La Dark Lady in versione Gentile: prove di smistamento scolastico come all’epoca della Spagnola

4 Maggio 2020
Lettura 3 min

di Laura Aresi –

A poche d’ore dall’intervista a Sky Tg 24 – andata in onda alle 15:30 di sabato 2 maggio abbiamo maturato una convinzione: Lucia Azzolina è l’unica nel marasma dell’attuale governo a possedere gli attributi per farci uscire dal tunnel: quantomeno, a provarci.

Incalzata da Maria Latella, la Ministra di via Trastevere ha presentato infatti il piano per superare l’emergenza scolastica: «per settembre si deve tornare a scuola perché i nostri studenti ne hanno il diritto». Il rientro potrebbe avvenire secondo la totale normalità qualora la situazione sanitaria appianata lo consentisse, oppure in forma ibrida, metà in presenza e metà in “spirito” telematico, se fosse ancora incerta; sull’ultima, tremebonda ipotesi, quella dell’inizio dell’anno scolastico in via totalmente digitale a quadro virologico inalterato o peggio aggravato, la titolare del dicastero dell’Istruzione ha preferito fare giusto un debole accenno: a dispetto delle ipotesi terroristiche circolate nelle scorse settimane non sarebbe in ogni caso una soluzione praticabile, e non c’è fosca previsione che tenga. (Occorre comunque ricordarlo: la task force guidata dall’ex assessore alle politiche scolastiche della regione Emilia Romagna, Patrizio Bianchi, starebbe lavorando in queste ore alla digitalizzazione completa della scuola italiana).

Dopodiché, zac, Santa Lucia e martire – sfodera il miracolo: il nodo da sciogliere sono le classi pollaio che impedirebbero di osservare le norme igienico-sanitarie di distanziamento sociale; la soluzione, lapalissiano, ridurre il numero degli alunni per ogni classe. In buona sostanza, reinventiamoci la scuola facendo quello che aveva fatto, scusate se è poco, un Giovanni Gentile negli anni Venti appena usciti dalla guerra, dalla carestia e dalla spagnola, nelle allora popolosissime scuole elementari delle campagne lombarde (con numeri esagerati, dell’ordine anche di 60 unità per ogni insegnante): si smembreranno le classi e si assumeranno nuovi docenti fra i precari tramite concorso (ci si scordi le assunzioni per soli titoli: qui si fa tutto in maniera adamantina). Sì, perché raddoppiare i turni dei singoli insegnanti sarebbe impensabile.

I fondi? Oltre agli 85 milioni di euro con il Cura Italia e altri 80 con i fondi Pon per la didattica a distanza, da marzo – ci ricorda la Ministra trasteverina – per l’edilizia scolastica sono stati distribuiti 510 milioni di euro, altri 320 ripartiti fra le Regioni ad aprile, «poi – precisa meglio sul suo sito Facebook ufficiale – ci sono altri 855 milioni destinati a Province e Città Metropolitane». E per quanto riguarda gli spazi? «Bisogna aprire le aule oggi chiuse, mettere le strutture in sicurezza». Verrebbe da abbracciarla. Come si gestirebbe in concreto la situazione? Con «soluzioni flessibili che si dovranno necessariamente adattare alle varie fasce d’età degli studenti, alle strutture scolastiche e anche alla specificità delle diverse realtà territoriali. Oltre, naturalmente, alla minaccia di contagio» (toccando naturalmente ferro): ad esempio fare metà ore di lezione in presenza e metà in telematica (il nodo che sta facendo angosciare da due giorni l’Italia intera, che si sente già col cappio al collo). Ma, ricorda la nostra Lucia, soprattutto ringraziando la denatalità che svuota la maggior parte degli edifici scolastici: ossia abbiamo grandi strutture con grandi potenzialità benché solo parzialmente utilizzate, quando non a rischio chiusura o addirittura chiuse: cercheremo di ottimizzare personale, spazi e tempi, perché ci siano meno intoppi possibili”. Fine della discussione.

«Dal 4 maggio si torna a lavorare – osserva la Lucia nazionale – e la politica deve dare risposte alle famiglie subito. Stiamo lavorando con gli enti locali ad un documento che a breve sottoporremo al comitato tecnico – scientifico». E ancora: «Di certo non possiamo mettere a rischio l’Italia riportando subito sui banchi di scuola gli studenti: in Danimarca ad esempio lo fanno perché sono abitati da sempre a lavorare negli spazi aperti. Ma come Ministero dell’Istruzione in estate noi metteremo palestre, scuole e cortili a disposizione delle famiglie». La riflessione mirata alla prossima, già concordata e contingentata riapertura dei nidi e delle materne è in realtà un chiaro messaggio di ottimismo imbottigliato per tutti gli altri ordini di scuole (benché, cara Lucia, tu non ci abbia ancora ragguagliati sull’esame di terza media: restiamo in fiduciosa attesa). E da qui a togliersi il famoso sassolino dalla scarpa con chi evidentemente la sta tenendo in scacco da mesi oltre agli espertoni di Bongiorniana memoria, vale a dire l’arcinota lobby alias l’agguerrito bacino elettorale del corpo insegnante, è un attimo. Istigata sul tema dei docenti che, terrorizzati dal pericolo di contagio, potrebbero mettersi in malattia creando il panico al maxiesame della maturità, l’unica donna che nel funebre panorama politico italiano odierno ha avuto il coraggio di dire “Se io mando a fare gli studenti gli esami in presenza pensando al modello organizzativo e procedurale delle Camere non ci può essere nessun virologo della domenica ad impedirmelo” chiosa con uno sguardo assassino diretto alle telecamere di Sky: «Io penso che esistano un’etica ed una morale della professione del docente (da leggersi come “codice d’onore”): sarebbe un messaggio terribile per i ragazzi se qualche insegnante mandasse un certificato medico per rinunciare alle commissioni, per i ragazzi, le loro famiglie e le altre categorie che invece (pronunciato con enfasi, ndr) sono in prima linea e rischiano la vita».

Ipsa dixit. Lucia Azzolina, la dark lady della politica italiana. Un applauso sincero per il coraggio. Poi, si vedrà.

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