Solo in Italia lo Stato non vuole che i laureati in Musicologia insegnino Storia della Musica! Firma la petizione per svegliare il Parlamento

3 Novembre 2021
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Musicologi Italiani ha lanciato questa petizione e l’ha diretta a Patrizio Bianchi (Ministro dell’Istruzione)

È da decenni ormai che da più parti si insiste sull’inserimento dell’insegnamento di Storia della musica nei programmi di studio degli istituti liceali, laddove è già presente, da tempo immemore, la disciplina sorella Storia dell’arte. Si è più volte legittimamente insistito, a partire dai primissimi appelli, negli anni Sessanta, del musicologo Alberto Mantelli, sull’incredibile valore identitario della Storia della musica in un Paese, l’Italia, che non solo le ha dato i natali ma che ha contribuito non poco a generarne forme, generi, ritualità, contesti fruitivi e una vera e propria moltitudine dei suoi più illustri protagonisti mondiali, oltre che un ragguardevole numero delle sue più celebri opere di tutti i tempi. 

Si è giunti dunque alla presentazione, presso la Camera dei Deputati, di una proposta di legge, ivi depositata nel mese di gennaio del 2019, per l’inserimento di questa materia nei curricula dei nostri istituti liceali: da allora la summenzionata proposta, la numero 1553 del 30/01/2019, giace conservata in chissà quale cassetto, in attesa che qualcuno la riesumi per mandarne avanti l’iter legislativo. 

Ciò su cui fino a oggi si è poco riflettuto, qualora non fosse sufficiente riconoscere la centralità ‘culturale’ della musica nell’ambito dell’esperienza individuale, sociale e nel legame profondo con le altre arti (teatro, cinema, poesia), è il valore economico dello studio di una disciplina come Storia della musica: il pubblico musicale, come ogni sorta di pubblico, si forma creando nelle persone, a partire dalle nuove generazioni, la profonda esigenza di frequentare i luoghi della grande musica, i teatri, gli auditorium, i festival. Si tratta, a ben vedere, di replicare il medesimo meccanismo già messo in atto con la Storia dell’arte, quello che ha consentito a gallerie, musei e centri espositivi di vario genere di essere frequentati da un pubblico qualitativamente e quantitativamente importante, un’utenza il più delle volte scolasticamente sensibilizzata verso le arti visive e dunque opportunamente predisposta alla frequentazione dei grandi circuiti artistici. 

Sarà impossibile salvare gli enti lirico-sinfonici, i teatri di tradizione, i festival e gli auditorium dal pluridecennale debito che spesso si trascinano dietro senza passare attraverso la formazione di un pubblico, oggi inesistente, capace da solo di andare a incrementare i finanziamenti di costosissimi apparati musicali garantendo al tempo stesso che orchestre, cori e formazioni musicali di vario tipo non continuino a estinguersi ma, come in altri paesi, come nella vicina Germania, tornino a popolare le piccole, medie e grandi città del territorio peninsulare. 

Perciò l’inserimento nei nostri istituti liceali di una materia come Storia della musica è oltremodo necessario, così come è naturale che ne venga affidato l’insegnamento a professionisti specificamente formati ma ad oggi paradossalmente tagliati fuori dalla docenza della propria materia. L’attuale normativa, indebitamente sfuggita ai più nonostante le più vive proteste di tutto il mondo musicologico italiano, richiede al laureato in musicologia di possedere, congiuntamente alla propria laurea, una qualsiasi laurea di conservatorio: come se a un laureato in Storia dell’arte si chiedesse, ai fini dell’insegnamento della propria materia, di possedere congiuntamente un qualsiasi diploma in Accademia di belle arti, dunque di essere al tempo stesso storico e pittore/scultore/artista visivo. 

Il musicologo, figura specificamente formata per l’insegnamento della storia della musica, ha seguito un iter di studi universitari comprensivi delle materie teorico-musicali atte alla formazione di specifiche e profonde competenze che gli consentono di affrontare, nell’ottica della ricerca, dell’analisi, della divulgazione e dell’insegnamento, qualsiasi repertorio musicale: dalla musica di tradizione ‘colta’ alla popular music, dalle musiche extra-europee alla musica per cinema, solo per fare pochi e macroscopici esempi. Una qualsiasi laurea in strumento, che può senz’altro rappresentare un valore aggiunto sul fronte curricolare, non rappresenta in alcun caso una condizione necessaria né tantomeno sufficiente all’insegnamento delle discipline storico-teoriche della musica. Né può assolutamente rappresentare, alla luce delle ragioni qui esposte, un impedimento al legittimo esercizio in sede didattica delle specifiche competenze musicologiche. 

Chiediamo dunque: 

1) che l’iter legislativo volto all’inserimento della Storia della musica negli istituti liceali venga riattivato; 
2) che il doppio titolo che penalizza e invalida un intero percorso di studi universitari, quello dei laureati in musicologia, venga eliminato una volta per tutte. 

Qui il link per firmare la petizione: https://www.change.org/o/musicologi_italiani

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Direttrice: Stefania Piazzo
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