La denuncia del Preside: Scuola “sequestrata” ben oltre l’emergenza. Un’aula ha lo stesso valore del Parlamento

30 Giugno 2020
Lettura 8 min

Riceviamo, pubblichiamo e condividiamo la lettera documento che un dirigente scolastico, il “vecchio” preside”, ha inviato ai vertici dell’istruzione pubblica. E’ il riassunto dell’odissea della scuola italiana, testimonia la passione, l’amore che i professionisti della conoscenza ancora conservano verso il bene primario della cultura. La scuola ha la stessa dignità costituzionale che ha il Parlamento. Ma viene posta “sotto sequestro” a colpi di decreto. In questa lunga lettera parla a nome di tutti la competenza al servizio del Paese, mentre chi dovrebbe avere senso dello Stato e delle istituzioni sta violando la Costituzione e declassando la scuola a contenitore sterilizzato. Basta!

Al Ministro dell’Istruzione

All’Istituto Superiore di Sanità

Al Ministro della Salute

All’Assessore all’Istruzione Regionale

Al Direttore Ufficio Scolastico Regionale

Al Direttore Ufficio Scolastico Provinciale

Chi vi scrive è un Dirigente scolastico e una madre estremamente preoccupata per le sorti della Scuola Italiana, già fortemente depauperata di tante prerogative in modo indiscriminato e deleterio per quello che dovrebbe essere il luogo preposto allo sviluppo psicofisico dei nostri bambini,giovani e adolescenti. Sarò chiara e concisa: il “distanziamento sociale” è un concetto disumano perché l’uomo , l’essere umano è una creatura sociale che muore emotivamente senza il contatto e ciò non lo affermo solo io ma la scienza ,l’antropologia , la medicina,la pedagogia, la psicologia e la psichiatria; gli esseri umani, infatti, si ammalano, se privati del contatto e delle interazioni spontanee con i propri simili. Io non credo che questo Governo , già fortemente in difficoltà ,per tutte le implicazioni note a tutti i cittadini italiani dalle quali emerge una realtà via via sempre più differente rispetto alla situazione iniziale di panico totalizzante, voglia procedere nel senso indicato da queste linee-guida che di chiaro e operativo, peraltro, presentano molto poco.

Questa epidemia sta volgendo al termine, lo attestano dati ufficiali che ogni giorno appaiono più tranquillizzanti e che dimostrano che siamo al contagio 0 in molte regioni italiane, tra cui la Campania. Anche i dogmi o presunti tali si stanno sciogliendo come “neve al sole”, primo fra tutti quello relativo ai cosiddetto “asintomatici”che sembra proprio che non contagino nessuno; i tamponi, inoltre, dei “positivi” rivelano una carica talmente bassa che il virus non sarebbe in grado di provocare neanche un raffreddore .

Alla luce di queste evidenze scientifiche e considerando che ci sarebbero, ci sono stati e ci saranno, rischi di ogni genere, derivanti da altre cause, al di là del fantomatico “covid19”, davvero non si capisce il motivo di prolungare questo allarme che già ha causato danni incalcolabili al nostro Paese, ai nostri giovani, verso i quali ci sono delle colpe immense da parte di quanti hanno senza coscienza voluto trasmettere messaggi di una violenza inaudita.

I nostri ragazzi hanno diritto ad una scuola NORMALE dove poter vivere sereni, acquisire sicurezza, sorridere ed abbracciarsi, ed io, in qualità di Dirigente scolastico, sono responsabile anche della salute dei miei dipendenti e dei miei studenti , “salute” che , come dichiara l ‘OMS , è uno “stato di benessere psicofisico”, pertanto imprescindibile da una condizione di serenità, affettività spontanea, in particolare nei bambini della scuola dell’infanzia,della primaria e della scuola secondaria di 1 grado. A fronte di una situazione epidemiologica di scarsissimo rilievo relativamente a potenziali contagi , con le linee-guida dettate di recente dal Ministero dell’Istruzione , si creerebbe una situazione molto grave e pericolosa per la salute di tutti, i cui danni potrebbero addirittura rivelarsi irrimediabili e drammatici, come atti suicidari, comportamenti autolesionistici e abuso di sostanze stupefacenti e alcol da parte di preadolescenti e adolescenti già fortemente turbati anche da mesi di isolamento.

Mi giunge poi spontaneo un interrogativo: chiunque potrebbe ammalarsi, ma chi stabilisce che l’eventuale contagio sia avvenuto a scuola, piuttosto che su un autobus, o ad una festa , o in famiglia, o chissà dove? Aggiungo: le tanto discusse “mascherine” non presentano evidenze scientifiche circa la loro capacità di proteggere dal “virus”, mentre sono disponibili studi scientifici che attestano di contro , la loro capacità di offendere e arrecare danno, sia organico con l’assunzione di anidride carbonica che psicologico come strumento di isolamento e perdita di identità e anche di possibilità di riconoscere l’altro.

