di Stefania Piazzo – Il gap di genere esiste, eccome. Stipendi più bassi. Ruoli importanti retribuiti meno rispetto agli uomini. Noi donne abbiamo meno valore. Non è così? Un uomo a parità di prestazioni spesso guadagna di più. Le donne ai vertici di istituzioni e enti faticano ad arrivare. Le competenze non servono. Vale di più un pelo di figa che essere brave. Se sei brava devi pagare anni di gavetta e forse, ma forse solo allora, ce la potrai fare, ma con lo sconto sullo stipendio.
Leggo oggi la proposta di Italia Viva. “Non puo’ esserci ripartenza senza il lavoro delle donne e il loro coinvolgimento ai piu’ alti livelli imprenditoriali e istituzionali”. Lo dichiara in un’intervista a “Il Sole 24 Ore” Elena Bonetti, ministra per le Pari opportunita’ e rappresentante di punta nel governo della renziana Italia Viva, per la quale “i fondi del Recovery fund devono essere utilizzati anche per superare in modo strutturale l’ampio gap con gli altri Paesi europei”.
Cara Bonetti, mi spieghi perché se siamo tutti uguali davanti alla legge dobbiamo fare uno sconto alle imprese perché si convincano a pagare le donne e a metterle in regola e allo stesso livello dei colleghi maschi? Dobbiamo per forza arrivare ad un intervento economico del governo per convincere i misogini, e tutti quelli che non vogliono che facciamo magari figli, perché anche noi si arrivi al diritto di un lavoro, di una busta paga?
D’accordo., sosteniamo le aziende che hanno le maternità a frenare la catena produttiva. E’ un costo sociale? Lo Stato lo metta in conto. Ma sul resto siamo ancora qui a chiedere il favore di considerare le donne pari agli uomini. E se proprio proprio deve succedere, gli facciamo anche lo sconto. Dica, ministro, a voce alta, che ci sono ancora razzisti in giro.
