La transizione al digitale della PA: accessibili tutti i servizi della Pubblica Amministrazione tramite smartphone entro il 28 febbraio 2021.

15 Ottobre 2020
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di Carlo Andreoli – “Abbiamo ora un insieme di norme che ci permette di accelerare lo sviluppo migliorando la qualità della vita dei cittadini e agevolando il lavoro delle imprese”, sono queste le parole con le quali Paola Pisano, ministra per l’Innovazione, descrive il contenuto del provvedimento normativo sulla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione (D.l. “Semplificazione e innovazione digitale” – Legge di conversione n.120/2020).

Nasce, di conseguenza, in capo alle amministrazioni (eccetto i Comuni con meno di 5 mila abitanti) l’obbligo di rendere tutti i servizi pubblici accessibili via smartphone entro il 28 febbraio 2021: il passaggio al digitale si prefiggerebbe di fornire un servizio più vicino ad imprese e cittadini, comportando un alleggerimento della burocrazia che dovrebbe ripercuotersi positivamente sul rilancio economico del Paese.

Spesso, però, si tende confondere “più veloce” con “più funzionale”: siamo sicuri che questo sia il “provvedimento della vicinanza”?

La nuova disciplina sembrerebbe piuttosto nascere dalla sempre più accesa volontà di misurare la qualità della vita dei cittadini in termini prettamente monetari, andando sostanzialmente nella direzione opposta da quella prefissata: incentivare l’uso di strumenti e modelli che realizzino i principi della cittadinanza digitale finisce per promuovere la formazione di una “società da remoto”, oltre che ripercuotersi negativamente sul mondo del lavoro a livello occupazionale.  

Forse la vera finalità del decreto, più che agevolare il lavoro d’impresa, vuole lanciare un chiaro messaggio di sottomissione ed accettazione delle imposizioni europee del Recovery Found. 

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