Dunque, in che misura questo Ministero può investire i Dirigenti scolastici di responsabilità per eventuali contagi, non sussistendo alcuna possibilità di stabilire l’origine inequivocabile dell’agente patogeno? Viceversa, come può questo Ministero dettare linee guida palesemente discordanti con le indicazioni contenute in secoli di letteratura scientifica dedicata alla formazione, all’educazione, all’istruzione e al normale sviluppo della personalità del discente e poi sfuggire alle proprie responsabilità qualora le decisioni imposte alla comunità educante diventassero causa di patologie psichiatriche, organiche e/o di atti e comportamenti devianti da parte di giovani che sono collocati in una fascia d’età per sua stessa natura estremamente delicata.

Le attività scolastiche e didattiche, fin dalle origini della nostra civiltà greco-mediterranea, sono fondate sulla necessità di interazione e condivisione tra i discenti e tra discenti e docenti, ma non solo; tutta la letteratura scientifica che riguarda il corretto sviluppo psicofisico e biologico degli esseri umani fin dalla nascita, si basa sul contatto fisico, sulle carezze e sugli abbracci; basti pensare ai tanto noti orfanatrofi romeni dove bambini mai toccati né presi in braccio sviluppano gravissime patologie psicofisiche dalle quali non potranno mai guarire , si va dall’autismo , al rachitismo, alla psicosi, alla schizofrenia.

Ogni giorno nel nostro lavoro utilizziamo interazioni somatiche, espressioni facciali, pacche sulle spalle, vicinanza ai nostri studenti, tra l’altro molti sono diversamente abili, per i quali resta cruciale lo scambio concreto e fisico; tutti gli esperti, pedagogisti e psicologi clinici dai meno ai più importanti nella storia della scuola, penso ai Bruner, ai Piaget, a Maria Montessori, alle Agazzi e così via, che oggi salterebbero dalla sedia ascoltando la narrazione di questa nuova quanto inquietante “idea” di scuola che, lungi dal rappresentare un luogo di crescita , assomiglierebbe molto ad un nosocomio di alienati.

Non si può accettare questo scempio, nessuno di noi, persone di scuola potrebbe mai farlo in quanto la responsabilità ricade su di noi e un domani se ne dovrebbe rispondere non solo agli studenti, ai genitori, al mondo e all’umanità, ma alle proprie coscienze e da quelle non si può di certo mai fuggire. Spesso e volentieri l’ambiente scolastico rappresenta per molti ragazzi un’opportunità anche affettiva , pensiamo alle molte famiglie disgregate, in difficoltà, di cui la scuola spesso si fa carico in perfetta solitudine peraltro(dove sono le task forces?), famiglie anaffettive.

Nella nostra esperienza quotidiana prevalgono di certo nei ragazzi e nelle ragazze, esigenze di tipo psicosentimentale, dove il “contatto” e la spontanea vicinanza tra le persone è strumento di benessere. Da sempre l’importanza del contatto fisico, infatti, a fondamento della crescita fisica ed emotiva dei bambini, è stata al centro di moltissimi studi, dai quali emerge che i bambini e non solo, necessitano di scambi e contatti fisici per sviluppare e conservare la salute.

Tutti gli esseri umani esercitano ciò che è noto come “comportamento sociale favorevole”, i gruppi sociali sopravvivono se è messa in campo una compartecipazione in atti di fiducia e collaborazione e il contatto fisico ricopre una parte fondamentale in questa condotta sociale favorevole. Essere toccati e toccare con affetto contribuisce a rafforzare la resistenza del nostro sistema immunitario, a tutte le età.

Lo psichiatra infantile Renè Spitz, tra gli altri, ha compiuto una ricerca sugli effetti neurofisiologici da “deprivazione da contatto” e ha dimostrato che la deprivazione stessa genera dei disturbi evolutivi che si manifestano sul piano affettivo, motorio, cognitivo e linguistico. Ci chiediamo come tutto ciò possa essere ignorato, derubricato ad argomento tralasciabile quando invece nella nostra Costituzione, ANCORA IN VIGORE, e gerarchicamente fonte di rango superiore rispetto ad una parossistica miriade di decreti, decretini, circolari e finanche ordinanze “sindacali”, la Scuola resta tema centrale e irrinunciabile per la democrazia.

