Gli indipendentisti giuliani indicavano la strada: quella la creazione di uno Stato libero Giuliano

11 Febbraio 2021
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di Roberto Gremmo – Nella bufera di terrore del dopoguerra, fra infoibamenti e violenze dei contrapposti nazionalismi, a Trieste spaventata e nell’Istria dolorosa, gli indipendentisti giuliani indicavano una strada diversa: quella della creazione di uno Stato libero Giuliano.

Nel libro “Padania separatista” edito dalla Associazione Gilberto Oneto presieduta da Daniela Piolini abbiamo raccontato la loro vicenda. E’ la storia colpevolmente dimenticata di una formazione politica che, nel caos e fra gli eccessi degli scontri nazionalistici, ricordava la prosperità di Trieste come porto della Mitteleuropa, difendeva i diritti delle minoranze slovene e soprattutto respingeva le brame annessioniste sia dei politicanti italiani che del maresciallo Tito.

Il movimento indipendentista triestino venne brutalmente osteggiato anche con la violenza dai fanatici della “grande Italia” ma, contro tutto e a dispetto di tutti, i sui coraggiosi sostenitori riuscirono ad avere un seguito notevole nei quartieri operai e marittimi della città.Del resto, a dar loro ragione, nel trattato di pace, le Nazioni unite avevano previsto fra Italia e Jugoslavia la creazione di uno stato indipendente, il “Territorio libero di Trieste” con alla testa un governatore, con una bandiera ed un territorio da amministrare dove potevano convivere pacificamente italiani, sloveni e croati in un regime di democrazia e libertà.

Questo progetto ebbe subito un gran seguito in città, ma rimase sfortunatamente sulla carta e alla fine l’ebbe vinta Tito che slavizzò Pola e l’Istria provocando il mesto esodo di 300 mia popolani disperati. Cantarono vittoria anche i governanti di Roma che piantarono il vessillo italico sulle pietraie del Carso. Ma le tribolazioni sul confine orientale non ebbero fine.

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