La Preside Solange Hutter dei licei di Amalfi: “Sciopero della fame contro il voto in pagella sul Covid. Aberrante deriva”

3 Agosto 2020
Lettura 4 min

di Stefania Piazzo – Ha iniziato lo sciopero della fame contro quello che potrebbe essere, con la scuola a regime, il voto in condotta in pagella sul rispetto delle norme anti covid.

“A tutto c’è un limite – racconta a la Nuova Padania la dottoressa Solange Sabina Sonia Hutter, preside del complesso scolastico più importante della Costiera, il Marini Gioia, che riunisce liceo classico, liceo scientifico, liceo linguistico e istituto tecnico per il turismo – Premesso che il mio istituto garantisce e garantirà tutte le prescrizioni in materia di sicurezza – ribadisce – nel pieno rispetto della legge, arrivare a istituire il voto sul Covid è una deriva che dobbiamo evitare”.

E’ una provocazione di grande portata. Chi conosce il complesso scolastico sa che si tratta di un polo di grande rilievo. Due sono le sedi ad Amalfi, un’altra sede è a Minori, cui si aggiunge una sezione staccata che partirà a settembre, un altro tecnico per il turismo che è “una nuova conquista per Vietri sul Mare, perché è la prima scuola superiore nella storia di Vietri”. Ma non solo. Nell’istituto di Amalfi diretto dalla preside Hutter, c’è anche il Museo d’Arte Contemporanea, il primo della Costa d’Amalfi, il Mashart, marchio peraltro depositato di proprietà della vulcanica dirigente scolastica.

Dottoressa, da dove scaturisce l’ipotesi del voto in pagella?

“Faccio una premessa. Appena informato della mia protesta gandhiana, il direttore regionale mi ha convocata a Napoli per approfondire la mia iniziativa. E ho chiarito il senso della mia protesta civile. Il voto di condotta negativo, sanzionatorio verso gli studenti che non dovessero osservare le norme anti-Covid, parte da una proposta dell’Associazione nazionale presidi. Una volta però che la stessa associazione è venuta a conoscenza della mia iniziativa, ne ha poi preso le distanze, specificando che l’idea scaturiva a sua volta da un preside. Questa dichiarazione però è stata postata come Associazione nazionale presidi. Qualcosa non mi torna, serve assoluta chiarezza. Il sindacato chiarisca. E’ una idea che circola in rete e che è stata anche sottoposta anche ad un sondaggio sul sito Orizzonte Scuola”.

Quale è stato l’esito del sondaggio?

“5mila persone hanno partecipato e da quanto emerso, il 60% di presidi e personale scolastico condividerebbe questa proposta. Ma per carità! Dobbiamo fermare questa deriva prima che diventi legge. Invoco che si finisca in generale con questi messaggi angoscianti vuoi dal governo, vuoi dai media nazionali e, per finire, persino dalla nostra categoria. E’ un modus agendi che sta creando dei danni incalcolabili alle persone e ai fragili. E tra i fragili ci sono i bambini, gli adolescenti, bombardati da dichiarazioni di pandemia stabile. E tutto ciò dovremmo risolverlo noi nelle scuole, perché i ragazzi verranno da noi distrutti nella mente. La si smetta di passare solo un messaggio e di minare al benessere psicofisico degli studenti”.

Ritiene quindi una forzatura, una improvvida decisione quella del voto?

“Sì. E visto che nessuno la smette, visto che ci sono professori in campo del calibro di Zangrillo, ma anche il viceministro Sileri che parlano di contagio al minimo storico, io sento il dovere morale di alzare la voce. Vede, secondo me è come quando il branco bullizza il bambino, sono in tanti e ciascuno si nasconde dietro gli altri. Occorre smetterla”.

Riprenderanno le lezioni a settembre in presenza. Si poteva fare anche prima?

“Veda lei. Assistiamo alle università chiuse da mesi, quando poi abbiamo fatto gli esami di stato in presenza. Perché 12 persone possono stare insieme e 2 persone, professore e studente universitario, invece non possono stare insieme? Me lo spieghassero dov’è la ratio.

Cosa pensa di ottenere?

“Spero di sollecitare una modifica nella comunicazione. Dobbiamo smettere di “violentare” psicologicamente i ragazzi. Ora mettono lo psicologo di base a danno fatto. Va bene, ma perché non hanno pensato prima alle conseguenze del “restiamo a casa”? Sì, ma in quali case? Insomma, abbiamo bisogno di messaggi positivi, non di prescrizioni solo punitive, c’è bisogno di un progetto che dia continuità alla vita.

Sia chiaro: le misure anti covid noi le rispettiamo. Ho persino pianificato tre opzioni. Il modello A che prevede l’abbattimento delle pareti, il modello B senza l’abbattimento, il modello C con la didattica a distanza. Insomma, che non si dica che non sono in perfetto adempimento delle prescrizioni. Sta agli atti in direzione generale”.

Le politiche per la scuola in questa pandemia hanno dimostrato ancora una volta il fiato corto. Come vive da preside questa assenza di sensibilità della politica verso l’istituzione più importante della società?

“La nostra generazione, parlo della mia e della sua, hanno avuto la fortuna di potersi strutturare, pur tra mille lacune del sistema scolastico. Oggi vediamo discutere di banchi a rotelle, di scarsa valorizzazione della professione, di investimenti mai prioritari. E’ una società contro i giovani, che mina alle basi la comunità. Ma in questo frangente, me lo si lasci dire, il pericolo maggiore viene dagli insegnanti che non ragionano con la propria testa. Molti annienteranno la spontaneità dei ragazzi, perché avranno voce in capitolo per dare un voto in condotta che vogliono faccia media con le altre materie. Ma si rende conto? Mi pare sia il frutto più che di una sana prevenzione, di una propaganda. Per non parlare delle linee guida per l’infanzia”.

Cosa prevedono, preside Hutter, le linee per le scuole d’infanzia?

“Le recenti linee guida per la scuola dell’infanzia le definirei aberranti. Su questo tema c’è un movimento a livello nazionale, da Nord a Sud, che le sta mettendo seriamente in discussione. Io, a quelle condizioni, non manderei i miei figli a scuola. Prevedono che i bambini siano all’interno di gruppi ristretti e che non vi sia alcuna possibilità di comunicazione tra gruppi. I cosiddetti lavori di intersezione, che sono alla base della letteratura pedagogica, non esistono più. I bambini avranno sempre gli stessi spazi, gli stessi compagni, gli stessi insegnanti, gli stessi giocattoli. Gli adulti avranno la mascherina. Le pare una scuola d’infanzia? Io la definirei diversamente. A me pare sia un regime. Ci manca solo ci dicano come ci dobbiamo vestire”.

Foto di copertina tratta dalla video intervista via skype con radiobyoblu24

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