L’11 Gennaio 1950 Piero Calamandrei pronunciava un indimenticabile discorso, testo attualissimo nel quale l’autore si chiede perché si difenda la scuola, è forse in pericolo? La scuola, continua Calamandrei, è un organo “costituzionale”, ha una sua posizione, la sua importanza al centro di quel complesso di organi che formano la Costituzione; la Scuola viene equiparata alla Camera dei Deputati, al Senato, al Presidente della Repubblica, alla Magistratura; la Scuola, organo vitale della democrazia; se si dovesse fare un paragone fra l’organismo costituzionale e l’organismo umano, si dovrebbe dire che la scuola corrisponde a quegli organi che nell’organismo umano hanno la funzione di creare il sangue…, la scuola è complemento necessario del suffragio universale…

Lo Stato è chiamato dalla Costituzione a rendere la Scuola fruibile, aperta a tutti, rimuovendo gli ostacoli favorendo l’esercizio pieno dei diritti della persona.

Il 30 Gennaio 2020 l’OMS annuncia l’”emergenza sanitaria globale” causata da covid 19. Il giorno dopo Giuseppe Conte dichiara lo “stato d’emergenza” con decreto; seguono DPCM ed ulteriori decreti-legge volti a contrastare la diffusione del virus con conseguenti restrizioni delle libertà personali dei cittadini. Due sono le “conditio sine qua non” affinchè tali misure siano conformi alla stato di diritto: il presupposto di fatto ( l’emergenza sanitaria) e la TEMPORALITA’.

La Costituzione italiana, tuttavia, non prevede alcun articolo che disciplini lo stato d’ emergenza che non si riferiscano al vero e proprio “stato di guerra” previsto da ex art.78 della Costituzione. La disciplina dello stato di emergenza è stata introdotta con legge ordinaria, (legge 225 del 24 Febbraio 1992) inerente all’istituzione del Servizio Nazionale di Protezione Civile, nella quale lo stato di emergenza è previsto all’art. 5. Per riassumere i punti essenziali, tuttavia, occorre mutuare la sequenza della disciplina dello stato di assedio precedente alla Costituzione e che consta di quattro momenti fondamentali:

  1. Presupposto di fatto: la delimitazione dell’emergenza non deve essere data da una valutazione “politica” sui generis, ma ancorata al presupposto fattuale; (in questo caso il presupposto è stato l’emergenza sanitaria dichiarata dall OMS riconducibile all’art.2 lettera c della Legge 225/1992
  2. Atto di proclamazione(avvenuto il 31 gennaio). Tale atto è funzionale alla delimitazione temporale dell’emergenza , nonché”conditio sine qua non”, per poter procedere alle misure necessarie al suo superamento.

E’ questo il passaggio che segna inoltre anche la titolarità dell’emergenza ; l’organo istituzionale a cui è demandata la gestione è il Governo.

3)Concreta attuazione: dichiarato lo stato d’emergenza è possibile attuare limitazioni dei diritti , ma con il limite essenziale della conservazione dello Stato di diritto.

4) Cessazione degli effetti ed il conseguente ristabilimento del precedente ordine sospeso: ex a. 5co.1-bis Legge 225/1992:”La durata della dichiarazione dello stato di emergenza non può superare i 180 giorni , prorogabile per non più di ulteriori 180 giorni. La delimitazione temporale è necessaria a far si che lo stato di emergenza non si tramuti in un colpo di Stato. Il ristabilimento del precedente ordine sospeso è garantito dall’art.4-ter che prevede il “subentro dell’amministrazione pubblica competente in via ordinaria”, cui provvedere almeno 10giorni prima della scadenza del termine di cui al comma 1.-bis.

Spontaneamente , dunque, sorge la questione relativa al cosiddetto “stato di emergenza”: alla luce della situazione attuale, laddove la Scienza ha compiuto innumerevoli progressi nella conoscenza, nella cura e nella gestione della malattia, le percentuali dei casi sono abissalmente calate e le terapie intensive sono vuote, la carica virulenta è ormai del tutto innocua , perché lo Stato tende a comportarsi come se fossimo ancora in una reale situazione di tremendo pericolo?

In considerazione di tutti gli argomenti presentati corredati di tutte le motivazioni e sostenuti in pieno dal nostro dettato costituzionale, al fine di evitare derive pericolose e antidemocratiche, si chiede con FORZA e DETERMINAZIONE, che venga ripristinato il DIRITTO allo STUDIO e a tutte le LIBERTA’ previste dalla LEGGE e dallo STATO DI DIRITTO NATURALE , anche a fronte di una situazione sanitaria che NON presenta più carattere emergenziale.

Photo by Sharon McCutcheon

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