di Stefania Piazzo – Il giornalismo si costruisce con i fatti. Con le inchieste. Con la faticosa ricerca della verità, o di pezzi di verità. Si basa, da sempre, sulla realtà, sulla continenza, l’attinenza, la pertinenza e l’utilità sociale delle notizie. L’interesse pubblico, non del potere, politico e oggi scientifico, viene prima di tutto. Le notizie non cadono dagli alberi e non nascono in internet. Non crescono dentro l’humus delle congetture, dei complotti, né di due opposti schieramenti.
Diciamolo fuori dai denti: le fakenews sono spazzatura. Sono il veleno della società. Ma pensare che vi sia un sistema di potere che vuole attaccare le fake perché veicolo di libertà di pensiero, è fuorviante e appartiene alla classe culturale della difesa dei complotti perché, sotto sotto, qualcosa di vero c’è. La calunnia è un venticello….
Il sistema censura, i media censurano, questo è vero. Ma censurare la libertà di espressione è un conto, pensare che vi siano trame plutarcogiodaicomassomiche che attaccano l’informazione libera in rete facendola passare per fake, da giornalista mi indigno nel leggerlo.
Stiamo con i piedi per terra. La ricerca delle notizie e la loro verifica è faticosa. Da sempre. Essere seri lo è altrettanto.
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