Italia, paese ingabbiato nella logica Stato-Chiesa

1 Giugno 2020
Lettura 2 min

di Sergio Bianchini – Di recente Ernesto Galli della Loggia sul Corsera in un articolo dedicato alle caratteristiche che dovrebbe avere una classe dirigente nazionale, dimentica completamente la questione cattolica.

Come mai? Il punto è che definendo le caratteristiche necessarie in una classe dirigente nazionale non nomina mai le caratteristiche specifiche dell’Italia.

La prima caratteristica è proprio la presenza enorme della struttura cattolica che non solo incide fortissimamente sull’opinione pubblica ma drena e porta nel mondo intero immani risorse umane e materiali che vengono tolte alla dinamica nazionale. La quale oltre ad essere privata di risorse viene costantemente caricata di problematiche universali e di un carico abnorme per la loro gestione.

Contrariamente all’assunto di Galli della Loggia circa una carenza in Italia di cultura umanistica, tutte le risorse umane strappate alla dinamica nazionale sono pilotate ed intrise profondissimamente di cultura umanistica ed universalistica.

Il paradosso dell’Italia è proprio la frattura tra un nord industriale, concreto, attivissimo e orientato da finalità economiche e, al contrario, un centro ed un sud politicamente dominanti e culturalmente caratterizzati, seppur in modo diverso, da un humus intriso di cultura umanistica. Sebbene emetta costantemente il lamento vittimistico per colpevolizzare il nord ricco egoista e ignorante, l’intellettuale del centro sud è portatore di un enorme orgoglio storico filosofico sebbene ormai agonizzante. E’ quindi del tutto ossequioso verso il primato della cultura filosofica e giuridica viste ed usate come solenni mantelli protettivi contro l’insorgere fastidioso della mentalità imprenditoriale e dei suoi meschini calcoli economici.

Mentalità imprenditoriale e meschini calcoli economici che vanno comunque blanditi e spremuti per alimentare l’enorme spesa dello stato assistenziale e parassitario.

Dunque Galli della Loggia, riproponendo la ricostruzione del primato culturale umanistico, in realtà continua e consolida uno dei principali difetti della classe dirigente italica, inoltre non nota come a cavallo delle tre Italie stia proprio la chiesa cattolica indispensabile oggi per la sua funzione educativa storica e per il ruolo di mediazione sociale. Ma anche sfiancante per il suo enorme peso. Così in Italia abbiamo uno stato agonizzante sormontato ma anche sostenuto dalla gigantesca struttura organizzativa cattolica a sua volta in profonda crisi identitaria.

Lo stato Italiano non è in grado ormai di governare ma solo di ricorrere ad esortazioni morali e sostegni assistenziali. E’ quindi sempre più simile ad una parrocchia. La parrocchia allo stesso tempo è sempre più simile ad un centro studi che indica obiettivi politici.

Il capovolgimento della situazione stagnante attuale dovrà a mio parere avvenire con una revisione delle relazioni politiche e culturali tra le tre Italie sociologiche reali, nord centro e sud e dal riposizionamento dell’enorme mole della chiesa cattolica che oggi sormonta ed allo stesso tempo svuota gran parte delle ricchezze umane e materiali del paese, indirizzandole verso un aleatorio progetto mondialista. Un progetto altamente improbabile visto che l’impero mondiale richiederebbe si una chiesa universale ma anche, parallelamente, un imperatore.

A mio parere per far precipitare e chiarire la situazione in modo favorevole all’Italia basterebbe separare la capitale d’Italia dal Vaticano o spostando il Vaticano da Roma o spostando la capitale italiana in un’altra città, ad esempio a Firenze o Perugia o Bologna.

Oppure, se la spinta chiarificatrice venisse dalla chiesa stessa, si potrebbe pensare ad un papato itinerante, magari con cicli di 10 o più anni in ogni continente.

Fantapolitica? Forse, ma sono pensieri che aiutano a chiarire davvero sia l’attualità che le prospettive.

Ed a mettere con le spalle al muro i “rivoluzionari” che in realtà sono capaci solo di vivere di rendita e di far sgambettare gli altri.

Photo by Ágatha Depiné 

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