Quel politico sottaniere che mi ha chiesto di scambiarci le foto in chat dopo una intervista. Anche no, amico mio

31 Ottobre 2020
Lettura 1 min

di Stefania Piazzo – Quante interviste ti capitano in 33 anni di professione? Incalcolabili. Ovvio però che l’imprevisto è sempre dietro l’angolo. E cioè, letteralmente, inciampare in un soggetto monotesticolare, col sangue che gli gira male. Uno che si entusiasma per il pezzo che hai fatto, che ti invita a cena per ringraziarti, per parlare di lavoro. E ci sta, perché magari approfondisci la materia. Succede e alimenta quelle che per un giornalista si chiamano buone relazioni.

Ma quando approfondire vuol dire proporre di botto lo scambio di foto in chat, così dai, per conoscerci, ecco, lì siamo già in un altro terreno. Quello dei vagheggini. Dei finti tonti. Dei sottanieri che vanno lupanando. D’altronde uno esibisce solo quello che ha (o quello che è). Uno che poi ti dice: ma dai, ti arrabbi? Sei così suscettibile? Ma guarda che hai capito male. Era solo un amichevole coito fotografico, in fin dei conti, un venire subito al dunque iconografico prima di conoscerci. Che c’è di così sbagliato in una società che va solo di fretta?

Ma certo. Perché le donne quando non ci stanno fraintendono sempre. E l’uomo dalla cerniera lampo nella testa, riconverte subito il diniego in “Ma cosa hai capito? Ma cosa hai pensato? Ma sei scema?”.

Ovvio. Perché le donne che ti bloccano sul nascere sono nate in malafede, non capiscono che era solo un modo sano, genuino, per vedere in faccia l’interlocutore. D’altra parte, al tempo di facebook, televisioni e app varie, se sei curioso o vuoi anche solo correttamente informarti, trovi il mondo, tanto più se cerchi un direttore di quotidiano. Hai voglia cosa esce su di me.

Eh, ma vuoi mettere il sapore intrigante dell’imprevisto, lo spogliarti un pezzo alla volta della tua identità, sfilandoti la tua intimità con la mano morta infilata dentro il pc, in un crescendo di morbosa curiosità da poveretti della penetrazione digitale?

E finisce sempre lì, con le frasi che ti versano addosso il vuoto cerebrale dell’interlocutore: scusa non ti dovevi arrabbiare… dai, non ti offendere… sei ancora offesa?

Perché, amico mio, mi devi forse consolare? Uomini così ce ne sono tanti in giro. Ecco, però, possibilmente, non li vorrei mai vedere occuparsi anche di politica. Già è un postribolo, figuriamoci se come in algebra, considerando ciò che manca al nostro amico, meno per meno fa più. E tutto torna in positivo, tanto più se fai politica. Il successo è assicurato. Si va avanti così, no?

Photo by Amelia Bartlett

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Direttrice: Stefania Piazzo
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