Secessione scozzese, l’ostacolo delle Isole Shetland sul cammino dello Scottish National Party

30 Novembre 2020
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di Luigi Basso – Nicola Sturgeon ha nuovamente dichiarato, in vista delle elezioni scozzesi del prossimo anno, che tornerà alla carica con la richiesta di un nuovo referendum per l’indipendenza della Scozia, dopo quello fallito per pochi punti nel 2014.


La storia è nota: gli Inglesi obiettano che il referendum del 2014 fu concordato alla precisa condizione che il voto avrebbe chiuso per almeno una generazione il discorso.
Gli Scozzesi ribattono oggi che molti no, se avessero saputo che nel 2017 la Gran Bretagna avrebbe votato per la Brexit, si sarebbero facilmente convertiti in voti a favore della secessione da Londra.


In questa situazione di apparente stallo, in cui entrambe le parti contendenti hanno validi argomenti giuridici e politici per sostenere le proprie inconciliabili tesi, è passato quasi inosservato uno di quegli apparentemente piccoli episodi della Storia che rischiano, invece, di diventare pietre miliari a mano a mano che gli eventi si sviluppano.


Il Consiglio delle Isole Shetland ha votato a larghissima maggioranza (18 a 2) di procedere alla verifica delle conseguenze finanziarie e politiche in caso di indipendenza da Edimburgo.
Che cosa c’entrano le Isole Shetland con la partita in corso tra UK e Scozia ?
Per rispondere alla domanda è necessario fare un passo indietro.
Le Isole Shetland sono la propaggine più settentrionale del Regno Unito: si tratta di un arcipelago di oltre cento isole, quindici delle quali abitate da 23.000 abitanti totali, posti tra il Polo Nord, la Gran Bretagna, l’Islanda e la Norvegia.


Si tratta di Isole famose per gli animali tipici, le aurore boreali, il passato vichingo che ancora oggi è rievocato in un suggestivo festival annuale e la pescosità del suo mare, il Mare del Nord.
Le Isole Shetland sono scozzesi “solo” dal 1470; fino ad allora appartenevano al Re di Norvegia, allorquando, per una storia di debiti non saldati, la Corona Scozzese (all’epoca indipendente) espropriò l’arcipelago e lo unificò alla Scozia.


I secoli sono passati, ma lo spirito vichingo è rimasto latente, come un fiume carsico che si inabissa per decine di chilometri, ma che, prima o poi, riemerge in superficie.
Oggi il sentimento autonomista delle Shetland è spuntato di nuovo fuori con il voto del Consiglio di Lerwick.
In che modo questo piccolo fatto, che riguarda 23.000 persone, potrebbe far saltare i piani di Edimburgo?
Semplice.
Come è noto, la Scozia ritiene che la secessione da Londra sarà un buon affare anche dal punto vista economico, poiché aspira a diventare uno Stato Sovrano con una enorme ricchezza costituita in sintesi dai giacimenti di petrolio e di gas del Mare del Nord: in caso di Scoxit, tutti i diritti di sfruttamento andrebbero in capo agli scozzesi.
Tuttavia, in caso di Shexit, cioè di indipendenza delle Shetland da Edimburgo, la gran parte di quei giacimenti si troverebbe sotto la giurisdizione di Lerwick, che diventerebbe per ricchezza pro capite anche più ricca di un sultanato, tanto per dire.


Siamo sicuri, peraltro, che a Londra non si faranno sfuggire l’occasione di sostenere le ragioni delle Shetland, che hanno sempre votato contro Edimburgo anche nel referendum sulla devolution ed in quello sulla secessione del 2014, tanto per capire di cosa stiamo parlando.
Argomenti validi non mancheranno ai sudditi della Regina di Elisabetta per riprendersi di fatto la borsa coi soldi.


Ora la palla torna alla Sturgeon: come disinnescherà la bomba a orologeria vichinga ?
La soluzione non sembra a portata di mano, anche per via degli attriti storici tra vichinghi delle Shetland e discendenti degli antichi Scotii.
È la politica, bellezza.

Photo by Oliver Paaske

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Direttrice: Stefania Piazzo
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