Lasciate stare gli archivi, anche quelli sugli anarchici

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di Roberto Gremmo – E’ stata davvero una brutta scivolata quella del parlamentare dei Fratelli con la fiamma Mollicone che ospite di Mirta Merlino su La7 in un comizio molto acceso, se l’è presa con il ministero della cultura, colpevole a suo dire di riconoscere il valore di quello che ha sbrigativamente e superficialmente definito l’”archivio degli anarchici”.

Non ci siamo.

Quello che agli occhi prevenuti appare come una specie di covo di materiale sovversivo, e’ in realtà la benemerita Biblioteca Famiglie Berneri Chessa che conserva e mette a disposizione di tutti un’imponente mole di vecchi giornali libertari, documenti, libri, materiale altrimenti introvabile, prezioso per ogni ricerca sul movimento anarchico italiano, da Malatesta a Galleani, dall’attentatore Lucetti al ragazzo Zamboni, dai volontari antifascisti in Spagna vittime degli stalinisti e dai partigiani Canzi e Baroni fino ai congressi della Federazione Anarchica Italiana, organismo che ha sempre lottato alla luce del sole e non va assolutamente confusa con la “Federazione Anarchica Informale”.

L’archivio e’ a Reggio Emilia ed e’ legato alla biblioteca comunale Panizzi, e dunque, con buona pace di tutti questi superficiali scopritori di “onde montanti della galassia anarchica” merita ogni sostegno, anche pubblico.

E’ un centro di studi SUGLI anarchici, non DEGLI anarchici.

Aiuta a conoscere una storia varia e complessa d’una componente non effimera del movimento operaio. Che qualcuno osteggia ma non può cancellare.

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