di tempo pieno opzionale raggiunge a malapena il 50% nonostante la campagna pubblicitaria a favore fatta da presidi e insegnanti interessati all’uniformità e ostili in genere alla flessibilità.


Dietro questa riproposizione ossessiva del tempo pieno obbligatorio per tutti (gli alunni), di sindacato, politici come Passera, Di Maio, Letta e adesso con mio grande rammarico anche Calenda, ci sono due ragioni convergenti ed entrambe errate.


La prima ragione è la spinta del centrosud all’aumento dei posti di lavoro statale con tutti i suoi costi che i tempopienisti obbligatori sembrano ignorare.

La seconda che si è avvolta alla prima nobilitandola ideologicamente è l’utopismo egualitario diffuso in vari ambienti intellettuali. Secondo questi all’origine delle differenze inique della società c’è la famiglia di provenienza degli alunni che incide in maniera molto diversa sulle loro opportunità di vita. Il che è in parte vero ma solo in parte. Tenendo a scuola per tantissimo tempo gli alunni si ridurrebbe quindi l’impatto della famiglia sul percorso giovanile. Il che ormai in trenta anni di esperienza si è dimostrato non vero.


La realtà è che in una stessa classe ci sono livelli cognitivi, organizzativi e caratteriali individuali diversissimi sui quali la lezione a classe intera si cala con fortissime ormai difficoltà. Che mediamente vedono formarsi una separazione tra una maggioranza che mantiene il contatto col docente in un apprendimento accettabile ed una ormai forte minoranza (4-5-6 ed anche più alunni per classe) che viene persa.


Don Milani (apparentemente santificato e rispettato da tutti) parlando di queste cose proponeva il tempo pieno per tutti? No, proponeva il doposcuola per i figli degli operai e dei contadini che avevano cattivi esiti scolastici mancando di un consistente supporto culturale familiare.


Secondo me questa soluzione sarebbe ancora molto valida.
Pensiamo ad una scuola dove si svolgano 3 o massimo 4 ore di lezione obbligatorie al mattino a classe intera. Al pomeriggio invece dovrebbero tenersi attività mirate di recupero per gli alunni con difficoltà o lacune, temporanee o permanenti, assieme anche ad attività opzionali di vario tipo compreso l’intrattenimento amatoriale, ricreativo, l’assistenza ai compiti ecc. E tutto non solo fino alle ore 16 ma fino alle ore 18-19 supportando davvero le famiglie che lo richiedano.


Le attività pomeridiane dovrebbero essere svolte dagli stessi insegnanti del mattino. Questo è il punto dolente. Solo un contratto di lavoro risolverebbe la reticenza delle insegnanti imponendo (ad esempio) due terzi delle ore di docenza (oggi 18 o 22 alle elementari) al mattino a classe intera ed un terzo per le attività mirate su piccoli gruppi o anche individuali al pomeriggio.

Cosa semplicissima se l’insegnamento in Italia non fosse un lavoro part time cosa unica al mondo.


Tutto semplice, tutto perfino logico. Ma la professione docente in Italia non è a tempo pieno. Il tempo pieno per i docenti è innominato ed innominabile. E così i docenti mal pagati diventano sempre più donne che non hanno nessuna voglia di rientri pomeridiani e tollerano a fatica anche la turnazione fino alle 16. Ricordo quando nelle mie classi elementari le 2 insegnanti di ogni classe a tempo pieno si dividevano i 5 pomeriggi settimanali assegnandone due ad ognuna e svolgendo a turno il venerdì, cosicché io non sapevo mai chi delle due avrei trovato in classe il venerdì.


Il governo degli insegnanti con mezzi economici e logistici adeguati, l’introduzione del tempo pieno PER LORO, le attività mirate pomeridiane sugli alunni carenti, la stabilità di docenti e presidi mediante concorsi territoriali e la fine dei trasferimenti nazionali: queste sarebbero le misure choc da introdurre nella scuola.


Tempo scuola obbligatorio più breve (800 ore anno come in Europa e non 1000 come da noi) e scuola aperta molto più a lungo con attività adeguate e mirate su piccoli gruppi di alunni concordate con le famiglie.


Possibile che i nostri accaniti ”democratici” non capiscano queste cose e dalla retorica martellante del dirittismo e dell’amore per gli ultimi i nostri intellettuali e politici precipitino regolarmente nella necessità degli obblighi proprio per gli ultimi ( alunni e famiglie) e non per l’organizzazione statale?

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Direttrice: Stefania Piazzo
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