I 100 giorni dei burocrati, la nuova inquisizione nella religione del virus

16 Maggio 2020
Lettura 3 min

di Roberto Errichelli – Non sanno niente e regolamentano tutto. Sono i burocrati dello Stato centralista. In cento giorni circa il burocrate ha regolamentato tutte le nostre vite fino nei più minuti aspetti della vita quotidiana, instaurando una sorta di religione del virus, con i suoi riti, le sue penitenze, le sue funzioni religiose. La forza dirompente della burocrazia è tale che perfino una istituzione bimillenaria come la Chiesa Cattolica ha dovuto chinare il capo e adeguarsi. Personalmente ritengo sia stato il punto più basso toccato dalla Chiesa dai tempi della cattività avignonese (1309). Lo Stato centralista è alla fine riuscito ad essere un sostituto del monoteismo.

Il burocrate è l’erede legittimo, storicamente e psicologicamente, del canonista medioevale: entrambi sono ossessionati dalla regolamentazione di ogni aspetto della vita quotidiana. Dove il chierico medioevale stabiliva che “non è lecito accoppiarsi con la moglie con la stessa concupiscenza con cui ci si accoppia con l’amante o la prostituta” il moderno burocrate stabilisce che ad un bagnino non è lecito praticare la respirazione bocca a bocca ad un bagnante che abbia la sventura di annegare. Può osservarne il respiro però ed eventualmente usare uno strumento disinfettato, cioè benedetto, “atto a rianimarlo” (circolare Inail). Può salvarlo ma senza concupiscenza. Per non dire delle disquisizioni tra affetti stabili, congiunti parenti e così via che sembrano uscite dalla penna d’oca di un glossatore medioevale di San Giovanni Crisostomo.

Il virus è il nuovo peccato mortale. La Nuova Chiesa chiamata Pubblica Amministrazione impone la sanificazione di aziende e uffici prima della riapertura. Che molte di queste strutture siano chiuse da uno o due mesi, e che quindi è impossibile siano contaminate dal virus è, per il burocrate chierico irrilevante: la sanificazione è, in realtà, una santificazione. Ora et labora. La “scienza” sulla quale il burocrate si appoggia è più nell’ordine delle credenze medioevale che a quelle del metodo galileiano, è refrattaria all’indagine sperimentale.

Del resto, gli stessi “scienziati” si sono apprestati di buon grado al ruolo di braccio secolare, laico, della Nuova Chiesa. Non sapendo nulla di nulla hanno detto di tutto; al chierico l’incarico di pescare tra questo “tutto” le cose più utili al servizio divino da codificare in articoli di fede. Se manca la mascherina, peccato maggiore, si può utilizzare una sciarpa o un foulard, purché il volto sia parzialmente coperto, ricadendo così in un peccato minore. Una delle ossessioni del burocrate è la gerarchia. Vivendo in un mondo, quello dell’Amministrazione, dove la gerarchia è onnipresente e onnipervasiva, il burocrate concepisce il mondo e i rapporti personali come una sequela di rapporti e attività gerarchicamente ordinate. Al fondo c’è il suddito o fedele, poco sopra di lui, ma già con briciole di potere santo, il proletariato della burocrazia e su su a salire l’Altissimo, lo Stato.

In mezzo ci sono i capo ufficio, i Capi Ripartizione, figure mitologiche dell’Amministrazione Pubblica, i Direttori e i Presidenti. Il burocrate non concepisce, psichicamente, altro modo di essere che quello della dipendenza. Dipendenza da un ordine superiore che non deve essere giustificata da niente perché si auto giustifica ma che rassicura e assicura un pezzetto di potere (e di godimento legato al potere).

Tutto viene deciso da un concilio di “tecnici” e “scienziati”. Come i Vescovi cristiani riuniti al Concilio di Nicea (325 d.C.) per decidere sulla natura di Cristo in relazione al Padre, un manipolo di Direttori e Presidenti proveniente dai ranghi superiori dell’Amministrazione decide, sulla base di “evidenze scientifiche” (che non esistono ma che si creano ex-nihilo solo per evocazione, sotto influsso del pneuma avrebbe detto San Paolo) sulla distanza tra un ombrellone e un altro e poi tra gli ombrelloni, e i metri quadri e quelli cubi e tra i tavoli nei ristoranti e tra le persone che possono entrare insieme nelle cabine in spiaggia e sui caffè, ancora non è regolamentato se con se bevuti camminando o al domicilio (assolutamente vietato berlo davanti al bar, o meglio al “luogo di somministrazione” secondo la archeo lingua del legista). Lo strapotere di questo Concilio di Illuminati è tale che il Politico “si appella” al Concilio per chiedere la riapertura delle scuole a maggio (http://www.deputatipd.it/news/fase2-pd-appello-al-comitato-tecnico-riapertura-attività-educative-maggio). Una inversione di ruoli e responsabilità e una abdicazione della funzione del Politico spiegabile solo ricorrendo alla categoria della deliranza mistica, tanto più assurda (ma del resto “credo quia asburdum” o no?) in quanto per definizione il Chierico non ha responsabilità (e qui sta una parte del godimento del chierico), ricadendo queste ultime sul Politico.

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