di Giuseppe Rinaldi – A.D. 1582. A quel tempo non erano in molti ad immaginare che andando a dormire la sera del 4 ottobre 1582, un giovedì, si sarebbero risvegliati venerdì 15. Stato di letargia diffuso? No, più semplicemente avvicendamento di “calendari”; a quello “giuliano” subentrò, quel giorno, il più esatto calendario “gregoriano” in uso tuttora. Al mutamento furono interessate, “in primis”, le seguenti nazioni: Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Polonia, Lituania, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo. Poi seguiranno molte altre, scaglionate nel tempo.
Ma per quale ragione il “tempo” si arrestò per 10 giorni, o se si preferisce li saltò a piè pari? Piuttosto semplice (si fa per dire): perché il calendario usato sino a quel momento, il “giuliano” era basato sulla durata di un anno in 365 giorni e 6 ore. In realtà, secondo il matematico gesuita tedesco Clavio, l’anno solare era più corto di circa 12 minuti (365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 46 secondi), questa differenza, ogni 128 anni determinava la difformità di un giorno. Nel 1582 arrivò a toccare i 10 giorni con notevoli discrepanze: l’equinozio di primavera, ad esempio, cadeva undici giorni prima del 21 marzo, scombussolando festività e abitudini.
Stando così le cose, quando il papa Gregorio XIII con la “bolla” Inter gravissimas, promulgò la riforma che prese il Suo nome, contemporaneamente cancellò dieci giorni della storia del mondo cristiano.
Non tutti adottarono subito il nuovo calendario, i luterani, calvinisti e anglicani solo decenni più tardi, il Regno di Svezia dal 1699, il Giappone nel 1873, la Cina nel 1911, Yugoslavia e Romania nel 1919, la Turchia nel 1927, la Grecia un anno dopo. Mentre gli ortodossi (russi, serbi, e ovviamente a Gerusalemme) continuano tutt’oggi a utilizzare il calendario giuliano, e da ciò scaturisce l’attuale differenza di 13 giorni tra le festività religiose “fisse” ortodosse e cristiane.
Chi fu “l’eminenza grigia” che convinse il pontefice ad adottare il nuovo calendario? Si tratta di Cristoforo Clavio, nato a Bamberga, in Franconia, il 25 marzo 1537 e morto a Roma il 12 febbraio 1612. Entrato a fare parte dei Gesuiti nel 1555, studiò a Coimbra, presso il collegio da poco fondato. Manifestò subito notevoli tendenze matematiche e astronomiche. A Roma studiò teologia presso il Collegio Romano dei Gesuiti, dove prese gli ordini sacerdotali nel 1564. Come già rilevato, realizzò la riforma del calendario Giuliano introdotto da Giulio Cesare nel 46 a.c. il cui sistema di calcolo aveva prodotto in circa 1600 anni di utilizzo un continuo slittamento della data degli equinozi, tanto che non coincidevano più con le date loro assegnate del 21 marzo e 21 settembre. Quello degli equinozi era una discrepanza particolarmente sentita dalla Chiesa perché la data della Pasqua, per esempio era calcolata a partire da quella dell’equinozio primaverile. Scrisse testi di algebra e astronomia. Convenne che le osservazioni di Galileo erano esatte.
Notizia per gli amanti della filatelia che sicuramente già conoscono. Nel 2012 lo Stato della Città del Vaticano gli ha dedicato un francobollo e un annullo speciale.