Referendum? Più di un giovane su due per il NO

6 Ottobre 2020
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Forse non ce lo si aspettava ma le giovani generazioni non sono allineate al pensiero che va per la maggiore sul taglio dei parlamentari. Una inchiesta Swg e Skuola.net svelano che i ragazzi al voto hanno fatto una scelta diversa, controtendenza e sorprendente. E l’avrebbero fatta anche quelli non ancora in età elettoralle.

Se infatti al referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari avesse votato solo la Generazione Z – gli elettori più giovani – probabilmente oggi staremmo analizzando uno scenario totalmente diverso. Il dato ufficiale, infatti, ha visto la netta affermazione del fronte del ”Sì” (favorevole alla sforbiciata di 230 deputati e di 115 senatori) con il 69,6% delle preferenze (contro il 30,4% dei ”No”). Isolando, invece, le scelte di chi si è recato alle urne per la prima (o, al massimo, la seconda) volta per una consultazione nazionale i rapporti di forza vengono capovolti: secondo un sondaggio effettuato da Swg e Skuola.net – su un campione di 998 ragazzi tra i 18 e i 21 anni, che hanno votato lo scorso 20-21 settembre – il fronte del ”No” prevale con il 52,7% dei consensi (con il ”Sì” che si ferma al 47,3%).

Più della metà dei giovanissimi, dunque, si sarebbe espressa contro la diminuzione del numero dei parlamentari. Una scelta, tra l’altro, ponderata e non frutto della ‘pancia’. Lo dimostra il fatto che, tra i ragazzi che si sono professati appassionati di politica e quindi consapevoli delle conseguenze del quesito referendario, il ”No” prende il volo e si attesta al 69%. Così come, tra quelli che si dicono poco esperti ma comunque interessati alle vicende politiche, a prevalere è sempre la bocciatura della riforma (il ”No” è al 58%). Solo i ”disinteressati”, come forse prevedibile, tendono a spostare l’ago della bilancia verso il ”Sì” (57%); senza successo.

Altra variabile che influenza la scelta di campo dei più giovani è, naturalmente, l’ideale appartenenza all’uno o l’altro partito. E, in questo caso, più o meno vengono rispecchiate le tendenze generali.

Chi si sente vicino al Movimento 5 Stelle – principale sostenitore della riforma – ha seguito l’indicazione e votato in massa per il ”Sì” (80%). Lo stesso hanno fatto gli elettori della Lega, altro partito che ha sempre appoggiato il taglio: anche tra loro prevale il ”Sì” (62%).

Cosa che, invece, non è accaduta ad esempio tra i simpatizzanti del Partito Democratico: in assenza di un indirizzo chiaro da parte dei vertici del partito a spuntarla sono stati i ”No” (57%).

Ma quali sono state le motivazioni che hanno spinto di più verso la scelta finale? Per quanto riguarda i ”No” fondamentale è stata la sensazione che, anche con meno parlamentari, non sarebbe migliorata la qualità dei nostri rappresentanti (l’hanno indicata 2 contrari su 3); seguita dalla paura che con la riforma ci sarebbe stato un danno per la democrazia in generale (è così per più di 1 su 2).

I ”Sì”, invece, hanno puntato soprattutto sull’effetto risparmio per le casse dello Stato e su una semplificazione del sistema che, a detta loro, non ha comunque effetti negativi sulla rappresentanza.

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Direttrice: Stefania Piazzo
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