La guerra della Serie A per ripartire? Per favore, ridateci il calcio di Bearzot e Pertini

19 Aprile 2020
Lettura 3 min

di STEFANIA PIAZZO – Le vicende del calcio in soffitta come tutto il Paese fino a che non ci diranno quando uscire, riporta alla memoria altri anni. Quando il calcio era più mito che quotazioni in Borsa e diritti tv in pacchetti a pagamento.

Anni fa, ebbi la fortuna di partecipare all’inaugurazione di una splendida iniziativa, il ritorno del DC9 che fece volare la nazionale del 1982! Sì, quella di Pertini e Bearzot! Ma anche il D9 dove volava sua santità San Giovanni Paolo II.

Capite bene che è un pezzo di storia! Al confronto le gesta degli eroi odierni del calcio vanno a farsi friggere.

Appena torneremo alla normalità, vi suggerisco: andate a visitare questo gioiello. La storia ce lo ha riconsegnato a Volandia. E’ il DC9, l’aereo che fu del presidente Sandro Pertini e di Giovanni Paolo II, fratello gemello del secondo DC9 che andò distrutto e che portò a casa i campioni del mondo del 1982. Uno andava, l’altro veniva…

L’emozione che procura visitare ed entrare in questo veivolo è impagabile.

La storia di chi muove la storia, di chi sposta la gente, di chi ha spostato il mondo, riporta il mondo qui, su quel museo rsitrutturato a terra. La concentrazione di simboli e umanità si spreca: perché mai più potrà accadere una congiunzione umana e astrale, visto che lo spazio è spaziale, e la Terra è una palla, che contiene il più amato presidente della Repubblica, il più amato Pontefice e la più amata squadra di calcio. Tre elementi affettivi comunicatori di emozioni, di valori, di stile e di qualcosa che ci manca, oggi, in chi fa politica, in chi predica, in chi scende in campo.

Campioni del mondo! Pietro Vierchowod e Claudio Gentile

L’onestà intellettuale, la semplicità, il senso di comunità. Il centro del mondo non erano i social ma, a casa nostra, due uomini dirompenti di umanità e rispetto della vita. Il calcio era ancora una partita a scopone, e uno scambio di pipe tra “tecnici”. Eppure vivevamo bene. Ci teneva insieme il rispetto e l’orgoglio, la parola data. Nord e Sud si sono “fronteggiati” di meno, qualcuno diceva di prendere a calci nel sedere i politici traditori e qualcun altro di aprire il cuore alla speranza, di riconoscere i diritti dei popoli. Il lavoro di squadra per imitazione o per identificazione si esprimeva anche nel fare le nostre cose, in quegli anni.

C’erano, all’inaugurazione del DC9 al pubblico, Pietro Vierchowod e Claudio Gentile e i due piloti, che trasportarono i nostri miti, con il presidente di Volandia Marco Reguzzoni, e l’allora presidente del Consiglio regionale, Raffaele Cattaneo. C’è, nell’hangar vicino, la ricostruzione del tavolino e delle poltrone originali che ospitarono la partita di scopone più famosa del mondo, e documenti e video sulla storia del DC9 dell’Aeronatica militare, donato dal presidente di Alitalia, Montezemolo, a Volandia.

La poltrona di sua santità San Giovanni Paolo II

Ma quando sali dalla pancia posteriore il DC9 entri nella terza dimensione: è tutto più grande, come quando vedi le cose da bambino. Più grandi i sedili, due al posto di tre… Il grande si adegua al grande. Enorme la poltrona di San Giovanni Paolo II davanti alla quale sedeva Pertini per il caffè. C’è un composto divanetto di lavoro, essenziale ma sufficiente per fare quel che serve senza farla fuori dal vaso.

Il nostro direttore con i piloti dell’Aeronautica che fecero volare la nazionale di Bearzot, Pertini e San Giovanni Paolo II

Ci sono i tavolini per leggere e stare insieme, che dà la dimensione del viaggiare in squadra. E c’è più luce, in questa casa volante dove Pertini diceva, salendo dallo stesso portellone posteriore, “Adesso sono a casa mia”. Ecco, il DC9 è un po’ la casa di tutti noi, racchiude i ricordi, le nostalgie, gli orgogli, e riabilita quel senso di voler fare che viene tutti i giorni mortificato dai nostri politici, dai nostri datori di lavoro, dai nostri custodi d’anime.
Il DC9 è una speranza, è migliore del presente che abbiamo. E sta lì grazie al lavoro di giovanissimi volontari che lo hanno curato e riportato in vita per chi vuole rendere onore a questo monumento che ricorda dei giganti della giustizia sociale. Cose che adesso ci possiamo scordare. Dobbiamo farci bastare il ricordo.

Ridateci il calcio e il senso del bene comune che fu di Bearzot e di Pertini.

Pezzo dedicato a quattro amici cremonesi: Carlo Coriselli, appassionato di pallone in ogni pausa scolastica, Giorgio Barbieri, collega indimenticato di Mondo Padano e poeta della Cremonese, Betty Poli, fotoreporter della Cremonese, Ida Catapane, compagna di classe con un figlio che indossa la maglia della Cremonese. In questo momento, in cui l’energia non deve mancare, idealmente siete con me sul DC9 degli eroi.

Foto Stefania Piazzo@riproduzione riservata

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