di Sergio Bianchini – “Siamo convinti che sia necessario prevedere una scuola che vada sempre più verso il tempo pieno, in cui però il tempo pieno non sia solo l’ampliamento di quanto c’è già ora ma sia la possibilità di comprendere la fase complessa della vita che è la crescita, in cui si trasformano corpo mente e atteggiamenti. Questo implica massicci investimenti su mense e palestre, soprattutto al sud.” Queste le ultime dichiarazioni del fino ad ora misterioso ministro della pubblica istruzione Bianchi.
Aspettavo con qualche speranza che il nuovo ministro dell’Istruzione portasse un po’ di aria fresca nella scuola disastrata . Disastrata ormai da decenni ben prima del covid.
La scuola italiana è stata distrutta proprio dal tempopienismo cioè dall’abnorme dilatazione del tempo scuola degli alunni italiani che unici al mondo fanno ormai sei o 7 ore consecutive di lezione e vanno a scuola per 13 anni per ottenere un diploma mentre in tutta Europa ne bastano 12.
Sono 30 anni che i vari governi hanno usato il mito del tempo pieno per espandere i posti di lavoro nella scuola fingendo di sostenere la famiglia che invece è lasciata sola nei tre mesi estivi e nelle lunghe vacanze annuali. Nonostante il pressing di tutti gli ambienti governativi, dei presidi, dei sindacati e dei docenti “militanti” le famiglie non scelgono in maggioranza il tempo pieno nemmeno al nord dove la percentuale di mamme che lavorano è la più alta.
Stando così le cose suppongo che la libertà di scelta delle famiglie che oggi possono decidere per il tempo normale o pieno verrà un giorno abolita, per il bene…dei bambini, per i quali la famiglia è un .pericolo secondo i nuovi propugnatori dell’amore universale.
D’altra parte in Italia anche il tempo normale è del 20-30% più lungo della media europea e viene svolto tutto a classe intera senza cioè la possibilità di personalizzare alcune parti del curricolo con attività mirate ed opzionali capaci di sostenere gli alunni che abbiano specifiche necessità. E questi alunni sono ormai tantissimi, pari ad un quarto o un terzo del totale.
Niente è stato investito invece per creare la figura dell’insegnante a tempo pieno. L’Italia è l’unico paese dove quello dell’insegnante è un lavoro part time senza presenza pomeridiana a scuola (alle elementari l’alunno fa mattina e pomeriggio ma l’insegnante solo la la mattina o solo il pomeriggio) e con due o tre mesi di vacanza e questo fatto, assieme alla mostruosa super frequenza dei trasferimenti nazionali ha sempre impedito la ristrutturazione della scuola in funzione degli innumerevoli e crescenti problemi di gestione dei nuovi alunni e delle nuove famiglie emersi negli ultimi 30 anni.
Nessun supporto è stato dato alle scuole paritarie deludendo le speranze del mondo cattolico che è sempre più in difficoltà nella gestione delle storiche scuole paritarie che garantiscono qualche margine di scelta educativa per le famiglie.
Anche nella scuola il governo Draghi è una totale delusione. Non lo sosterrò.
Ma sul covid il governo non sta funzionando? No. Fa solo vaccinazioni e limitazioni dei movimenti. Sulla terapia del covid silenzio assoluto, quando invece ogni giorno bisognerebbe sentire i luminari parlare di cure, di farmaci, di comportamenti di successo, di interventi anche domiciliari. Invece niente. Solo una petulante ripetizione della esortazione a farsi vaccinare, una petulante cantilena non necessaria visto che i vaccini sono ancora inferiori alle necessità.
No, purtroppo non si vede ancora quella mutazione di metodi e linee di governo che invano attendiamo da decenni. Ma continuiamo a pensare.